De Luca messo all’angolo da Cuffaro e Lombardo: Dafne Musolino lo sapeva?

di Palmira Mancuso – Mentre sui social continuano a volare stracci, la distrazione politica è servita. Così a Messina per Cateno De Luca scendono in pista consiglieri comunali e persino le Ancelle di ieri e di oggi al fine di smorzare le accuse di machismo rivoltegli dalla stessa Musolino, improvvisamente consapevole e critica perchè vittima dello stesso meccanismo di cui lei è stata il braccio legale (tutti ricordiamo i metodi dei blitz notturni e il periodo del covid, compresi gli insulti via social al ministro Lamorgese).

Ma la questione politica che dovrebbe far saltare sulla sedia i siciliani, in particolare quelli che a destra e a sinistra da decenni non fanno altro che parlare di cambiamento, è il “nuovo vecchio” corso che vede protagonisti Cuffaro e Lombardo. E sullo sfondo Schifani.

Insomma per i quarantenni siciliani  è una buona notizia: ci sembra di essere ringiovaniti vero?

Paradossalmente Cateno De Luca si è trovato davvero a voler sfidare (con metodi uguali ma con una base meno solida perchè animata soprattutto da bramosie personali e un sistema di potere ancora in costruzione) gli “originali” tanto da sembrare adesso una copia sbiadita. Ma tra loro si riconoscono: così è bastato davvero poco per Cuffaro, Lombardo e Schifani capire che se i siciliani erano ancora così ingenui da pensare che il “nuovo” fosse Cateno, allora era il tempo di tornare da dove avevano lasciato. In fondo se è stato facile per De Luca mostrarsi come novità nonostante oltre ventanni trascorsi tra le quinte del sistema politico di cui ha assorbito ogni molecola, resta facile per gli elefanti della politica siciliana presentarsi come quelli vincenti, che hanno saputo resistere, che hanno affrontato processi per mafia… ma cos’è mai questa mafia. E basta su. In campagna elettorale tutto è lecito, e come disse un giorno Franco Rinaldi congnato di Francantonio Genovese alla giornalista che lo intervistava “ma pensa che i voti si prendano sulla Luna?”.

Alzare il prezzo: questo fanno i capibastone di ieri e di oggi. E Cateno De Luca, seppur dotato di grandi risorse, non ha certo il “capitale” degli ex Governatori.

La Sicilia è sempre il laboratorio politico d’ Italia (quando si tratta del peggio ricordiamo il 61 a zero per Berlusconi e poi per il M5S): così l’alleanza tra Schifani, Cuffaro e Renzi, che per entrare in trattavia in maniera credibile ha offerto in dono il seggio senatoriale di SudChiamaNord, è la plastica dimostrazione del fallimento di ogni terzopolismo e di dove Italia Viva sia collocata.

Certo in questa fase Cateno De Luca è messo all’angolo, perchè voleva fare il burattinaio tra i burattinai, ma non aveva ancora tutti i fili e l’intemperanza “giovanile” non ha pagato. Anche la Lega gli è ormai offilimits, e Lombardo non vede l’ora di restituirgli a suon di consenso elettorale ritrovato, le violente sceneggiate di chi in diretta social lo chiamava “raffaele, raffaele”.

Nel mascariamento generale, sappiamo che in fondo Cateno De Luca può ancora puntare sul consenso degli stessi siciliani delusi dal Movimento 5 Stelle: sul terreno dell’antipolitica esiste ancora qualche sacca d’opinione.

Il dubbio sulla strategia di Dafne Musolino resta: perchè al netto della violenza verbale di queste ore, dovrebbe andare oltre alla questione “femminista”, e spiegare se ha consapevolmente scelto di mettere Cateno De Luca all’angolo.

 

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