Sacco edilizio a Fiumedinisi: per De Luca chiesta condanna di 4 anni e 4 mesi

Chiesta condanna a quattro anni e quattro mesi di reclusione per il sindaco di Messina Cateno De Luca, imputato come ex sindaco di Fiumedinisi. La richiesta è stata avanzata dal sostituto procuratore generale Adriana Costabile oggi in Corte d’Appello nel corso del processo di secondo grado per il “sacco edilizio di Fiumedinisi”.

Alla fine della sua requisitoria il magistrato ha richiesto la condanna anche del fratello del primo cittadino, Tindaro De Luca per 3 anni e 8 mesi di reclusione, e la condanna a 2 anni e 8 mesi per l’allora presidente della Commissione edilizia del centro ionico, Benedetto Parisi.

Il procedimento per cui è sotto processo De Luca è il risultato di un’inchiesta della Procura di Messina per presunti reati commessi tra il 2004 e il 2010 all’interno di un programma di opere di riqualificazione urbanistica e incentivazione dell’occupazione, il Contratto di quartiere II, a Fiumedinisi, quando era sindaco. De Luca per questa vicenda venne anche arrestato nel giugno 2011: era accusato originariamente di tentativo di concussione, abuso d’ufficio e falso in atto pubblico. Fu assolto in primo grado dall’accusa di abuso d’ufficio e falso, e fu dichiarata prescritta la tentata concussione, perché riqualificata in induzione indebita. in primo grado con la formula “perché il fatto non sussiste”.

Oltre all’attuale sindaco di Messina Cateno De Luca, coinvolto però come ex primo cittadino del centro ionico, il processo vede imputate altre sette persone coinvolte nei fatti contestati nel 2011: il fratello Tindaro (detto Gino), il funzionario del Comune di Fiumedinisi Pietro D’Anna, il presidente della Commissione edilizia Benedetto Parisi, Giuseppe Bertino (componente della giunta municipale di Fiumedinisi), Salvatore Piccolo (giunta comunale), e infine Grazia Rasconà (vicesindaco di Fiumedinisi). Si tratta solo di una parte degli imputati del processo di primo grado, che erano in tutto diciassette.

Il sostituto Pg Costabile ha richiesto solo tre aggravamenti della pena rispetto alla sentenza di primo grado, con la riqualificazione di alcuni capi d’imputazione contestati.

 

 

 

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