Migrantes di Messina con Tornesi al convegno regionale per le Migrazioni

La compassione, l’amore e la gioia sono i sentimenti che interpellano le Chiese di Sicilia in questo primo incontro di formazione nella consapevolezza che siamo tutti fratelli e figli di Dio, pur nella diversità. Non si tratta di buonismo ad ogni costo ma di sentimenti che derivano da prossimità, vicinanza e conoscenza reale, al di là dei racconti che spesso vengono veicolati da chi invece parla e vive per “sentito dire”. E’ il tentativo di realizzare il Vangelo della carità e della gioia nella concretezza della vita”. Con queste parole Mario Affronti, direttore dell’Ufficio regionale per le Migrazioni delle Conferenza episcopale siciliana, ha aperto la due giorni di formazioni che si svolge ad Enna.

Il tema di riflessione scelto è una frase del card. Giultiero Bassetti, presidente della Conferenza Episcopale Italiana“Nel diritto a viaggiare c’è un diritto ad esistere cercando la felicità”.

Siamo consapevoli della grande distanza tra la rappresentazione delle migrazioni e la realtà, con la sua evidenza statistica. Si stenta a capire, anche tra i cristiani – ha detto Affronti –, che le parole d’ordine del fenomeno non sono ‘crisi migratoria e panico morale’ ma ‘strutturalità e necessarietà’. Abbiamo bisogno di ritrovare la vera dimensione profetica e di segno dei tempi delle migrazioni oggi in Italia e nella nostra isola, laddove prevale la paura e laddove le migrazioni sono vissute come un problema piuttosto che come un’opportunità. Abbiamo bisogno – ha concluso – di essere aiutati a saper leggere la realtà del nostro mondo alla luce della parole di Gesù, via, verità e vita”.

Nel corso del primo giorno, Simone Varisco ha presentato i dati del recente Rapporto Caritas/Migrantes sull’immigrazione 2018-2019, giunto alla XXVII edizione. Ha proposto uno sguardo d’insieme sul fenomeno e si è soffermato sui dati relativi alla Sicilia, tracciando anche un identikit del migrante che si ferma nell’Isola. Il suo intervento ha permesso ai direttori delle diciotto diocesi siciliane una riflessione arricchita dai dati reali e concreti.

L’intervento di Carlo Stasolla ha permesso una conoscenza più diretta di Rom e Sinti, intanto attraverso un excursus storico che ha messo in evidenza il loro essere “popolazione forse vittima più di qualunque altra delle nostre prevenzioni e di sentimenti di vera e propria xenofobia”. Una conoscenza necessaria senza la quale non è possibile pensare ad una adeguata pastorale di annuncio del Vangelo.

Rifugio e dignità sono le coordinate entro le quali si è mossa Cristina Molfetta parlando dell’asilo in Europa ed in Italia. Ha presentato, in anteprima, alcuni dei dati reali e aggiornati rispetto al fenomeno che risultano decisamente differenti da quelli comunemente diffusi dai media e differenti anche da quelli percepiti dalla gente. Numerosi gli interventi dei partecipanti che hanno permesso di approfondire il tema e le modalità di accoglienza, sia di quella proposta dallo Stato e le istituzioni, sia di quella che dovrebbe essere ed è proposta e realizzata dalla Chiesa.

Il messinese Santino Tornesi ha parlato di mobilità umana in Sicilia, terra di emigrazione e terra di approdo. Il suo intervento non ha fornito solo numeri, luoghi e dati, ma anche e soprattutto ha permesso un’analisi delle attività presenti nel nostro territorio: ricchezze, risultati ed esperienze concrete messe in atto nelle diciotto diocesi dell’Isola da un lato, difficoltà, problemi e resistenze dall’altro. Dal direttore della Migrates di Messina, l’appello a lasciarsi coinvolgere in prima persona, a conoscere le situazioni e le persone, ad impegnarsi a stare accanto, ad essere presenti, a farsi sale e lievito di cambiamento alla luce del Vangelo.

La crisi morale e politica, con una forte contrazione della dignità dei rifugiati e richiedenti asilo, ha toccato punte mai viste prima – ha detto Affronti –, mettendo in pericolo la nostra democrazia. Abbiamo bisogno di capire e di vivere insieme le difficoltà dei nostri tempi. Dobbiamo continuare a rafforzare i nostri vincoli di fraternità e di comunità per poter svolgere sempre meglio il nostro lavoro pastorale”.

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