Ma le varianti rendono inutili i vaccini? Approfondiamo

di Mcihele Bruno – Nel dibattito mediatico sono apparse prepotentemente, in questi giorni, ed hanno preso la scena le varianti del virus Covid 19. La preoccupazione generale è dovuta al fatto che si pensa che i vaccini attuali possano fare poco rispetto ad esse. Ma sarà effettivamente così? Inutile quindi vaccinarsi?

Andiamo per ordine: Cosa sono le varianti?

Ogni virus, non soltanto il Covid, varia, si modifica, ha delle mutazioni. Succede anche per l’influenza stagionale. Per questo motivo si fa il vaccino ogni anno. Il virus dell’influenza cambia per resistere e sopravvivere. Ogni volta che entra nell’organismo di un essere umano lo fa per riprodursi, sfruttando le potenzialità del corpo umano, e proprio durante la riproduzione possono capitare “errori genetici”, quelle che gli scienziati chiamano “mutazioni”, che però alla fine diventano un vantaggio, molto spesso, per il virus, perché così riesce ad aggirare meglio le difese immunitarie, non venendo più riconosciuto dall’organismo come il vecchio ceppo.

Accade così anche per il Covid. E’ vero che ci sono tantissime mutazioni, il Covid è un virus molto mutevole, cambia continuamente. La maggior parte sono però irrilevanti e innocue. Le più importanti sono le varianti inglese, brasiliana, e sudafricana, così definite per il luogo dove sono state riscontrate per la prima volta (ma che potrebbero anche essere apparse autonomamente altrove).

Perché sono così tanto monitorate dagli scienziati?

Perché le mutazioni di queste tre varianti influiscono su diversi aspetti rilevanti. La variante inglese ad esempio, è considerata dai virologi molto più contagiosa del vecchio ceppo, almeno per il 50% in più, e dove ha creato dei focolai, si ritiene sia destinata a soppiantare il primo ceppo.  Un report da parte dell’Istituto Superiore di Sanità ha stabilito che rappresenti ad oggi il 17,8% di casi di positivi in Italia, ma che in alcune regioni sia già al 59%.

Inoltre, anche se non ci sono evidenze scientifiche chiare, gli studiosi si chiedono se possa essere anche maggiormente letale, cioè capace di fare più morti allo stesso numero di contagi rispetto al vecchio ceppo.  Gli ultimi studi che vengono dalla Gran Bretagna, dove la prevalenza è arrivata quasi al 90%, suggeriscono un  aumentato rischio di ospedalizzazione e morte, nell’ordine del 40-60% in più, ma sono dati da confermare.

Le due varianti extraeuropee hanno poi anch’esse maggiore contagiosità, ma poi hanno una particolarità. Gli scienziati ritengono che, sebbene la inglese parrebbe soccombere in presenza degli anticorpi che si formano grazie al vaccino attuale, quindi per questa variante il vaccino funziona ancora, per le altre parrebbe essere meno efficace, o almeno può dirsi di Astrazeneca.

Il Corriere della Sera riporta, in un articolo in collaborazione con il virologo Carlo Federico Perno, “La variante sudafricana sembrerebbe avere una sensibilità minore al vaccino di Astrazeneca, tale per cui cautelativamente il Sudafrica ha sospeso le inoculazioni. Questa variante condivide alcune mutazioni con quella brasiliana, le stesse che sembrano capaci di aggirare la risposta anticorpale. Pfizer e Moderna sembrerebbero non subire allo stesso modo la variante sudafricana, anche se gli studi sono in corso”.

Ma allora è inutile fare il vaccino?

No. Intanto perché il vaccino agisce sicuramente su 2 ceppi su 4 e ci protegge per questi. Ma soprattutto perché secondo molti virologi, basterà riadattare gli attuali vaccini già usati, come Pfizer-Biontech, Moderna e Astrazeneca, per poterli usare anche contro la brasiliana e la sudafricana.

Questo perché le mutazioni che rendono il virus così contagioso e pericoloso sono quasi impercettibili ma il tanto che basta per mandare in confusione il sistema immunitario. La variazione all’interno della proteina Spike del Covid, infatti, la parte del virus che si attacca gli enzimi ACE2 dei polmoni per riprodursi, che hanno la funzione di proteggerli da agenti patogeni, ha due porzioni la S1 e la S2, quest’ultima è quella che varia.

Gli scienziati ritengono che basterà cambiare questo elemento all’interno dell’RNA messaggero introdotto nel vaccino Pfizer-Biontech e Moderna per renderlo adatto alle varianti. Forse basterà fare un terzo richiamo.

“Moderna ha già detto che sta preparando un vaccino per la variante sudafricana, ci sarà una modifica che è già disponibile. Qualcuno ha suggerito che si possano fare tre somministrazioni invece di due” ha spiegato a Il Giornale il Prof. Silvio Garattini, fondatore dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri di Milano. Lo scienziato assicura anche su AstraZeneca, vaccino non ad Rna: “Nel caso di AstraZeneca si tratta di cambiare soltanto un vettore, un adenovirus che porta l’Rna dentro le cellule. Basta cambiare l’Rna per avere risposte contro le proteine modificate”

Insomma i vaccini sono ancora validi e non servirà rifare daccapo tutte le fasi della ricerca e far approvare nuovi vaccini. Però la lotta è contro il tempo: bisogna rapidamente fare queste variazioni e vaccinare al più presto più persone possibili.

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