Bilanci “falsificati” a Palazzo Zanca dal 2009 al 2011: in appello assolti politici e funzionari

Si è concluso con 29 assoluzioni il processo d’appello sui bilanci del Comune di Messina negli anni che vanno dal 2009 al 2011. La Corte d’Appello presieduta dal giudice Francesco Tripodi, ha ribaltato la sentenza di primo grado, scagionando dalle accuse l’ex sindaco Giuseppe Buzzanca, i componenti della sua giunta, il ragioniere generale Coglitore, i funzionari e i revisori dei conti.

L’inchiesta riguardava la “falsificazione” dei bilanci atta ad evitare la dichiarazione di default: in primo grado furono 28 le condanne e sei dichiarazioni di prescrizione totale per i 34 imputati, con la sentenza emessa il 6 marzo 2019.

Ma in secondo grado le cose sono parse subito cambiate: già l’accusa in appello, con la requisitoria del sostituto di pg Adriana Costabile, aveva ridimensionato tutto sollecitando assoluzioni e prescrizioni, chiedendo però la conferma della condanna relativa al falso in bilancio del 2011(in proiezione del 2012) per i revisori dei conti Giovannio Di Leo, Carmelo Giardina, Giancarlo Panzera e Dario Zaccone. 

Anno per anno ecco cosa hanno stabilito i giudici circa i bilanci: il previsionale 2009 per la corte non era falso, quindi la formula dell’assoluzione è stata “perchè il fatto non sussiste”; per quanto riguarda gli atti successivi, a partire dal consuntivo 2009 i giudici hanno dichiarato che “il fatto non sussiste” per i dirigenti comunali, mentre “il fatto non costituisce raeato” per l’ex sindaco e la giunta, riconoscendo la corte la mancanza di dolo.

Distinta la posizione del ragioniere generale del Comune Fernando Coglitore, che oltre ad essere stato assolto per i capi d’imputazione sulla gestione di servizi in conto terzi, ha ottenuto la prescrizione.

Assolto “perchè il fatto non sussiste” anche l’ex city manager Gianfranco Scoglio (attuale sovrintendente al Teatro Vittorio Emanuele) che, nonostante avesse ottenuto la prescrizione in primo grado, aveva chiesto che la sua posizione fosse comunque riesaminata in appello.

Rigettata infine la domanda di risarcimento del danno avanzata dal Comune di Messina e da una parte civile privata, che rappresentava una lunga lista di parcelle inevase).

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