Coronavirus: i veri “pazienti zero” e Don Ferrante

di Palmira Mancuso – Alle ore 10 arriverà a Salerno il treno preso d’assalto a Milano, e giù di li verso quel Sud già svuotato di presidi ospedalieri e con posti letto non adeguati ad una emergenza che ha mandato in crisi persino l’efficientissimo nord. Sia chiaro, non per poca professionalità dei nostri sanitari, ma dalle logiche politiche che hanno sempre pensato alla sanità come un sistema su cui ridurre gli investimenti pubblici nell’ottica di contenere spese.

Oggi però che il fuggi fuggi diventa concreto, è giusto fare qualche riflessione. Senza certamente condannare chi nella notte si e’ affrettato a partire da Milano perche’, se la calca sui treni restituisce l’immagine di una massa di irresponsabili, dietro ogni scelta ci sono motivazioni individuali e familiari anche molto diverse tra loro, compresa l’ansia per la lontananza prolungata dai propri cari.

Ancora una volta è il Governo a lasciarsi sfuggire una decisione di portata storica, consegnando il Paese all’incertezza, con l’evidente rischio di moltiplicazione di zone rosse, altri morti, altri danni economici.

Ma a scatenare la fuga di massa in Italia ci hanno pensato i veri “pazienti zero”: quelli che nel sottobosco della politica di relazione romana vivono solo per mostrarsi più informati degli altri e quindi si mettono a mandare screenshot, anticipazioni o addirittura bozze di decreti. E in questo caso sarebbe peccato di idealismo prendersela coi giornalisti, soprattutto nell’epoca dei social.

Nel nostro paesone la moneta migliore da scambiare è costituita dalle “conoscenze”, dalle “relazioni” e quindi necessariamente informazioni, retroscena e screenshot rappresentano gemme preziose per accreditarsi. O banalmente per mostrarsi più ammanicati degli altri.  Informazioni che già circolavano negli ambienti romani da giorni.

Tutto ciò mortifica per l’ennesima volta il ruolo e la dignità delle istituzioni, amplifica drammi di cui non riusciamo ancora a immaginare con chiarezza i confini e vanifica gli sforzi di quell’altra parte di Paese che sta lavorando senza sosta e a proprio rischio per salvare vite umane.

Ci sono poi i Don Ferrante, dotto e saccente personaggio dei Promessi Sposi, che strepita contro i regolamenti del Tribunale di Sanità e contro la scienza medica, per poi morire di peste.

L’unica vera profilassi, resta la responsabilità individuale. E quella ahinoi, non si compra in farmacia.

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