Ospedale Lipari, esposto alla Procura della Repubblica. Parte la raccolta firme

di Luana  Spanò – Il Comitato spontaneo L’Ospedale di Lipari non si tocca, presenterà un esposto alla Procura della Repubblica sulla situazione critica in cui versa l’ospedale ed i servizi sanitari alle Eolie. Nel comunicato si legge: “L’equità di accesso alle cure ed i livelli essenziali di assistenza non possono essere negati a nessun cittadino italiano. Questo esposto vuole accertare la violazione di un diritto e chiedere alle Autorità cui è diretto un intervento risolutivo.

𝗧𝘂𝘁𝘁𝗶 𝗴𝗹𝗶 𝗘𝗼𝗹𝗶𝗮𝗻𝗶 (𝗿𝗲𝘀𝗶𝗱𝗲𝗻𝘁𝗶 𝗲 𝗻𝗼𝗻) 𝘀𝗼𝗻𝗼 𝗶𝗻𝘃𝗶𝘁𝗮𝘁𝗶 𝗮 𝗳𝗶𝗿𝗺𝗮𝗿𝗲 𝗽𝗿𝗲𝘀𝘀𝗼 𝗶 𝗽𝘂𝗻𝘁𝗶 𝗱𝗶 𝗿𝗮𝗰𝗰𝗼𝗹𝘁𝗮.
Per aderire e dargli così maggior forza, è necessario essere muniti di un documento di riconoscimento”.

𝗣𝗨𝗡𝗧𝗜 𝗗𝗜 𝗥𝗔𝗖𝗖𝗢𝗟𝗧𝗔 𝗘 𝗥𝗘𝗙𝗘𝗥𝗘𝗡𝗧𝗜

𝗟𝗶𝗽𝗮𝗿𝗶
Edicola Belletti
Ottica Sottile
Eurostore (via Vittorio Emanuele, complesso il Mulino)
Veterinaria Gulotta (Marina Lunga)
Merceria Miracula (Marina Lunga)
Tabaccheria Bilotta (via Garibaldi)
Cartoleria di Curzio Rosati (di fronte all’istituto Isa Conti)

𝗖𝗮𝗻𝗻𝗲𝘁𝗼

Frutta Più di Fabio Currò

𝗦𝘁𝗿𝗼𝗺𝗯𝗼𝗹𝗶
contattare Tiziana Tindara Utano: 333 292 5934

𝗙𝗶𝗹𝗶𝗰𝘂𝗱𝗶
alla Putia/tabacchino: 328 004 5973

𝗔𝗹𝗶𝗰𝘂𝗱𝗶
contattare Paola Costanzo 328 004 5973

Prossimamente verranno comunicati anche luoghi e orari dei banchetti itineranti e dei punti di raccolta firme nelle altre isole.

“Ringraziamo per la disponibilità i commercianti e tutti i cittadini che vorranno aderire e sostenere questa forma di protesta – continua il comitato”.
𝗣𝗲𝗿 𝗱𝗮𝗿𝗲 𝗹𝗮 𝗽𝗿𝗼𝗽𝗿𝗶𝗮 𝗱𝗶𝘀𝗽𝗼𝗻𝗶𝗯𝗶𝗹𝗶𝘁à del proprio negozio come punto di raccolta o come volontari per i banchetti, 𝗰𝗼𝗻𝘁𝗮𝘁𝘁𝗮𝗿𝗲 𝗚𝗶𝗼𝘃𝗮𝗻𝗻𝗮 𝗠𝗮𝗴𝗴𝗶𝗼𝗿𝗲 𝗮𝗹 𝗻𝘂𝗺𝗲𝗿𝗼 333 572 6464

𝗧𝗘𝗦𝗧𝗢 𝗗𝗘𝗟𝗟’𝗘𝗦𝗣𝗢𝗦𝗧𝗢

Alla Procura della Repubblica di Barcellona P.G.
Al Prefetto di Messina
P.c.
al Commissario Straordinario dell’ASP Messina
all’ Assessore alla Sanità
al Sindaco del Comune di Lipari
al Presidente della Commissione Sanità della Regione Sicilia

𝗗𝗮 𝗽𝗮𝗿𝗲𝗰𝗰𝗵𝗶𝗼, 𝗼𝗿𝗺𝗮𝗶, 𝗶 𝗹𝗶𝘃𝗲𝗹𝗹𝗶 𝗱𝗶 𝗮𝘀𝘀𝗶𝘀𝘁𝗲𝗻𝘇𝗮 𝘀𝗮𝗻𝗶𝘁𝗮𝗿𝗶𝗮 𝗻𝗲𝗹𝗹𝗲 𝗶𝘀𝗼𝗹𝗲 𝗘𝗼𝗹𝗶𝗲 𝘀𝗼𝗻𝗼 𝘀𝗼𝘁𝘁𝗼𝗽𝗼𝘀𝘁𝗶 𝗮 𝘂𝗻𝗮 𝗰𝗼𝘀𝘁𝗮𝗻𝘁𝗲 𝗲𝗿𝗼𝘀𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗶𝗻 𝗾𝘂𝗮𝗻𝘁𝗶tà 𝗲 𝗾𝘂𝗮𝗹𝗶𝘁à 𝗱𝗲𝗶 𝘀𝗲𝗿𝘃𝗶𝘇𝗶 𝗲𝗿𝗼𝗴𝗮𝘁𝗶. Ove, con la parola servizi, si intende non chissà quale fantascientifica prestazione medica, che potrebbe spaventare gli iperscrupolosi manager designati dalla politica, ma quel livello minimo di assistenza che contribuisce a tracciare il confine tra un territorio governato dallo Stato e la terra di nessuno.
Da anni, assistiamo impotenti a continui tagli, decurtazioni, chiusure di reparti, comunicati alla popolazione in contrito burocratese, nel nome di una sanità più economica e di un’economia più sana.
Inutile chiedersi quanto valga una vita umana. Se è lecito, corretto e morale, in un ambito così delicato, applicare criteri economici da catena di montaggio, con relativa analisi di costi e ricavi più degna, forse, di una fabbrica di trattori che di un ospedale o di un distretto sanitario.

𝗔 𝗺𝗮𝗴𝗴𝗶𝗼𝗿 𝗿𝗮𝗴𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗶𝗻 𝘂𝗻 𝘁𝗲𝗿𝗿𝗶𝘁𝗼𝗿𝗶𝗼 𝗽𝗲𝗰𝘂𝗹𝗶𝗮𝗿𝗲 𝗰𝗼𝗺𝗲 𝗶𝗹 𝗻𝗼𝘀𝘁𝗿𝗼. Dove il fortunato possessore di una qualsivoglia patologia non ha la possibilità di scegliere. Di prendere l’auto e recarsi in altro comune, per ottenere le cure che gli spettano di diritto. 𝗦𝗼𝘁𝘁𝗼𝗽𝗼𝘀𝘁𝗶 𝗱𝗮 𝘀𝗲𝗺𝗽𝗿𝗲 𝗮𝗹 𝗰𝗮𝗽𝗿𝗶𝗰𝗰𝗶𝗼 𝗱𝗲𝗶 𝗺𝗮𝗿𝗶 𝗲 𝗱𝗲𝗶 𝘃𝗲𝗻𝘁𝗶, gli eoliani incontrano difficoltà in situazioni che altrove sarebbero banali. Programmare una visita o un ricovero sulla terraferma, come sottoporsi a periodiche terapie ambulatoriali. E anche quando si riesca a effettuare il sospirato intervento o la necessaria cura, i problemi sono tutt’altro che risolti.
Perché un crescente numero di prestazioni, anche invasive, vengono ormai erogate in regime di day hospital o day surgery (senza ricovero in ospedale). Ciò significa che un comune paziente, pur ritornando alla propria abitazione, resta comunque a poca e raggiungibile distanza dal reparto in cui ha effettuato l’intervento. Mentre il paziente eoliano sarà costretto a scegliere tra un (costoso) pernottamento sulla terraferma, per ragioni di prudenza, o un rientro sull’isola, con il mare di mezzo e tutte le incognite del caso, in presenza di un’eventuale complicazione.
𝗦𝗲𝗻𝘇𝗮 𝗽𝗲𝗿 𝗾𝘂𝗲𝘀𝘁𝗼 𝘃𝗼𝗹𝗲𝗿 𝗱𝗶𝗺𝗲𝗻𝘁𝗶𝗰𝗮𝗿𝗲 𝗹’𝗲𝗻𝗼𝗿𝗺𝗲 𝗮𝗳𝗳𝗹𝘂𝘀𝘀𝗼 𝘁𝘂𝗿𝗶𝘀𝘁𝗶𝗰𝗼 nella stagione estiva, che grava su strutture sanitarie di per sé già insufficienti. Quest’anno, per esempio, pare che intorno a Ferragosto sia stato raggiunto un picco di 𝗰𝗲𝗻𝘁𝗼𝗺𝗶𝗹𝗮 𝗽𝗿𝗲𝘀𝗲𝗻𝘇𝗲. Numeri da metropoli, che pesano in maniera sproporzionata sul poco personale presente.

L’insieme di tutte le cose già dette configura quindi un quadro drammatico, ove 𝗹𝗮 𝗽𝗮𝗿𝗼𝗹𝗮 “𝗿𝗶𝘀𝗽𝗮𝗿𝗺𝗶𝗼” 𝗮𝘀𝘀𝘂𝗺𝗲 𝘂𝗻 𝘀𝗶𝗴𝗻𝗶𝗳𝗶𝗰𝗮𝘁𝗼 𝗾𝘂𝗮𝘀𝗶 𝗶𝗿𝗼𝗻𝗶𝗰𝗼, a tutto vantaggio della locuzione “interruzione di pubblico servizio” dai contorni sempre più netti.
Ma pur volendo restare nella delirante ottica del risparmio, siamo certi che i 𝗰𝗼𝗻𝘁𝗶𝗻𝘂𝗶 𝘁𝗿𝗮𝘀𝗳𝗲𝗿𝗶𝗺𝗲𝗻𝘁𝗶 𝗶𝗻 𝗲𝗹𝗶𝗰𝗼𝘁𝘁𝗲𝗿𝗼, tanto per dirne una, siano più economici rispetto all’assunzione di uno o più specialisti che, se presenti sul nostro territorio, avrebbero evitato quei trasferimenti?
A questo proposito, trattandosi di realtà siciliana e italiana, siamo costretti a ricordare anche l’ovvio. E cioè che una volta trasferito il paziente per via aerea, ammesso che il meteo lo consenta (cosa non sempre possibile) quest’ultimo resta ancora da curare. 𝗢𝘃𝘃𝗲𝗿𝗼 𝗹𝗲 𝘀𝗽𝗲𝘀𝗲 𝗱𝗶 𝘁𝗿𝗮𝘀𝗳𝗲𝗿𝗶𝗺𝗲𝗻𝘁𝗼 𝘀𝗶 𝘀𝗼𝗺𝗺𝗮𝗻𝗼 𝗮𝗹𝗹𝗲 𝗰𝗼𝗺𝘂𝗻𝗶 𝘀𝗽𝗲𝘀𝗲 𝗱𝗶 𝗰𝘂𝗿𝗮 𝗲 𝗱𝗲𝗴𝗲𝗻𝘇𝗮. 𝗗𝗼𝘃’è 𝗶𝗹 𝗿𝗶𝘀𝗽𝗮𝗿𝗺𝗶𝗼?

Per anni i più illustri esponenti della politica sanitaria siciliana ci hanno ripetuto che tagli e risparmi significava più qualità dei servizi, migliore assistenza, concentrata in centri di eccellenza. A voler guardare il panorama intorno a noi, non c’è ospedale della provincia che non abbia un qualche problema, di organico e/o strutturale.
Fossero state vere le rituali formulette che ci hanno propinato nel tempo, dovremmo avere ospedali scintillanti, anche se pochi, e servizi all’avanguardia, con personale e posti di ricovero ridondanti.
Fossero state sincere le giustificazioni che accompagnavano riduzioni e chiusure, dovremmo avere, negli ospedali più vicini, posti riservati per i pazienti eoliani.
In ottica di un’ipotetica razionalizzazione dei costi, quando si chiude un reparto in una città, quello della città accanto dovrebbe essere quantomeno raddoppiato, in personale e degenza. Se questo non avviene, 𝗶𝗻 𝗹𝘂𝗼𝗴𝗼 𝗱𝗲𝗹 𝗿𝗶𝘀𝗽𝗮𝗿𝗺𝗶𝗼 𝘀𝗶 𝘀𝘁𝗮 𝗮𝘁𝘁𝘂𝗮𝗻𝗱𝗼 𝘁𝘂𝘁𝘁’𝗮𝗹𝘁𝗿𝗮 𝗰𝗼𝘀𝗮, 𝗶𝗻𝘃𝗲𝗿𝗼 𝗹𝗮 𝗽𝗶𝘂̀ 𝗲𝗰𝗼𝗻𝗼𝗺𝗶𝗰𝗮 𝗱𝗶 𝘁𝘂𝘁𝘁𝗲, 𝗰𝗵𝗲 𝗿𝗶𝘀𝗽𝗼𝗻𝗱𝗲 𝗮𝗹 𝗻𝗼𝗺𝗲 𝗱𝗶 “𝗺𝗮𝗰𝗲𝗹𝗹𝗲𝗿𝗶𝗮 𝘀𝗼𝗰𝗶𝗮𝗹𝗲”.

Pur tuttavia, non essendo nostro compito, non è nostra volontà, né intenzione individuare colpe e incapacità di singoli e strutture. Esistono, in uno stato di diritto, ben altri organi che dovrebbero occuparsi di sorvegliare e indagare, la cosa pubblica come quella privata, in presenza di eventuali manchevolezze.
Noi, in quanto comunità di cittadini, consci dei propri diritti, primo tra i quali quello alla salute, specificatamente garantito dalla Costituzione, in questa sede 𝗰𝗶 𝗹𝗶𝗺𝗶𝘁𝗲𝗿𝗲𝗺𝗼 𝗮 𝗲𝗹𝗲𝗻𝗰𝗮𝗿𝗲, 𝗲 𝘀𝗲𝗴𝗻𝗮𝗹𝗮𝗿𝗲, 𝗾𝘂𝗲𝗶 𝘀𝗲𝗿𝘃𝗶𝘇𝗶 𝘀𝗮𝗻𝗶𝘁𝗮𝗿𝗶 (𝗱𝗲𝗹𝗹’𝗼𝘀𝗽𝗲𝗱𝗮𝗹𝗲 𝗲 𝗱𝗲𝗹 𝘁𝗲𝗿𝗿𝗶𝘁𝗼𝗿𝗶𝗼 𝗲𝗼𝗹𝗶𝗮𝗻𝗼) 𝗰𝗵𝗲 𝗰𝗶 𝘀𝗲𝗺𝗯𝗿𝗮𝗻𝗼 𝗽𝗮𝗿𝘁𝗶𝗰𝗼𝗹𝗮𝗿𝗺𝗲𝗻𝘁𝗲 𝗰𝗮𝗿𝗲𝗻𝘁𝗶.

Nella fattispecie:

𝟭) 𝗢𝗿𝘁𝗼𝗽𝗲𝗱𝗶𝗮
Attualmente, presso l’ospedale di Lipari, è distaccato un solo ortopedico, il quale per altro effettua solo servizio ambulatoriale. Dunque senza reperibilità notturna e nei festivi. Ciò a fronte delle tantissime emergenze ortopediche sul territorio, con conseguenti e costosi trasferimenti elicotteristici. Si chiede dunque che tale servizio venga potenziato sia numericamente, per far fronte a ferie o eventuali assenze, sia nella copertura oraria. Creando magari un’unità di Chirurgia e Traumatologia d’Urgenza, all’interno della quale inserire in organico gli specialisti ortopedici insieme ai chirurghi.

𝟮) 𝗔𝗻𝗲𝘀𝘁𝗲𝘀𝗶𝗮
Le necessità combinate di pronto soccorso, camera iperbarica e sala operatoria richiedono un minimo di almeno 3 anestesisti rianimatori presenti in organico. Non è verosimile rinunciare a nessuno dei servizi sopra citati. A cominciare dalla camera iperbarica, in quanto per un’eventuale patologia da immersione subacquea non è possibile trasferire il paziente in elicottero. Ancor di più per P.S. e sala operatoria che, in caso di doppia emergenza, evenienza tutt’altro che peregrina, si troverebbero a dover scegliere su quale paziente intervenire.

𝟯) 𝗣𝗲𝗿𝘀𝗼𝗻𝗮𝗹𝗲 𝗶𝗻𝗳𝗲𝗿𝗺𝗶𝗲𝗿𝗶𝘀𝘁𝗶𝗰𝗼
A fronte di un organico previsto di 65 infermieri, a questo comitato risultano in servizio meno della metà. Con tutte le conseguenze del caso in materia di riposi compensativi, turnazioni ed eventuali reperibilità, quale ad esempio quella del personale infermieristico di sala operatoria.

𝟰) 𝗙𝗮𝗿𝗺𝗮𝗰𝗶𝗮
Oltre a numerosi disservizi in materia di approvvigionamento di farmaci e presidi sanitari, risulta a questo comitato un solo dirigente farmacista attualmente in organico al servizio farmacia dell’ospedale. Logica vorrebbe quanto meno un raddoppio del personale, al fine di una più razionale distribuzione del lavoro e alla possibilità di turnazioni, ferie e riposi previsti per legge.

𝟱) 𝗣𝗿𝗼𝗻𝘁𝗼 𝗦𝗼𝗰𝗰𝗼𝗿𝘀𝗼
A fronte di 7 dirigenti medici previsti, ne risultano in servizio solo 4. Ciò in un reparto estremamente logorante per orari e prestazioni. Doveroso aggiungere che, nel periodo estivo, anche il pieno organico sembra a nostro avviso insufficiente a gestire l’aumentato numero di pazienti.

𝟲) 𝗠𝗲𝗱𝗶𝗰𝗶𝗻𝗮 𝗜𝗻𝘁𝗲𝗿𝗻𝗮
Reparto su cui grava, stante anche il depotenziamento e la chiusura di altri servizi, la maggior parte dei ricoveri dell’ospedale. Necessiterebbe dunque di ampliamento dei posti e del personale, sia medico che infermieristico, con inserimento in pianta stabile di specialisti cardiologici, a tutt’oggi presenti solo come attività ambulatoriale.
Si chiede anche che vengano finalmente attivati gli apparecchi di Holter pressorio donati al nosocomio dalla cittadinanza nel marzo 2021 e apparecchiatura per test cardiologico da sforzo. Tutti esami che attualmente, per il cittadino eoliano sono disponibili solo a pagamento o previa prenotazione (spesso con lunghe attese) in altri centri della provincia.
Non è ben chiaro inoltre, quali sviluppi avrà e di quanto supporto godrà il già operativo reparto di lungodegenza.

𝟳) 𝗖𝗵𝗶𝗿𝘂𝗿𝗴𝗶𝗮
A fronte di 4 dirigenti presenti in organico, solo 3 effettuano regolare servizio di reperibilità notturna e festiva, essendo un dirigente esentato da tale attività. Per le necessità e peculiarità del territorio sarebbe necessaria un’unità di Chirurgia e Traumatologia d’Urgenza, con opportuno organico, che sia in grado di effettuare tutti gli interventi chirurgici e ortopedici d’urgenza e un giusto livello di chirurgia d’elezione, sì da evitare che un eoliano debba recarsi sulla terraferma per una ormai banale ernia inguinale. Per la chirurgia di elezione di livello più complicato, si chiede un coordinamento con il reparto specialistico più vicino, che preveda posti di degenza riservati e percorso di prenotazione autonomo per i malati eoliani. Mentre diagnosi iniziale e successive cure post-operatorie (rimozione punti ect.) sarebbero di competenza del servizio ambulatoriale già presente all’interno del reparto di chirurgia. Altrettanto dicasi per le prestazioni endoscopiche, da effettuare presso l’ospedale e solo nei casi più estremi (pazienti con gravi fattori di rischio) da inviare presso la struttura più vicina, in stretto coordinamento con il nostro nosocomio.

𝟴) 𝗗𝗶𝗮𝗯𝗲𝘁𝗼𝗹𝗼𝗴𝗶𝗮
Pur essendoci sul territorio tantissimi malati di diabete, esiste soltanto un servizio ambulatoriale, che per altro, a quanto ci risulta, non si occupa delle patologie concomitanti (piaghe diabetiche e quant’altro). Si chiede quindi che tale servizio sia potenziato, con opportuno personale infermieristico e stretto coordinamento con altre discipline, al fine di garantire al malato una pronta e concreta risposta alle sue necessità.

𝟵) 𝗥𝗮𝗱𝗶𝗼𝗹𝗼𝗴𝗶𝗮
Dei 3 dirigenti medici presenti, soltanto due esplicano servizio di reperibilità, essendo uno esentato da tale servizio. A fronte dei 6 tecnici di radiologia prevista, ne sono presenti solo 3, di cui uno con contratto a scadenza 31 dicembre. Ricordiamo che, per le normative inerenti il rischio radiologico, in tale specialità non sarebbe possibile effettuare più di 10 reperibilità mensili o sforare il previsto monte ore. Quindi, nell’attuale situazione, si chiede al personale esistente non solo di lavorare molto più del dovuto, ma di correre un ingiustificato e ingiustificabile rischio per la propria salute. Senza, per l’ennesima volta, dimenticare che tale organico, già esiguo, nei mesi estivi è sottoposto a carichi lavorativi enormemente aumentati.

𝟭𝟬) 𝗢𝗻𝗰𝗼𝗹𝗼𝗴𝗶𝗮
Nel marzo 2021, in collaborazione con l’ospedale di Taormina, è stato attivato un ambulatorio oncologico. Tale servizio è poi stato chiuso nei mesi estivi e ad oggi non è stato riattivato. Si auspica non solo la riattivazione, ma il suo potenziamento e la possibilità per tutti i pazienti oncologici eoliani di praticare chemioterapia in loco, con assistenza medica e infermieristica, in stretto coordinamento con il reparto di oncologia più vicino.

𝟭𝟭) 𝗦𝗲𝗿𝘃𝗶𝘇𝗶𝗼 𝗮𝗺𝗯𝘂𝗹𝗮𝗻𝘇𝗮.
Più volte, specie nei mesi estivi, si è avvertita la necessità di una seconda ambulanza, in occasione di emergenze contemporanee e in luoghi distanti dell’isola. E’ evidente, altresì, il bisogno di ambulanze di minor ingombro per le isole più piccole (Stromboli, Panarea ect) dove le strade non consentono il transito di quelle standard. Corredate, si capisce, di quanto necessario e del personale opportuno.

𝟭𝟮) 𝗖𝗲𝗻𝘁𝗿𝗼 𝗱𝗶 𝗿𝗶𝗮𝗯𝗶𝗹𝗶𝘁𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗱𝗶 𝗖𝗮𝗻𝗻𝗲𝘁𝗼
Dopo lunga e travagliata esistenza (con denunzie alla magistratura per interruzione del servizio, effettuate da genitori di bimbi disabili) il Centro di riabilitazione è stato chiuso nel 2020. Ufficialmente a causa del Covid.
La funzionalità del centro non è stata ad oggi ripristinata, senza che sul punto sia mai stata fornita alcuna spiegazione o giustificazione.
Chiediamo che il centro pubblico venga ripristinato totalmente.

𝟭𝟯) 𝗥𝗲𝗽𝗮𝗿𝘁𝗼 𝗱𝗶 𝗢𝘀𝘁𝗲𝘁𝗿𝗶𝗰𝗶𝗮 𝗲 𝗴𝗶𝗻𝗲𝗰𝗼𝗹𝗼𝗴𝗶𝗮
Nascere è un atto naturale. Se, mettiamo il caso, una gestante eoliana decidesse di partorire in casa propria, nessun manager o assessore regionale potrebbe impedirglielo. Siamo quindi all’assurdo, almeno per le isole Eolie, di un parto casalingo considerato più sicuro di parto ospedaliero.
Troppe volte si è sbandierato il concetto che il parto sia sicuro solo nei centri che effettuano almeno 500 parti l’anno. Si tratta, eventualmente, di un’indicazione, tutt’al più una linea guida, che dev’essere valutata con la giusta flessibilità richiesta da un territorio peculiare per geografia e collegamenti. Senza appiattimenti di comodo.
La possibilità di attivare i punti nascita nelle aree disagiate, in deroga al limite dei 500 parti l’anno, è espressamente prevista dalla legge, ma tale deroga, per l’ospedale di Lipari, non è mai stata concessa.
Nascere è un diritto. In un luogo dove, spesso e sovente nei mesi tra ottobre e marzo, anche l’elicottero incontra difficoltà ad arrivare per le avverse condizioni meteo, le donne eoliane hanno il diritto di partorire in sicurezza. Senza essere costrette a disagi e trasferimenti parecchi mesi prima.

𝟭𝟰) 𝗦𝗲𝗿𝘃𝗶𝘇𝗶𝗼 𝗱𝗶 𝘁𝗿𝗮𝘀𝗽𝗼𝗿𝘁𝗼 𝗱𝗲𝗶 𝗿𝗲𝗽𝗲𝗿𝘁𝗶 𝗽𝗲𝗿 𝗮𝗻𝗮𝗹𝗶𝘀𝗶
Da almeno due anni, i cittadini eoliani sono costretti a recarsi a Milazzo o in altri ospedali della terraferma per trasportare personalmente i reperti per le analisi che non possono essere effettuate a Lipari (ad esempio reperti per esami istologici, prelievi per screeneng obbligatori sui neonati ecc.).
Ciò accade in quanto, non solo non vi è personale dell’ospedale addetto al servizio, ma è stato eliminato anche il trasporto tramite corriere.
Nessuna ottica di risparmio può giustificare un disagio del genere per i cittadini eoliani. Chiediamo che il servizio venga immediatamente ripristinato.

𝗖𝗼𝗺𝗲 𝘀𝗶 è 𝘃𝗶𝘀𝘁𝗼, 𝘁𝗮𝗹𝗶 𝗿𝗶𝗰𝗵𝗶𝗲𝘀𝘁𝗲 𝗻𝗼𝗻 𝘀𝗼𝗻𝗼 𝗻é 𝗮𝘀𝘀𝘂𝗿𝗱𝗲, 𝗻é 𝘀𝗽𝗿𝗼𝗽𝗼𝘀𝗶𝘁𝗮𝘁𝗲, 𝗺𝗮 𝗹𝗮 𝗻𝗮𝘁𝘂𝗿𝗮𝗹𝗲 𝗰𝗼𝗻𝘀𝗲𝗴𝘂𝗲𝗻𝘇𝗮 𝗱𝗶 𝗾𝘂𝗮𝗻𝘁𝗼 è 𝗽𝗿𝗲𝘃𝗶𝘀𝘁𝗼 𝗽𝗲𝗿 𝘁𝘂𝘁𝘁𝗶 𝗶 𝗰𝗶𝘁𝘁𝗮𝗱𝗶𝗻𝗶, 𝘀𝗲𝗻𝘇𝗮 𝗲𝗰𝗰𝗲𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗮𝗹𝗰𝘂𝗻𝗮, 𝗻𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗻𝗼𝘀𝘁𝗿𝗮 𝗖𝗼𝘀𝘁𝗶𝘁𝘂𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲.

La carenza di servizi considerati essenziali data la lontananza dalla terraferma, la mancanza di continuità nell’assistenza sanitaria, l’assenza di figure specializzate indispensabili per un servizio continuativo, mettono a repentaglio la cura e il diritto alla salute, mettendo a repentaglio le vite umane, come dimostrano i noti tragici episodi verificatisi negli ultimi anni.

𝗦𝗶 𝗰𝗵𝗶𝗲𝗱𝗲 𝗽𝗲𝗿𝘁𝗮𝗻𝘁𝗼 𝘂𝗻 𝘂𝗿𝗴𝗲𝗻𝘁𝗲 𝗶𝗻𝘁𝗲𝗿𝘃𝗲𝗻𝘁𝗼 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗲 𝗔𝘂𝘁𝗼𝗿𝗶𝘁à 𝗶𝗻 𝗶𝗻𝗱𝗶𝗿𝗶𝘇𝘇𝗼, 𝗮𝗹 𝗳𝗶𝗻𝗲 𝗱𝗶 𝗮𝗰𝗰𝗲𝗿𝘁𝗮𝗿𝗲 𝗹𝗮 𝘀𝗶𝘁𝘂𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗱𝗶 𝗰𝗿𝗶𝘁𝗶𝗰𝗶𝘁à 𝗲 𝘀𝗼𝗹𝗹𝗲𝗰𝗶𝘁𝗮𝗿𝗲 𝗽𝗿𝗼𝘃𝘃𝗲𝗱𝗶𝗺𝗲𝗻𝘁𝗶 𝗿𝗶𝘀𝗼𝗹𝘂𝘁𝗶𝘃𝗶 𝗽𝗿𝗲𝘀𝘀𝗼 𝗴𝗹𝗶 𝗘𝗻𝘁𝗶 𝗰𝗼𝗺𝗽𝗲𝘁𝗲𝗻𝘁𝗶.

 

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