Vangelo Ora: il coraggio di risorgere

di Fra Giuseppe Maggiore – Dal Vangelo secondo Luca
Il primo giorno della settimana, al mattino presto [le donne] si recarono al sepolcro, portando con sé gli aromi che avevano preparato. Trovarono che la pietra era stata rimossa dal sepolcro e, entrate, non trovarono il corpo del Signore Gesù.
Mentre si domandavano che senso avesse tutto questo, ecco due uomini presentarsi a loro in abito sfolgorante. Le donne, impaurite, tenevano il volto chinato a terra, ma quelli dissero loro: «Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risorto. Ricordatevi come vi parlò quando era ancora in Galilea e diceva: “Bisogna che il Figlio dell’uomo sia consegnato in mano ai peccatori, sia crocifisso e risorga il terzo giorno”».
Ed esse si ricordarono delle sue parole e, tornate dal sepolcro, annunciarono tutto questo agli Undici e a tutti gli altri. Erano Maria Maddalena, Giovanna e Maria madre di Giacomo. Anche le altre, che erano con loro, raccontavano queste cose agli apostoli.
Quelle parole parvero a loro come un vaneggiamento e non credevano ad esse. Pietro tuttavia si alzò, corse al sepolcro e, chinatosi, vide soltanto i teli. E tornò indietro, pieno di stupore per l’accaduto. 

Non si ode nulla, silenzio di tomba, verrebbe da dire. Anche in strada non c’è nessuno, poche le auto che circolano. Le chiese con gli altari spogli e la croce che primeggia al centro della navata, ci richiama ad un clima di silenzio iniziato ieri sera con la celebrazione della Passione del Signore. Un silenzio imbarazzante, dove tutti i pensieri negativi come la feccia, salgono e galleggiano nella nostra mente. Quella croce, ieri sera tenuta in piedi da un frate, che stringeva bene tra le mani, richiama alla mente tutti i crocifissi di oggi. Tutti in fila, andavano per adorare quel Crocifisso e baciarlo. Davanti a me si trovavano due giovani che discutevano se andare o meno per baciare quel Crocifisso, si chiedevano che senso avesse baciare un pezzo di legno. Alla fine i giovani non si sono mossi dal loro posto. Il mio primo pensiero è stato quello di imitare quei giovani. Avevo intenzione di boicottare quel gesto. In una frazione di secondi mi ho pensato ai tanti crocifissi che incontro in città, a quelli che guardo con diffidenza, con indifferenza, a quelli a cui nego un sorriso… a quelli che vivono nascosti perché resi invisibili da qualcuno. In questo aggrovigliarsi di pensieri galoppanti, ho detto fra me e me “Signore ti evito questo ulteriore tradimento”.

In quel momento mi sentivo Giuda pronto a tradirlo, Pietro pronto a rinnegarlo, Pilato che se ne lava le mani, disinteressandosi e abbandonando l’altro alla propria sorte. Nello stesso tempo, mi sono calato nel ruolo di Caifa e dei sommi sacerdoti che non esitano a puntare il dito su chi porta una novità scomoda, che disturba la nostra religiosità ipocrita, fondata su leggi e precetti e norme lontani dal Vangelo.

Ho provato a spostare il mio sguardo dal Crocifisso, ma è come se Lui proprio in quell’istante mi dicesse: “lasciami qui, perché sono innamorato di te e poco mi importa dei tuoi peccati”. Allora ho deciso di baciarlo, sussurrandogli: “Signore tu sai che ti voglio bene… perdonami Signore”. E Lui lì, instancabilmente Dio, a lasciarsi toccare da quelle labbra impure per insegnare all’umano come morire sia l’infinito del verbo amare.

“O felix culpa, quae talem ac tantum meruit habere Redemptorem, felice colpa, che meritò di avere un così grande Redentore”. Affermava Sant’Agostino.

Non possiamo fermarci al venerdì santo, non ci è permesso, non possiamo rimanere a lutto, la morte è vinta dalla vita. Quel masso davanti al sepolcro va rovesciato, va capovolto. È chiaro che non possiamo farlo da soli, è chiaro che abbiamo bisogno di aiuto, l’unico che ha la forza necessaria per sollevarci da tale impedimento è il Signore presente nei fratelli che condividono con noi il nostro cammino. La forza dell’amore vale molto di più della forza fisica, perché è con il bene che si combatte il male.

 

Quel macigno davanti al nostro cuore che a volte si trasforma in un sepolcro è tutto ciò che ci circonda e ci impedisce di essere gioiosi, felici, di vivere la vita con libertà, di viverla attaccata a Cristo. Se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove è Cristo, seduto alla destra di Dio; rivolgete il pensiero alle cose di lassù, non a quelle della terra” dice San Paolo. Spesso ci manca il coraggio di liberarci dalle catene di una morte morale, spirituale… che può condurci anche ad una morte fisica.

Ieri sono andato a trovare un amico che tanti anni fa è finito per strada per non aver accettato situazioni famigliari molto gravi. Da diversi anni abita in una grotta, che egli stesso ha sistemato, anche se rimane un luogo invivibile. Senz’acqua, senza luce, in uno stato di degrado che non ho visto neppure nella baraccopoli marocchine o nelle favelas del Brasile, un luogo dove è assente la vera dignità dell’uomo. Insieme ad un altro fratello, abbiamo cercato di convincerlo ad andare in un centro per disintossicarsi dall’alcol, abbiamo tentato di scuoterlo, di fargli capire quanto sia importante vivere. Nulla da fare, la risposta è stata da brividi: “io non la scio la mia grotta, questa è la mia vita”.

Ecco, noi a volte, siamo come questo amico mio, non vogliamo lasciare i nostri sepolcri che ci impediscono di spiccare il volo, credendo che vivere sia adagiarsi e stare tranquilli e indisturbati. Non abbiamo il coraggio di rotolare quel masso perché non abbiamo fiducia né in noi, né negli altri e di conseguenza neanche di Dio. Preferiamo grotte buie, dove regnano le tenebre e un silenzio che ci porta alla morte. Il silenzio del sabato santo annunzia la Vita, quella vera.

Alziamoci, usciamo dalle nostre convinzioni che ci limitano nelle relazioni. Usciamo dalle nostre paure, dalle ipocrisie, dall’orgoglio, dalle chiusure.

Che brutto spettacolo stanno offrendo i politici di oggi a noi tutti e in particolare ai giovani. Da una parte ci sono coloro che sono ancorati al potere e dettano legge disumane promettendo chimere, dall’altra c’è chi dichiara “la democrazia siamo noi” ma neanche loro stanno da parte dell’uomo. Facciamo rotolare questo masso che ci opprime e dialoghiamo cercando soluzioni comuni per il bene del prossimo, sarebbe un bell’insegnamento per le nuove generazioni.

Ieri sera Papa Francesco, nella Via Crucis al Colosseo, ha parlato di porte chiuse a causa della paura e dei cuori blindati dai calcoli politici.

È triste pensare che tanti cattolici stanno dietro a chi sta rinnegando i veri valori del Vangelo!

Noi pensiamo che vivere, sia allontanare colui che mi può infastidire e disturbare la mia quiete apparente. Crediamo che alzare muri, emanare e seguire decreti che vanno contro i diritti dell’uomo, ci assicuri la vera vita. Pensiamo che vivere sia rifugiarsi nel potere grande o piccolo che sia, rifugiarsi nel denaro procurato con disonestà. Penso al potere mafioso, a certe logiche politiche e anche clericali che per il dio quattrino si rinnega facilmente il Dio trino.

Rifugiarsi nel divertimento eccessivo, nelle droghe, nel computer, nel gioco di azzardo che sta causando seri danni alla famiglia, non è certamente saper vivere. Non serve fare tante cose per tenere impegnata la mente…per non pensare a ciò che veramente è giusto fare, spesso si fa ciò che vogliono gli altri per sentirsi uguali o migliori.

Siamo convinti che questa è vita? No. Questa è morte. Chi vive così è un cadavere ambulante, vive perché ha ancora un cuore che batte, un respiro che fa muovere i polmoni, delle gambe per camminare, un cervello per pensare, delle mani per fare cose. Ma può mancare l’anima. Anche se il corpo è vivo l’anima può essere morta. Questa è una vita senza Dio, senza senso, senza fede, senza preghiera, senza carità, senza un vero punto di riferimento… senza Cristo.

Risorgere è saper essere veri cristiani oggi e domani e sempre, pur riconoscendosi peccatori. Risorgere è avere gli stessi sentimenti di Cristo. Risorgere è capovolgere i macigni che non ti rendono umano. Risorgere è tornare a vivere da uomo vero ancorato a Cristo.

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