Gli arcivescovi siciliani con la valigia, «La Sicilia sta morendo»

Nato attorno a una parrocchia di periferia di Palermo per manifestare il proprio “no” all’emigrazione forzata dei giovani senza lavoro e allo spopolamento dei quartieri e dei piccoli paesi, il Movimento delle valigie è riuscito a suscitare adesioni in ogni angolo della Sicilia, nelle aule scolastiche e universitarie e nelle sedi dei sindacati. Si è “gemellato” con la campagna “Si resti arrinesci” degli studenti, che giocano sull’antico adagio siciliano “cu nesci arrinesci” (ossia “se vai via, riesci nella vita”).

ieri è sceso in strada per un corteo senza precedenti, organizzato da don Antonio Garau, con gli arcivescovi di Palermo e Monreale in prima fila, dietro allo striscione e con le valigie di cartone in mano, con una trentina di sacerdoti che condividono il dolore delle famiglie delle loro comunità, con sindaci, esponenti politici e studenti. Insieme, in silenzio, senza colori politici, ma sotto l’unica bandiera giallo-rossa della Sicilia, hanno attraversato il centro di Palermo, dal Teatro Massimo fino alla cittadella universitaria di viale delle Scienze, passando davanti ai palazzi delle istituzioni, alla Cattedrale, al Parlamento regionale.

«La Chiesa è in marcia, perché vuole essere prossima, in linea con le indicazioni di papa Francesco – dice monsignor Corrado Lorefice, arcivescovo di Palermo –. In Sicilia cresce il turismo, abbiamo la cultura e l’arte, ma queste ricchezze non sono sorrette dalla presenza di infrastrutture che possano rendere competitivo il nostro territorio».

Il riferimento è alle enormi difficoltà della rete stradale, soprattutto nell’entroterra dell’isola, che rende non appetibili i terreni per eventuali investimenti. «Questo movimento sta trovando adesioni in altre diocesi che ospiteranno giornate di sensibilizzazione come queste. Noi, attraverso la pastorale sociale e del lavoro, stiamo mettendo insieme le migliori energie per sostenere progetti che diano opportunità concrete ai nostri giovani» aggiunge Lorefice.

Al suo fianco monsignor Michele Pennisi, che nella diocesi di Monreale ha già ospitato una manifestazione del movimento: «Come Conferenza episcopale siciliana ci siamo espressi più volte sulla necessità di trovare strumenti per creare lavoro in questa terra. Siamo andati anche in audizione all’Ars, nella commissione che si occupa dei finanziamenti europei: è inconcepibile che queste risorse non vengano spese e rischino di tornare indietro, spesso per la burocrazia. Il problema della mancanza di infrastrutture fa il resto. Non si comprende perché a Genova in un anno si possa ricostruire il ponte e in Sicilia restiamo sempre allo stesso punto, dopo quattro anni dal crollo di un viadotto, ancora l’autostrada Palermo-Catania è interrotta».

Problemi concreti condivisi dai sindacati e dagli studenti. «Siamo uniti e compatti in una marcia silenziosa perché con le parole abbiamo terminato – dice Ludovica Di Prima, studentessa del liceo classico Umberto I di Palermo, tra le promotrici della campagna – ‘Si resti arrinesci’ è l’urlo di chi vuol rimanere nella propria amata Sicilia e non vuol esser costretto a cercar altrove fortuna». Arriva anche l’adesione di AnciSicilia, presieduto dal sindaco di Palermo Leoluca Orlando: «Non ci limitiamo a porre l’accento sulle criticità del sistema degli enti locali, ma mettiamo al centro la necessità di favorire lo sviluppo economico».( fonte:Alessandra Turrisi, Avvenire)

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