Vangelo Ora: ascolta!

 di fra Giuseppe Maggiore – Dal Vangelo secondo Matteo
Quel giorno Gesù uscì di casa e sedette in riva al mare. Si radunò attorno a lui tanta folla che egli salì su una barca e si mise a sedere, mentre tutta la folla stava sulla spiaggia.
Egli parlò loro di molte cose con parabole. E disse: «Ecco, il seminatore uscì a seminare. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. Un’altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c’era molta terra; germogliò subito, perché il terreno non era profondo, ma quando spuntò il sole fu bruciata e, non avendo radici, seccò. Un’altra parte cadde sui rovi, e i rovi crebbero e la soffocarono. Un’altra parte cadde sul terreno buono e diede frutto: il cento, il sessanta, il trenta per uno. Chi ha orecchi, ascolti».
Gli si avvicinarono allora i discepoli e gli dissero: «Perché a loro parli con parabole?». Egli rispose loro: «Perché a voi è dato conoscere i misteri del regno dei cieli, ma a loro non è dato. Infatti a colui che ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a colui che non ha, sarà tolto anche quello che ha. Per questo a loro parlo con parabole: perché guardando non vedono, udendo non ascoltano e non comprendono.
Così si compie per loro la profezia di Isaìa che dice:
“Udrete, sì, ma non comprenderete,
guarderete, sì, ma non vedrete.
Perché il cuore di questo popolo è diventato insensibile,
sono diventati duri di orecchi
e hanno chiuso gli occhi,
perché non vedano con gli occhi,
non ascoltino con gli orecchi
e non comprendano con il cuore
e non si convertano e io li guarisca!”.
Beati invece i vostri occhi perché vedono e i vostri orecchi perché ascoltano. In verità io vi dico: molti profeti e molti giusti hanno desiderato vedere ciò che voi guardate, ma non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, ma non lo ascoltarono!
Voi dunque ascoltate la parabola del seminatore. Ogni volta che uno ascolta la parola del Regno e non la comprende, viene il Maligno e ruba ciò che è stato seminato nel suo cuore: questo è il seme seminato lungo la strada. Quello che è stato seminato sul terreno sassoso è colui che ascolta la Parola e l’accoglie subito con gioia, ma non ha in sé radici ed è incostante, sicché, appena giunge una tribolazione o una persecuzione a causa della Parola, egli subito viene meno. Quello seminato tra i rovi è colui che ascolta la Parola, ma la preoccupazione del mondo e la seduzione della ricchezza soffocano la Parola ed essa non dà frutto. Quello seminato sul terreno buono è colui che ascolta la Parola e la comprende; questi dà frutto e produce il cento, il sessanta, il trenta per uno»
.

Gesù esce dalla casa dove dimora con coloro che lo ascoltano, che ascoltano il Verbo che si fa carne. Esce per dimorare presso tutti.

Oggi si parla tanto di una Chiesa in uscita (che fa fatica ad uscire) Gesù ne è il modello. Egli ci insegna uscire “dalla casa, dalle nostre sicurezze e agiatezze, un po’ statiche, per salire sulla barca ed affrontare la precarietà del mare, per incontrare chi, confuso nella folla, sarà attratto da ogni gesto di amore, nel quale riconoscersi fratello, dalle parole che, partendo dall’esperienza concreta , personale, offrono, con semplicità, un significato nuovo”.(T.Frigione)

Lui, che è la Parola che riunisce le folle ci insegna a non discriminare nessuno, ma a seminare il seme della fraternità, dell’accoglienza della solidarietà… dell’amore vero e gratuito, quello che non ha pretese, che non aspetta nulla in cambio. Gesù non sceglie terreni, non scarta persone: tutti siamo campo di Dio. Gesù è il seminatore, ma è anche terra dove fare radici, è seme che vuole germogliare in noi con le opere di carità, è raccolto ogni qualvolta noi portiamo frutto.

Non possiamo identificarci in un solo terreno perché credo che nel cammino della vita a volte siamo fertili, a volte no, spesso ci sono le preoccupazioni che ci portano alla chiusura e al non ascolto ne dei fratelli e ne tanto meno di Dio. “La Parola entra e vince, nel campo, nelle difficoltà concrete della vita. La Parola è quella che Dio scrive nel nostro cuore, senza duri moralismi, è relazione con una Persona viva in noi, che dialoga in modo diverso con ognuno, suscitando la nostra verità profonda e personale, che ci fa diventare la Parola che ascoltiamo, ci crea.” (T.Frigione)

Noi siamo liberi di accettare Dio come di rifiutarlo, di non avere bisogno della sua Parola della sua vicinanza, del suo amore. Ci sono persone che non sentono il bisogno di essere di Dio. Infatti a colui che ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a colui che non ha, sarà tolto anche quello che ha. Significa che colui che ha quest’apertura al vangelo cresce nella sua conoscenza, mentre chi non sente questo bisogno, anche se conosce il vangelo a memoria, non ne ricava nessun tipo di aiuto per la sua vita.

Vi è mai capitato di vedere sui muri la scritta Dio c’è? Possiamo noi decidere o capire da soli se Dio c’è o no? E’ come uno che sta davanti ad una porta e si domanda se dietro c’è qualcuno oppure no, senza bussare. Per avere una risposta deve bussare, ma lui è tutto preso dai suoi ragionamenti, per cui non gli viene mai in mente di bussare.
Per sapere se Dio esiste, il modo più semplice è bussare, domandando a Lui: Ci sei? Esisti? Se ci sei ho piacere di conoscerti. Per questo ti prego, manifestati. Lui si manifesta nell’ascolto dell sua Parola che si fa carne in noi ogni qualvolta compiamo la sua volontà.

Ai discepoli Gesù chiede di “ascoltare” ciò che hanno già ascoltato. L’ascolto non termina mai perché è come un dono ricevuto che ha bisogno di essere accolto, interiorizzato, approfondito, fatto proprio. Nell’ascolto e nel riascolto il dono si immerge sempre più nel terreno della nostra vita per dare frutto.

L’ascolto trova situazioni diverse tra loro che non possiamo giudicare – troppo facile puntare il dito contro i sassi o i rovi – forse neppure cambiare, piuttosto è necessario prendere coscienza del dono della Parola che abbiamo indiscutibilmente ricevuto e della nostra situazione come persone e comunità perché è in quella situazione che dobbiamo dare frutto.

Nella dinamica della vita tutto può accadere ma non deve diminuire l’impegno ad ascoltare e intravedere, in ogni situazione, la possibilità di dare frutto all’ascolto. Saper ascoltare è un’arte non facile da imparare e nasce dal silenzio.

La caratteristica del buon ascolto e quella di colui che ascolta la Parola e la comprende. Comprendere dà il senso all’ascolto, e non significa capire, scoprire i significati quanto “contenere in sé, abbracciare, racchiudere”. (Treccani)

È l’atteggiamento di Maria che custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore (Lc 2,19).
 

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