Ergastolo annullato in appello a Messina: primo caso in Italia, l’imputato “non cosciente” al processo

E’ la prima volta che succede in Italia: una sentenza che annulla una condanna all’ergastolo in base ad una legge del 2017. La Corte di Assise di appello di Messina ha deciso di non doversi procedere nei confronti dei Giovanni Vinci, accusato di omicidio, perché non può partecipare coscientemente al processo.

Vinci era accusato dell’omicidio volontario di Stefano Marchese, ucciso il 18 febbraio 2005 nel quartiere Annunziata di Messina ed era stato condannato in primo grado al massimo della pena. Di lui avevano parlato anche alcuni pentiti, accusandolo di essere il mandante dell’omicidio per motivi di supremazia criminale nel territorio.

Il suo difensore, l’avvocato Giovambattista Freni, proponendo appello ha sostenuto che Vinci non poteva partecipare coscientemente al processo e che in base alla nuova legge del giugno 2017 la Corte doveva pronunziare sentenza di non luogo a procedere. La corte, dopo aver disposto una perizia, ha aderito alla richiesta del legale ed ha annullato la precedente condanna all’ergastolo.

«E’ la prima volta che viene applicata questa norma in Italia – afferma il legale – Non si tratta di infermità mentale dell’imputato tanto vero che non è stata applicata misura di sicurezza ma di incapacità di partecipare coscientemente al processo per una sopravvenuta malattia anche se non di tipo psichiatrico».

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