Caporalato, processato a Milano l’imprenditore di origini messinesi Guglielmo Stagno d’Alcontres

Guglielmo Stagno D'Alcontres, fondatore di Straberry a processo

A darne notizia sono diversi organi di stampa nazionali e locali, tra cui il Fatto Quotidiano, La Stampa e MilanoToday.

Sarà processato il prossimo 13 luglio Guglielmo Stagno d’Alcontres, il fondatore di StraBerry, azienda ‘start up’ con serre fotovoltaiche sui terreni di Cascina Pirola a Cassina Dè Pecchi, nel milanese. L’accusa è di aver sfruttato 73 braccianti impiegati nella coltivazione di fragole, mirtilli, lamponi e more poi venduti su degli Apecar nel centro di Milano. L’azienda viene definita dagli inquirenti la più grande realtà che in Lombardia coltiva frutti di bosco, nel parco agricolo sud, a 15 chilometri dal Duomo di Milano

La decisione è stata presa dal giudice per l’udienza preliminari di Milano, Fabrizio Filice, che ha rinviato a giudizio anche altri due imputati, tra ex amministratori della società.
Ha patteggiato una sanzione pecuniaria di poco più di 70mila euro, invece, la Società agricola Cascina Pirola srl, finita sotto inchiesta in base alla legge sulla responsabilità amministrativa degli enti. E ha patteggiato 1 anno e mezzo, pena sospesa e non menzione, l’ex addetto alla sorveglianza dei braccianti. Nel procedimento per caporalato, scaturito dall’inchiesta della Guardia di finanza coordinata dal pm Grazia Colacicco, sono parti civili 34 lavoratori e Coldiretti.

L’azienda era stata sequestrata ad agosto del 2020. Secondo l’accusa, l’imprenditore di origini messinesi, insieme agli altri imputati, avrebbe minacciato e sottoposto i lavoratori, tutti di origine africana, a “condizioni di sfruttamento, approfittando del loro stato di bisogno” dal 2018. I magistrati ritengono che i braccianti venissero pagati 4 euro all’ora, anche tra le 9 e le 12 ore al giorno, per lavorare nei campi, senza servizi igienici a disposizione, e che fossero sottoposti a “metodi di sorveglianza” e insulti se parlavano, ricaricavano il telefono o bevevano acqua. Durante la pandemia  sarebbero stati anche costretti a lavorare senza le necessarie protezioni per il contagio.

L’imprenditore, rampollo di una nobile famiglia messinese, come si legge sempre nell’imputazione, si faceva chiamare “capo grande o capo grosso”. Intercettato diceva: “Con loro devi lavorare in maniera tribale”. E stabiliva, scrive il pm, come punirli “a seconda degli errori commessi”. I braccianti costretti a raccogliere almeno una trentina di cassette di fragole al giorno.

L’indagine dei finanzieri della compagnia di Gorgonzola era nata nel maggio 2020 dopo alcuni controlli di routine sulle banche dati dei lavoratori assunti.

Secondo “La Stampa”, gli investigatori si sono accorti che troppo spesso numerosi braccianti agricoli della Straberry risultavano assunti e poi, dopo un paio di giorni, cancellati. Ma il ricorso all’annullamento della prestazione lavorativa sulla banca dati era possibile solo per alcuni casi specifici, come un errore materiale nella registrazione. L’utilizzo continuo di questo strumento ha insospettito i finanzieri. E dagli accertamenti è venuto fuori che l’azienda era solita assoldare dipendenti per un paio di giorni di prova senza pagarli. Ogni volta il nuovo bracciante veniva in ogni caso registrato, in modo da comparire sempre in regola in caso di controlli, salvo poi essere cancellato al termine della prova. E in questo modo nessuno dei lavoratori, una volta allontanato dall’azienda, avrebbe potuto fare causa, perché la prestazione oltre a non essere retribuita non sarebbe stata neppure dimostrabile.

L’azienda dell’imprenditore ex Bocconi era stata premiata per due anni di fila, nel 2013 e nel 2014, con l’Oscar Green della stessa Coldiretti.

 

 

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