È morto Stefano D’Orazio, batterista dei Pooh ed eterno ragazzo

La notizia, annunciata su Twitter dall’amico Bobo Craxi, è stata confermata da Roby Facchinetti su Facebook: “STEFANO CI HA LASCIATO! Due ore fa…era ricoverato da una settimana e per rispetto non ne avevamo mai parlato…oggi pomeriggio, dopo giorni di paura, sembrava che la situazione stesse migliorando… poi, stasera, la terribile notizia”, scrive.

“Abbiamo perso un fratello, un compagno di vita, il testimone di tanti momenti importanti, ma soprattutto, tutti noi, abbiamo perso una persona per bene, onesta prima di tutto con se stessa. Preghiamo per lui. Ciao Stefano, nostro amico per sempre…”, si legge nel post firmato insieme dagli altri componenti del gruppo, Roby Facchinetti, Red Canzian, Dodi Battaglia, Riccardo Fogli.

Stefano D’Orazio era una star, una di quelle amate veramente dal pubblico italiano, per la sua solidissima militanza nei Pooh, dietro i tamburi della batteria. Ma era anche un uomo simpatico, vitale, amante della compagnia e carico di creatività. La sua è stata una vita vissuta nella musica, fin dall’adolescenza, quando nel pieno dell’esplosione del beat, a Roma, inizia a suonare con la sua prima band, The Kings, poi con The Sunshine, poi con le esperienze teatrali al Beat 72 e nelle cantine che trasformate in club, con le comparsate al cinema.

Si, perché D’Orazio- così come si legge da Repubblica- aveva una certa disposizione ad essere “attore”, la sua “romanità” lo portava ad avere un atteggiamento teatrale naturale, era portato per la battuta, era un abilissimo raccontatore, sapeva insomma stare in scena al di la delle due doti di musicista e questo gli aveva permesso di partecipare, con comparsate e piccolissimi ruoli, a diversi film. Ma la musica restava la sua passione principale, così mentre guadagna quello che serve per comprare una batteria migliore, entra a far parte di molte altre band. I Pooh li aveva già conosciuti alla fine degli anni Sessanta, ma è nel 1971, quando Valerio Negrini decide di dedicarsi unicamente alla scrittura delle canzoni, che D’Orazio entra a far parte della band, dove suona la batteria e canta.

D’Orazio si integra immediatamente nella band di Robi Facchinetti, Dodi Battaglia e Riccardo Fogli, anzi con lui la batteria diventa un elemento centrale e spettacolare degli show della formazione. Pian piano oltre a suonare e cantare D’Orazio inizia a sfruttare le sue doti d’autore e poi, finalmente nel 1976, inizia anche a cantare dei brani da solo, prendendo sempre più spazio negli show. Vivacissimo, attento anche agli affari del gruppo, D’Orazio si occuperà anche di gestire molte delle faccende dei Pooh, compresa la storica fanzine della band, e avvierà con la First un buon lavoro come produttore discografico. Nel 2009, dopo trentotto anni di militanza nella band, D’Orazio lascia i Pooh, per dedicarsi principalmente alla sua attività di autore, nel campo dei musical, ottenendo numerosi successi, soprattutto con la versione italiana di Mamma Mia.

Ma l’amore per i Pooh lo riporta ancora con loro nel 2015 per le celebrazioni del cinquantennale, ma le sue attività nel frattempo si moltiplicano, diventa conduttore televisivo, scrittore di romanzi, di una divertente autobiografia intitolata Confesso che ho stonato, produttore teatrale, e sempre autore di canzoni, l’ultima delle quali è stata Rinascerò rinascerai con Roby Facchinetti durante la pandemia per raccogliere fondi a favore di Bergamo. Era un uomo simpatico, vitale e divertente, un musicista vivace e soprattutto uno dei “Pooh”, gruppo monumentale nella storia della canzone popolare italiana.

 

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