Recuperato dal mare il fucile di Giuseppe Sanò, la famiglia “adesso sappiamo come è andata”

“Nessuno ci restituirà Giuseppe, ma adesso sappiamo cosa è successo. Sono circolate diverse versioni, illazioni di ogni tipo: oggi il ritrovamento del suo fucile è servito a ricostruire la verità, aiutandoci se possibile a comprendere con la ragione un dolore che ci porteremo sempre nel cuore“.

Così la famiglia di Giuseppe Sanò, a cui è stato consegnato il fucile utilizzato per la pesca subacquea nell’immersione che è stata fatale lo scorso 11 maggio.

Ricostruita la dinamica di quanto avvenuto nello specchio di mare che lui amava tanto, a Torre Faro, punta nord del litorale messinese.



Il fucile subacqueo è stato recuperato stamattina da un pescatore, a 5 metri di profondità all’altezza della zona “Palazzo” dove ha avuto inizio l’immersione. Il caso ha voluto che il pescatore abbia incrociato una lenza arroccata a circa 30 metri di profondità: era quella spezzata dopo il colpo inferto da Giuseppe Sanò ad una cernia, rimasta incastrata nel fondale. Molto probabilmente il tempo perso a cercare di recuperare il pesce è stato troppo: nella risalita, quando era ormai a 5 metri, è sopraggiunta una sincope che ha provocato lo svenimento. Tanto che Giuseppe ha perso il fucile e la corrente lo ha trascinato in pochi minuti verso la Punta, a 500 mt dal Lanternino dove poi il suo corpo esanime è stato recuperato. (Pal.Ma)

 

 

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