E’ un messinese Miss Drag Queen Sicilia 2019, l’arte del trasformismo per le libertà civili

di Palmira Mancuso – Occhi chiari e un corpo mozzafiato. Lontani i tempi delle “Sorelle Bandiera”, Miss Drag Queen Sicilia 2019, è uno splendido messinese, filippino di seconda generazione, che tra poco compirà 18 anni. Sarà lui a rappresentare la nostra regione alla finale nazionale di Miss Drag Queen Italia che si svolgerà a Torre del Lago l’1 e 2 agosto.

Il trasformismo come strumento di emancipazione, contro ogni pregiudizio e soprattutto con la chiave dell’ironia per smontare il “potere del sesso” che senza libertà è usato spesso per sottomettere, controllare, barattare, punire, ricattare.

Kimera (riveliamo solo il nome artistico) rappresenta il frutto di un percorso iniziato quando aspirare ad essere accettati come drag queen era davvero una sfida pericolosa: come ha testimoniato “La Divina”, che nella Calabria di mezzo secolo fa è stata pioniere di una lotta non violenta per i diritti civili che passano anche dalla leggerezza di uno spettacolo luccicoso e civettuolo.

Passo dopo passo la comunità Lgbti+ dello Stretto è cresciuta, creando uno spazio di partecipazione soprattutto per i più giovani, come mostrano i numeri delle serate “etero friendly” (come le definisce scherzando “Lady Aisi”, ottima presentatrice dell’evento)  e la presenza dei giovani aspiranti drag che hanno trovato generosa accoglienza tra chi li ha preceduti con ben altre difficoltà legate a pregiudizi e chiusure che questi tempi sembrano far preludere nuovamente.

Merito soprattutto del grande lavoro da manager di “Doretta Queen”, il bellissimo Salvatore Piromalli, che con i suoi trasformismi, la professionalità e la “disciplina” ha dato forza al gruppo delle “Portinaie” portando in giro per piccoli e grandi paesi, feste private e feste di piazza, un messaggio di pace e di convivialità oltre ogni bigottismo.

Insomma dietro le ore di trucco di una Drag Queen ci sono scelte, coraggio, amore per se, rispetto del genere (in quanto umano): un buon motivo per dire che anche nello Stretto, tra Messina e Reggio, esistono occasioni per respirare quella libertà che altrove non è affatto scontata. E finchè in un piccolo paese di provincia ci sarà anche solo un giovane costretto a giustificare la propria sessualità, a nascondersi con la famiglia, a sentirsi rifiutato o giudicato, abbiamo il dovere di dare voce e spazio a tutte le manifestazioni compreso il Pride (l’8 giugno per la prima volta a Messina). Non sminuiamo la portata politica di una sfilata chiedendoci “che bisogno c’è di una carnevalata” perchè l’arte se non provoca non produce cambiamenti. E le Drag Queen ne sono un bell’esempio.

 

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