Covid19 a Messina: i dati inaccessibili alla stampa e il gap della comunicazione

di Palmira Mancuso – Che qualcosa non funzioni nella gestione della comunicazione e di conseguenza dell’informazione lo denunciamo dall’inizio della “presa di coscienza” che anche la nostra città era diventata zona rossa come il resto della nazione. Direttive governative uniche per tutto il territorio nazionale, che noi messinesi abbiamo cercato di comprendere e noi giornalisti di veicolare, nonostante la confusione tra gli impeti di autoritarismo del sindaco e della famosa ordinanza 60 (mai entrata in vigore e ritenuta carta straccia dal Viminale e poi dal Prefetto, salvo aver gettato nel panico commercianti e cittadini in fila a fare inutili grosse spese).

Andiamo al dunque: i dati forniti dalla protezione civile nazionale di stasera, come dichiarati dal commissario nazionale Borrelli, dicono ufficialmente che i positivi al Covid19 a Messina e provincia sono 39. Ovvero 4 in più rispetto ai 35 comunicati dalla Regione.

Una crescita esponenziale di cui noi operatori dell’informazione non possiamo dare contezza alla cittadinanza. E non si tratta di “fare nomi” ma di capire dove, come e se esistono dei focolai in città. Se ci sono strutture pubbliche chiuse per casi di Covid. E tante altre lecite domande che non trovano interlocutore.

Paghiamo lo scotto di un’Azienda Sanitaria senza ufficio stampa, di un Sindaco egodiretto che usa il Coc come studio televisivo (da cui precede le sue eventuali informazioni riservate con “pare”, “forse”, “sembra” in pasto alla cittadinanza), di una fragilità del sistema informativo locale dove malgrado i professionisti, il giornalismo non è rispettato e sostenuto per la funzione sociale che ricopre.

Per intenderci: non possiamo permetterci la corsa allo scoop. Non possiamo chiamare il direttore dell’ASP al cellulare (al quale non risponde perchè ovviamente altrove impegnato) per avere informazioni. Non possiamo chiamare il sindaco Cateno De Luca per avere notizie o aspettare di captarle dopo aver seguito un’ora di diretta come i cittadini che non hanno responsabilità di informare, e senza poter fare domande.

La questione è seria. E le conseguenze le stiamo vedendo oggi. TRENTANOVE casi ufficiali. Un numero che doveva venir fuori dal COC che avrebbe dovuto da subito mettere in collegamento Asp, Comune, Prefettura e Protezione Civile per elaborare i dati e dare ai giornalisti un messaggio unico.

Invece siamo ridotti alla frammentarietà. E l’accesso alle informazioni non è più garantito.

Ieri pubblicavo un messaggio sui social indirizzato al Sindaco: lo ripubblico sulla pagina del giornale che ho fondato e dirigo dal 2011, e che resta come sempre a disposizione della città.

“EGREGIO SIGNOR SINDACO Cateno De Luca visto che magari può esserle utile, posto che le competenze che deve avere chi si occupa di management e comunicazione della crisi sono la formazione di base in comunicazione e/o giornalismo, avere buone capacità di pianificazione, organizzazione e precisione. Le fornisco questo breve vademecum: Quali sono i più grandi rischi quando si parla di comunicazione pubblica? Quali sono gli errori che una PA non dovrebbe mai commettere in tema di comunicazione?
Autoreferenzialità, comunicare in maniera incomprensibile o eccessivamente tecnica, confondere la comunicazione istituzionale e di servizio pubblico con la comunicazione “di vetrina” della parte politica”.

 

 

 

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