Vangelo Ora: un ladro misericordioso e il Dio nudo

di Fra Giuseppe Maggiore – Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, [dopo che ebbero crocifisso Gesù,] il popolo stava a vedere; i capi invece deridevano Gesù dicendo: «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto».

Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell’aceto e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». Sopra di lui c’era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei».

Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». L’altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male».

E disse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».


Chi ha visto il Re Leone ricorda la lezione che Mufasa dà al piccolo Simba riguardo all’essere Re, che pensa che chi ha in ruolo importante come quello di re, può fare ciò che vuole. Il re Leone spiega che essere re vuol dire molto di più che fare quello che si vuole: un re deve capire l’equilibrio necessario per la convivenza pacifica, rispettando tutte le creature perché tutti siamo collegati nel grande cerchio della vita. Più che comandare, si deve servire.

Oggi come cristiani celebriamo una festa stranissima: la Solennità di Gesù Cristo re dell’Universo. Non un re con una corona d’oro, ma di spine, non con uno scettro prezioso, ma una canna utile solo a percuotere l’altro, non un vestito di bisso e porpora ma un vecchio mantello che copre le nudità. Uno strano re, un re che come trono ha una croce… un re fuori da ogni cerimoniale… completamente fuori. Un re che pensa il suo regno come luogo di pace, di accoglienza… di equilibrio tra gli uomini, con la natura… perché tutti siamo collegati nel grande cerchio della vita.

La regalità di Gesù è una regalità che contraddice la nostra visione di Dio.
Perché questo Dio è più sconfitto di tutti gli sconfitti, fragile più di ogni fragilità… è un Dio nudo, nato nudo e morto nudo. Per pudore dopo il concilio di Trento l’abbiamo raffigurato coperto, ma sappiamo bene come i romani crocifiggevano i condannati a morte. Un re senza trono e senza scettro, appeso nudo ad una croce, un re che necessita di un cartello per essere identificato.
Ecco: questo è il nostro Dio, un Dio sconfitto.
Non un Dio trionfante, non un Dio onnipotente, ma un Dio debole e nudo, mostrato, sfigurato, piagato, arreso, sconfitto.

Quando si fanno le battaglie per il crocifisso nei luoghi pubblici si intende testimoniare questo Re, questo Dio, se stessi, le proprie idee o la propria sete di potere? O forse si è come quel ladrone che desidera essere salvato da Cristo imponendo la propria forza e la propria volontà?

Scendi dalla croce e ti crederemo”, poteva farlo, ma sarebbe stato inutile. Oggicome allora anche noi gli diciamo: “Stai li buono buonino e noi riempiremo le chiese, allontana gli infedeli e tutti coloro che non rispettano le nostre idee e le regole che abbiamo imposto e daremo l’8 per 1000 alla chiesa cattolica”. Con Dio non funziona così. Gesù può scegliere che messia essere, quale volto di Dio incarnare: quello di un Dio spietato che stermina i nemici, o quello che invece ama i chi lo percuote, chi lo condanna e persino chi lo uccide?

Lo capisce bene l’altro compagno di condanna, quello che con un ossimoro noi definiamo il buon ladrone, che patisce con Gesù la stessa pena e addirittura lo difende dagli attacchi dell’altro malfattore, manifestando misericordia: non vedi che anche lui è nella stessa nostra pena? Bellissima definizione di Dio. Questo ladrone che per primo “ruberà”  la felicità eterna, sta dicendo che Dio condivide le nostre pene, è dentro il nostro patire e che è crocifisso in tutti gli infiniti crocifissi della storia.

Un malfattore che dà lezioni al potere religioso e politico dicendo che quel popolo che sta inerme a guardare loro crocifissi, saranno veri discepoli nel momento in cui si sveglieranno dal sonno e useranno misericordia, riconoscendo quel Dio nudo, inerme e impotente, in ogni essere umano crocifisso dalle ideologie politiche, religiose…dal nostro egoismo e dalle nostre paure.

Cristo è un re che ha uno stile tutto suo e che ci indica un modo di vivere e di essere che contraddice il nostro “salvare noi stessi”, proponendoci di salvare gli altri per lasciarci salvare da Lui.

Se davvero amiamo il Crocifisso poniamoci una domanda: lo vogliamo davvero un Dio così? Un Dio debole che sta dalla parte dei deboli, che li accoglie e che si identifica con gli stranieri, carcerati, ammalati, assetati e affamati di giustizia, ecc.? È questo, davvero, il Dio che vogliamo? Un Dio che non esercita la legittima difesa e che non fulmina i cattivi e premia i ladri? Di quale Dio vogliamo essere discepoli? Di quale re vogliamo essere sudditi, di chi semina pace o di chi continua a urlare e diffondere odio?

Non diamo risposte affrettate, per favore, guardiamo prima per ore e ore il Crocifisso, poi usciamo in strada e andiamo dai fratelli a cui abbiamo tolto la parola, l’affetto. Andiamo da quei fratelli che emarginiamo o che denigriamo, poi se lo desideriamo, iniziamo a convertirci seriamente, sarà questa la risposta giusta. Sarà questo che ci farà Re.

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