Addio a Peppino Loteta, “ammalato di messinesitudine”

di Palmira Mancuso – Un giovane ottantenne che non ha smesso di scrivere fino al 4 giugno, quando sulla sua bacheca facebook ha postato uno dei suoi scritti con i quali continuava a tessere rapporti, attraverso quel filo di memoria indispensabile per lui che del giornalismo, delle storie, ha fatto la propria ragione di vita.

Giuseppe Loteta, siciliano di Messina, dal 1959 viveva a Roma. Laureato in giusrisprudenza, giornalista professionista dal 1962, è stato caposervizio interni e inviato del settimanale “L’Astrolabio” fondato da Ernesto Rossi e diretto da Ferruccio Parri (foto a sx). Poi condirettore di “Aut”, vicedirettore del “Diario di Venezia”. Fino al 1994 inviato e commentatore politico de “Il Messaggero” di cui negli ultimi anni criticò la linea editoriale.

Ha collaborato a diversi quotidiani e periodici. Nel 1990 ha pubblicato il suo primo libro con le Nuove edizioni del Gallo: Cuore da battaglia. Pacciardi racconta a Loteta, un libro-intervista con il vecchio leader repubblicano. Nel 1998 Fratello, mio valoroso compagno…Dall’Italia alla Spagna la vita avventurosa di Ferdinando De Rosa, socialista libertario (Marsilio).

Dal 2008, editi dalla Pungitopo: Messina 1908 (romanzo ambientato nella città dello Stretto poco prima che il terremoto la distruggesse); Romanzo messinese (racconti, 2011); Nuvole e pietre (2013); Istantanee, tra conaca e storia (profili di personaggi che appartengono alla storia del nostro Paese, 2014).

Nel 2016 uno scrigno di ricordi in Pagine Messinesi, in cui esprime il suo amore per Messina, dichiarandosi “ammalato di messinesitudine”, una condizione esistenziale comune per definiere il senso di appartenenza di alcuni alla cultura, alla storia, all’essenza del nostro territorio. Con un chiaro riferimento a Sciascia.

“Senza memoria del passato non si ha consapevolezza del presente e

si rischia di ipotecare il futuro. E questo vale per le per persone e le comunità” diceva spesso Peppino, che anche su questo giornale è stato così generoso da pubblicare suoi articoli.

Doppia tessera socialista-radicale, è stato attivo nella Lega per il Divorzio e un riferimento culturale per l’area liberale di ieri e di oggi, attento alle vicende di Più Europa di cui aveva seguito la nascita.

Un giovane ottantenne che ho visto piangere silenzioso davanti al feretro di Marco Pannella, che ho visto sorridere felice a Stromboli, l’isola in cui tornava ad essere il giovane universitario che nei primi anni 50 convinse, insieme ad altri, il rettore Gaetano Martino a “far venire l’Europa qui da noi”, creando un villaggio internazionale sull’isola che solo pochi anni prima era stata il set di Rossellini e Ingrid Bergman.

Una persona colta e gentile, un uomo d’altri tempi. A subito!

Qui una intervista realizzata nel 2016 in occasione della presentazione del suo ultimo libro:

 

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