Desaparecidos siciliani. Un viaggio senza ritorno

È un vocabolo spagnolo, ormai entrato a far parte del parlato quotidiano. Desaparecido vuol dire scomparso e, benché oggi venga usata per indicare qualcuno che non si fa vedere da tempo, la sua genesi è ben più triste. Si riferisce agli oppositori del regime dittatoriale fascista, che in Argentina spadroneggiò dal 1976 fino al 1983, e che aveva come carattere distintivo la sparizione dei dissidenti. Questi venivano prelevati dalle loro abitazioni o dai posti di lavoro e condotti in luoghi dove erano sottoposti a “regolare” tortura. Alla fine, in molti casi, c’erano i vuelos: gli oppositori del regime venivano caricati su degli aerei e “liberati” nell’oceano. Questa fu la sorte toccata a circa 30.000 oppositori del governo argentino in quegli anni.

Parlo di questo perché ho visto un interessantissimo documentario su questo argomento, “Desaparecidos”, diretto dal regista palermitano Gaetano Di Lorenzo. Il quale però ha ristretto di molto il campo del suo interesse sul tema, focalizzandolo sui desaparecidos siciliani.

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