L’intervista a Maurizia De Lorenzo: “Consorzio tutela Cappero di Salina prende le distanze dal Cappero delle Eolie DOP”

di Luana Spanò – Il riconoscimento DOP per il Cappero delle Eolie ha infuocato gli animi di molti produttori del Cappero di Salina, già presidio Slow Food.
Abbiamo deciso di intervistare Maurizia De Lorenzo, produttrice e trasformatrice del cappero, proprietaria dell’azienda agricola Roberto Rossello, che porta il nome del figlio prematuramente scomparso nel 2015, inseguito ad un incidente stradale; membro del Consorzio tutela del Cappero di Salina, dell’Associazione Cappero di Salina e Presidio Slow Food Cappero di Salina.

Una piacevole intervista da cui emergono profonde e antiche relazioni con due famiglie liparote, Casella e Furnari, che più di 60 anni fa si sono recate sull’isola verde, a Pollara, per impiegarsi nella produzione e raccolta del cappero. Infatti, come si evinceva dai loro racconti a me molto famigliari, già allora il grande quantitativo di capperi prodotti e spediti altrove portava il nome di Salina e delle Eolie in tutto il mondo.

Perché urge la necessità di proteggere la paternità del Cappero di Salina e distinguerlo dalle produzioni delle altre isole?

“La maggiore produzione del cappero è avvenuta da sempre sull’isola di Salina e anche in questo momento più dell80% della produzione è qui. Nell’intero arcipelago vengono prodotti circa 600 quintali di capperi, ma circa 450 quintali vengono lavorati dalle cinque aziende dellisola. Noi oltre ad avere la nostra produzione, compriamo dai produttori locali. È Pollara, frazione di Malfa, la culla del cappero, dove da 30 anni circa, non ieri, si svolge la Sagra del Cappero, manifestazione che con incontri, convegni tematici e dibattiti con personalità di spicco del mondo del cibo e dell’agricoltura ne ha sempre sancito qualità ed unicità rispetto agli altri prodotti presenti nel mediterraneo”.

Il comunicato divulgato affronta poi aspetti più tecnici che storici:

“I terreni delle Eolie non sono tutti uguali, basta guardare alle terre pomicifere di Lipari, o ai terreni fortemente ricchi di presenza sabbiosa di Stromboli, o ai terreni di Vulcano connotati da minerali non presenti in altre isole. Sette isole e moltissime differenze, le stesse che nel mondo del vino vengono esaltate e valorizzate perché creano produzioni vinicole molto diverse tra loro, infatti, non si può dire oggi che le produzioni di Malvasia realizzate nelle diverse isole siano le stesse tra di loro. La qualità indiscussa del Cappero di Salina proviene dalla ininterrotta tradizione della piantumazione per talea, cosa che non solo storicamente non era presente nelle altre isole, ma che se viene intrapresa oggi con le talee di Salina volutamente piantumate nelle altre isole al fine di giustificarne la qualità, ovviamente sarà diversa da quella centenaria catena di produttività presente nei terreni di Salina. Per queste ragioni, dopo attenti studi su qualità, produzione, e storicità del Cappero di Salina da oltre un ventennio Slow Food ne certifica l’importanza a livello mondiale inserendolo tra i loro Presidi. Ed è la stessa Comunità Europea che indica nel suo stesso documento, fra le culture per lottenimento della DOP, il Cappero Spinoso di Salina”.
Il Consorzio inoltre sostiene con forza che il disciplinare voluto e creato per l’ottenimento del marchio DOP delle Eolie, stravolge i fondamentali usi della tradizionale produzione del cappero, inserendo nello stesso artificiose novità che nulla hanno a che fare con la rituale produzione del cappero, “non sarebbe la prima volta, basti vedere l’IGP del cioccolato modicano”.
Queste sarebbero alcune delle fondamentali motivazioni che hanno portato i produttori del Cappero di Salina a non riconoscersi nella richiesta della DOP Cappero delle Eolie, “restando coraggiosamente fuori da un concetto di globalizzazione che nulla ha a che fare con le specificità e diversità territoriali, essendo priva di fondamenti che possano giustificarne appunto la creazione di una denominazione di origine protetta!”.
Per tutti questi motivi i soci della Associazione Cappero di Salina e i soci del Consorzio Tutela del Cappero di Salina che rappresentano quasi la totalità del prodotto dell’isola, comunicano che preferiranno fregiarsi del solo riconoscimento Presidio Slow Food Cappero di Salina su cui hanno investito da parecchi decenni.

Partecipa alla discussione. Commenta l'articolo su Messinaora.it