Aumento Tari 2021, dal consiglio il terzo NO a De Luca

di Michele Bruno – 16 contrari, 10 favorevoli, 2 astenuti. E’ così che finisce quello che è un voto dalla forte valenza politica, ma di fatto con nessuna valenza amministrativa e contabile, così come spiegato dal Segretario Rossana Carrubba, quello sulla determina sindacale che dovrebbe convalidare la Tari 2021, senza l’approvazione del Consiglio Comunale.

In un clima a tratti teso, soprattutto quando l’Assessore Dafne Musolino ottiene la parola dopo che gli era stata inizialmente negata, la strategia del Sindaco De Luca sulla Tari 2021 viene nuovamente bocciata dal Consiglio. Perché?

La maggioranza palesatasi in Consiglio, contraria a questa presa d’atto, ha ritenuto, secondo l’orientamento generale espresso, che la competenza sulla Tari e sull’approvazione del Piano Economico Finanziario di Messinaservizi sia del Consiglio, e non dell’Amministrazione, che ci ha provato con una determina sindacale.

A nulla è bastata la difesa strenua della sua richiesta di voto da parte del consigliere Nello Pergolizzi, e degli altri colleghi del gruppo misto e di Forza Italia.

Una discussione che parte già viziata nei presupposti. Infatti Carrubba, su richiesta di parere del Presidente del Consiglio Comunale, Claudio Cardile, spiega che si, la discussione può essere tecnicamente realizzata, ma da essa non derivano effetti pratici. Una presa d’atto è qualcosa di automatico, che non richiede voto d’aula. E aggiunge, e ciò è ancora più dirimente, che anche la determina del Sindaco, a norma di legge, è atto viziato da incompetenza nel ruolo. La competenza di approvare il PEF è del Consiglio, al Sindaco spetta quello di predisporlo.

Insomma De Luca bocciato sin da subito dallo stesso Segretario Generale. 

Le motivazioni a favore mostrate da Pergolizzi e dalla Giunta (il Sindaco assente è rappresentato dal suo Vice Carlotta Previti), sono queste:

“bisogna assumere per mantenere lo stato attuale dei servizi, altrimenti ci saranno contrazioni di spesa in futuro” afferma Pergolizzi;

Previti invece adduce “costi di gestione imprevisti derivanti da nuove discariche che spuntano come funghi sul territorio messinese, e devono essere eliminate, la cui mancata prevsione creerebbe debiti fuori bilancio. Esiste una Direttiva europea che obbliga tutti gli Stati membri a fare in modo che i costi delle discariche siano coperti dalla  tariffa dell’ente gestore. In caso contrario si apre una procedura di infrazione”.

Sindaco assente da mesi alle discussioni in Consiglio, come ricorda Antonella Russo.

Ma è Pietro La Tona (Sicilia Futura) a rispondere a Previti nella dichiarazione di voto contrario “Un debito fuori bilancio potrebbe esserci anche con una Tari di 150 milioni e non di 54. Le discariche possono esserci sempre. la Legge infatti lo prevede e predispone che tali debiti sopravvenuti siano ripianati nell’anno successivo. Come non si sono verificati però nel 2020, non vedo perché debbano verificarsi nel 2021. Almeno che non siano creati ad hoc… In tal caso il debito deve essere riconosciuto dal Consiglio, altrimenti va in capo a chi lo ha determinato”.

Sia per Pippo Fusco (M5S) che per Massimo Rizzo, il Sindaco con la sua determina “si sostituisce ad un Giudice”. E’ il Tar che deve eventualmente esprimersi e annullare la pronuncia del Consiglio sulle delibere già votate, su un eventuale ricorso verso questa pronuncia.

Fusco spiega anche “delle due l’una, o questa determina è illegittima, o lo sono le due delibere di Consiglio. Entrambi i casi possono portare all’accertamento di un danno erariale per le casse del Comune”. 

Rizzo è ancora più chiaro “Il contribuente può chiedere l’annullamento della cartella Tari, così stabilita dal Sindaco, alla Commissione Tributaria. E non bisogna essere avvocati per capire che questo porterebbe quasi certamente alla condanna alle spese di risarcimento dell’ente. Fatevi i conti. Altro che danno erariale, sarebbe un ‘dannissimo’. Con il possibile ricorso sulle tariffe di quasi la totalità dei cittadini, stiamo preparando la strada a una marea di ricorsi con esito scontato”.

Sul rischio per la democrazia dovuto a quello che appare come “un’esautoramento del ruolo del Consiglio” si esprimono sia Rizzo, Fusco che i consiglieri PD Antonella e Alessandro Russo e Gaetano Gennaro, mentre Cristina Cannistrà (M5S) si sofferma sull’assenza di dialogo tra istituzioni “a causa delle urla di De Luca”. 

Tutti d’accordo sul fatto che il Sindaco avrebbe, con la sua scelta, deciso di non accettare democraticamente la pronuncia del Consiglio, tentando con una prova di forza di ribaltarne la decisione e sovrastarne le competenze. Ma “questa è la politica” dice Russo, “si accettano le conseguenze delle scelte politiche, scelte che competono al Consiglio, che non può limitarsi a prese d’atto amministrative e contabili”. 

Consiglieri PD che tengono anche a precisare nei loro interventi come “gli stipendi dei lavoratori il cui contratto è stato messo in dubbio sono pagati con il PEF 2020, e non con la Tari 2020, dunque la finzione di De Luca consiste nel creare dal nulla il problema per poi risolverlo sempre dal nulla”. 

Viene chiesto più volte da Carlotta Previti e da Dafne Musolino stessa che quest’ultima possa prendere la parola. Cardile si era inizialmente opposto in quanto, spiegava “Ho invitato soltanto il Sindaco oggi a presenziare, e si è presentata in sua vece Carlotta Previti. Questo perché il proponente è Pergolizzi, non la Giunta, quindi l’assessore al ramo non è tenuto a parlare”. 

Cardile non chiederà alcun parere al Segretario Generale, nonostante la richiesta di Pergolizzi. Ma deciderà di fare uno strappo alla regola a seguito della richiesta di Antonella Russo di dare parola all’Assessore. Musolino interviene non nel merito della discussione, ma ribadendo il suo diritto a parlare. A quel punto, sull’ammonimento di Cardile a parlare dell’argomento trattato e non di altro, Musolino alza il tono di voce, e Cardile decide di sospendere momentaneamente la seduta per far espellere Musolino, chiedendo addirittura l’intervento della Polizia Municipale.

Un momento di ironia è stato invece suscitato dal Consigliere Alessandro Russo, che ha paragonato Messina ad una Contea feudale, la Contea di Catenopoli, in cui comanderebbe Cateno De Luca.

La Saga di Catenopoli viene però interrotta dal Segretario Generale che, come “un giudice a Berlino” ristabilisce “l’ordine della legge”. 

 

 

 

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