Processo sulla Mafia dei Nebrodi: l’Agea costituita parte civile, non ammessa Legambiente

Si è conclusa la prima udienza del processo nell’aula bunker di Gazzi scaturito dall’Operazione della direzione distrettuale antimafia, che ha scoperchiato il sistema delle truffe all’Agea su cui ruotavano gli interessi dei clan mafiosi tortoriciani.

La prima giornata del maxi processo si è conclusa soltanto intorno alle 19. Poi tutto è stato aggiornato al 23 marzo.

Il collegio dei giudici del tribunale di Patti, in trasferta, è composto dal presidente Ugo Scavuzzo e dai componenti Andrea La Spada ed Eleonora Vona. Le udienze si svolgono nell’aula bunker di Messina per il gran numero di parti. A rappresentare l’accusa ieri mattina c’erano il procuratore aggiunto Vito Di Giorgio e il sostituto della Dda Fabrizio Monaco, i magistrati che hanno curato l’inchiesta insieme ai colleghi Francesco Massara e Antonio Carchietti.

Alla sbarra 97 imputati tra boss e fiancheggiatori per truffe all’Agea che si è costituita parte civile, così come Libera Centro studi Pio La Torre e il Comune di Tortorici, tramite la commissione straordinaria che regge le sorti dell’amministrazione sciolta per infiltrazioni mafiose proprio a seguito del procedimento ispettivo seguito all’operazione Nebrodi  e che vede tra gli imputati anche il sindaco in carica all’epoca dei fatti, Emanuele Galati Sardo. Rigettata invece la richiesta di costituirsi parte civile presentata da Legambiente Sicilia.

A testimoniare anche fisicamente la loro vicinanza ad Antoci c’erano in aula bunker i parlamentari Piera Aiello, Mario Giarrusso e Nello Dipasquale, i primi due componenti della Commissione nazionale antimafia e il terzo membro di quella regionale siciliana.

Il blitz di carabinieri e Guardia di finanza e’ scattato a gennaio 2020 con 94 arresti, 48 in carcere e 46 ai domiciliari per, vario titolo associazione per delinquere di stampo mafioso, danneggiamento a seguito di incendio , uso di sigilli e strumenti contraffatti, falso, trasferimento fraudolento di valori, estorsione, truffa aggravata. Lo scorso dicembre, a conclusione dell’udienza preliminare in 97 sono stati rinviati a giudizio.   Per altri 18 il gup ha stralciato la posizione e rinviato gli atti a Catania dichiarando incompetenza per territorio di Messina. Nel frattempo hanno patteggiato la pena in quattro mentre altri 8 stanno procedendo con l’abbreviato che e’ ancora in corso.    Le indagini hanno ricostruito da un lato il nuovo assetto del clan dei Batanesi operante nella zona di Tortorici, dall’altro si sono invece concentrate sulla costola del clan dei Bontempo Scavo. E’ emersa , come contesta l’accusa, un’associazione mafiosa molto attiva, capace di rapportarsi, nel corso di riunioni tra affiliati, con organizzazioni mafiose di Catania, Enna, e il mandamento delle Madonne di cosa nostra palermitana.

 

 

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