Per Alessandra i messinesi in corteo si stringono ai familiari

E’ stato un “otto marzo” diverso a Messina. La morte violenta di Alessandra Musarra ha costretto tutti a fare i conti con una realtà che purtroppo è oltre ogni retorica. Il femminicidio non è che l’estrema conseguenza di una cultura dell’odio che distrugge i rapporti, che uccide le famiglie, che sconvolge le comunità.

Così è stato spontaneo stringersi nel giorno in cui la riflessione si è fatta preghiera laica: quella che ha visto uomini e donne, ragazzi e ragazze, marciare insieme per sentirsi uniti e non cedere il passo all’inevitabile senso di impotenza dinanzi alla crudeltà senza senso.

La violenza sulle donne è innanzitutto una questione culturale, e come tale investe la società tutta: i genitori, la scuola, le istituzioni, la politica. E dinanzi a questa sfida enorme, ecco che anche lo scendere in piazza ha un senso, che poi è banalmente quello di non sentirsi soli.

Molti i messinesi che hanno testimoniato con la loro presenza la volontà di continuare a lottare per la difesa dei diritti. Prima a piazza Cairoli, mano nella mano in un girotondo silenzioso che strideva coi rumori di un palco che è apparso inopportuno sotto la ruota illuminata nonostante il lutto cittadino. Poi il corteo, che ha sfilato in Via Tommaso Cannizaro, Via Cesare Battisti, Piazza Duomo per fermarsi dinanzi al Municipio.

Poche parole, molto calore umano, e un applauso unanime per salutare Alessandra. (Pal.Ma)

 

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