Cala il sipario sul Teatro Clan Off con la prima nazionale “Il rasoio di Occam”, prodotto dal Clan degli Attori, in scena l’11 e il 12 maggio

Una nuova produzione del Clan degli Attori, per salutare un pubblico attento e affezionato che ha impreziosito la terza intensa stagione al Clan Off. Debutterà sabato 11 maggio, con repliche alle 18.30 ed alle 21.30 e sarà in scena anche domenica 12 maggio, alle 18.30
“Il rasoio di Occam”, in prima nazionale, tredicesimo ed ultimo appuntamento della Stagione. Il testo è frutto dell’incontro drammaturgico tra Giusi Arimatea e Giovanni Maria Currò che dello spettacolo cura anche la regia. In scena tre uomini – gli attori Alessio Bonaffini, Tino Calabrò, Mauro Failla – alle prese con una realtà sempre sul punto di travolgerli. Tra le note delle ultime hit del momento a dimenarsi inconsapevolmente tra ciò che sembra e ciò che realmente è. Ad accompagnare la narrazione le voci di Antonio Alveario, Ivan Giambirtone ed Elisabeth Agrillo, scenografie e scenotecnica di Franco Currò, aiuto regia Giusi Arimatea, costumi di Liliana Pispisa, audio e suoni Carmelo Galletta, grafica di Cinzia Muscolino, editing video Fabio Cacia, foto di scena di Giuseppe Contarini, produzione Clan degli Attori. Dalla radio arrivano anche al Sud i fatti che il 9 maggio 1978 segnarono l’Italia. E nel palcoscenico della grande storia si innesta quella infinitamente piccola di tre uomini, ciascuno con un passato da dimenticare e un futuro ancora da scrivere. Tutto quanto direttamente o trasversalmente li investe necessita una spiegazione. La teoria del rasoio di Occam – principio metodologico enunciato dal monaco inglese Guglielmo di Occam che si riassume brevemente in questo: a parità di elementi la soluzione di un problema è quella più semplice e ragionevole – propenderebbe per quella più semplice.

«Con “Il rasoio di Occam” opera prima di Giusi Arimatea scritta insieme a Giovanni Maria Currò, in scena in prima nazionale proprio questo fine settimana, si chiude la Stagione Teatrale #r-esistenze – spiega Mauro Failla, direttore artistico del Clan Off insieme a Currò – una stagione intensa, dal bilancio estremamente positivo. Un anno fruttuoso, caratterizzato anche dalla produzione de “La città abbandonata” di Italo Calvino, nato come spettacolo di Teatro ragazzi che ha creato grandi entusiasmi ed ha fortemente coinvolto non solo i più piccoli. Un anno pieno di appuntamenti e di grandi soddisfazioni. Un programma che ha raccolto i gusti di un pubblico sempre più interessato ed attento: più di duemila presenze per una stagione di teatro che ha coinvolto in maniera attiva gli spettatori, avvicinando nuove fasce di pubblico, con un significativo incremento anche di chi ha deciso di abbonarsi; e ancora bambini, tanti giovani e tanti meno giovani, parte attiva di una città che sente il bisogno di vivere una temperie culturale fervente ed estremamente viva. Con emozione e trepidazione ci apprestiamo a vivere quest’ultimo appuntamento di Stagione per poi lasciare spazio a una riflessione sulle future strade da percorrere per essere sempre più attivi e presenti sul territorio».

Note al testo

Degli anni Settanta, noi custodiamo ricordi frammentari. Eravamo ancora bambini, eppure a quegli anni ci sentiamo intimamente, talora malinconicamente, legati.  I tre personaggi protagonisti della storia sono lieti strascichi della nostra memoria. Occupavano chissà quale anfratto della mente e inaspettatamente hanno preso vita. A ognuno avremmo potuto dare un paio di nomi. Persone che hanno affollato la nostra infanzia. Ricordi personali e comuni. Interessati alle loro anime, abbiamo lasciato si costruissero sulla carta, parola dopo parola, passo dopo passo. E abbiamo preteso che non lo facessero in un giorno qualunque. Il 9 maggio 1978 svela il cadavere di Aldo Moro in via Caetani, nella Renault 4 rossa che diventò il simbolo degli anni di piombo. Una morte eccellente a catalizzare l’attenzione di un’Italia intera.  Ed è grazie alla radio che la cronaca nazionale irrompe in un tipico salone da barba del Sud, ove la grande storia per qualche ora si mescola a quella infinitamente piccola di tre uomini alle prese con una quotidianità all’apparenza tranquilla e acque interiori sempre sul punto di travolgerli. Tra le note delle ultime hit del momento, contraltare alle disarmonie dell’esistenza, inconsapevolmente ci si dimena tra ciò che sembra e ciò che realmente è. A quanto pare braccati, eppure liberi per la prima volta di essere.
Ognuno ha un passato da dimenticare e un futuro in parte da scrivere. Tutti parimenti distanti da quel mare che è a un passo, inafferrabile fantasma della vita e limes innanzi al quale arrendersi.  L’isolamento che per taluni vuol dire salvezza per altri è una trappola. E lì mette radici e prospera la frustrazione. Lì sfumano i confini della grande storia e rimane l’uomo, un mondo in miniatura. Unico ponte possibile tra gli individui la parola, atto politico per eccellenza, arredo dei luoghi disabitati dell’anima. Tutto quanto, in una mattina qualunque, direttamente o trasversalmente investe i tre uomini necessita allora una spiegazione. La teoria del rasoio di Occam propenderebbe per quella più semplice.

Giusi Arimatea e Giovanni Maria Currò

Note di regia

Avevo in mente tre personaggi. Ho chiesto a Giusi Arimatea di immaginare una storia entro cui dar loro vita e il giorno dopo ho ricevuto quel testo sul quale abbiamo lavorato nei mesi successivi e che poi è diventato “Il rasoio di Occam”.  L’intento era quello di sfiorare appena la realtà degli anni e Settanta, piuttosto addentrarci nella psiche di tre diversi individui. Crediamo fortemente nell’incontro con l’altro e nella comunicazione che accorci significativamente le distanze, rendendo tutti un po’ meno soli. Abbiamo così tracciato coordinate ben precise della personalità di ciascuno, quindi li abbiamo gradatamente messi in relazione. Certo è che andava indagato a fondo l’animo di ciascun personaggio e a ciò ci siamo dedicati, noi e gli attori, durante una lunga e imprescindibile fase di studio della drammaturgia. L’idea che stava alla base, prima che Giusi Arimatea ci lavorasse per il teatro, aveva il medesimo taglio cinematografico al quale mi sono ispirato a livello registico. Scene, luci, costumi e musiche sono state infatti concepite sulla scorta dell’idea di teatro che avevo in mente per questo spettacolo. Non so se può dirsi una sfida portare un po’ di cinema a teatro, ma “Il rasoio di Occam” nasce e cresce entro i margini di questa sfida e non avrei potuto consegnarlo in altra maniera.

Giovanni Maria Currò 

Il rasoio di Occam

Sabato 11 maggio, ore 18.30 e 21.30

Domenica 12 maggio, ore 18.30

 

PRIMA NAZIONALE

di Giusi Arimatea e G.M. Currò

con Alessio Bonaffini, Tino Calabrò e Mauro Failla

voci di Antonio Alveario, Ivan Giambirtone ed Elisabeth Agrillo

scenografie e scenotecnica Franco Currò

aiuto regia Giusi Arimatea

costumi Liliana Pispisa

audio e suoni Carmelo Galletta

grafica Cinzia Muscolino

editing video Fabio Cacia

foto di scena Giuseppe Contarini

ufficio stampa Elisabetta Reale

regia Giovanni Maria Currò

Una produzione CLAN DEGLI ATTORI

Clan Off Teatro via Trento 4 Messina

Per informazioni e prenotazioni

chiamare al 388 811.06.18

oppure visitare il sito internet

www.clandegliattori.it

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