San Fratello. Caos tamponi, il biologo Dott. Bongiorno: “Situazione paradossale dovuta all’improvvisazione”

foto: Turrisi

di Salvatore Di Bartolo – A San Fratello continua a tenere banco il caso dei tamponi alterati. Lo sgradevole episodio dei test errati registrati su decine di residenti nel centro nebroideo continua, infatti, a destare parecchi dubbi sull’efficacia del sistema di tracciamento predisposto dai vertici regionali e rischia di minare la credibilità del sistema sanitario isolano. A fare notizia, questa volta, è l’interessante testimonianza del biologo Giuseppe Bongiorno, titolare di un laboratorio di analisi con esperienza quarantennale nel settore.

Il dott. Bongiorno, seppur con garbo e diplomazia, non ha esitato a manifestare tutte le sue perplessità nel corso di un’intervista radiofonica. Queste le sue parole: «Sono degli inconvenienti che dal punto di vista operativo possono capitare – ammette il dott. Bongiorno. –  Un esame può essere falsato da una malformazione del reagente, questo può succedere con qualsiasi tipo di test. Il problema è che chi lavora in questo campo sa benissimo che, se vengono eseguiti 10 tamponi e 8 risultano positivi, qualcosa evidentemente non sta funzionando. In tal caso, l’operatore si ferma, cerca di trovare l’inghippo che causa l’anomalia e, se non ci riesce, cambia reagente. È assolutamente impensabile credere che vi possa essere una realtà con una percentuale dell’80% di positivi al Covid-19 quando la media italiana si attesta attorno all’8-10%».

Sulle cause dell’accaduto il biologo sembra avere le idee molto chiare: «Secondo me è dovuto all’improvvisazione. Chi deve occuparsi di questa materia deve necessariamente possedere delle competenze specifiche, non può essere nominato all’ultimo minuto. Con tutto il rispetto per i colleghi dell’USCA, ritengo loro non avessero l’esperienza necessaria. Io stesso, quel giorno ho effettuato circa 80 test, di cui soltanto 2 risultati positivi. Per questo dico che la percentuale di positivi dei test effettuati dall’USCA era troppo alta e doveva far nascere almeno un sospetto».

Infine, il biologo svela un interessante retroscena: «A marzo i nostri sindacati avevano avanzato una proposta alla Regione Sicilia, offrendosi di “tamponare” gratuitamente tutti i siciliani. Avremmo avuto soltanto bisogno dei kit e dei dispositivi di protezione individuale. In questi mesi, le circa 450 strutture dislocate nell’intero territorio regionale avrebbero senz’altro tamponato tutti i siciliani, peraltro a costi irrisori. Tuttavia, stiamo ancora attendendo un segnale dalla Regione», questa l’amara conclusione del dott. Bongiorno.

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