Scandalo sanitario a Messina: sequestrati 11 Milioni di euro di fondi pubblici legati al Centro Clinico “NeMoSUD”

I Carabinieri del Comando provinciale di Messina hanno eseguito un’ordinanza applicativa di misure cautelari, personali e reali, emessa dal GIP del Tribunale di Messina, su conforme richiesta della procura della Repubblica, nei confronti di 9 indagati. Le misure sono legate a presunti delitti di peculato e corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio.  L’indagine riguarda: Alberto Fontana (fondatore centro clinico Nemo Sud), Senzio Laganga (ex direttore generale del Policlinico universitario di Messina), Giovanni Mario Melazzini (presidente Fondazione Aurora del Centro Clinico Nemo Sud), Giuseppe Pecoraro  (ex direttore generale del Policlinico universitario di Messina), Paolina Reitano (già direttore sanitario del Policlinico), Marco Restuccia Ex direttore generale del Policlinico), Giuseppe Vita  (già direttore dell’Unità di Neurologia del Policlinico), Giovanna Volo (assessore regionale alla Sanità) e Michele Vullo (ex direttore generale del Policlinico).

Le misure personali riguardano quattro degli indagati, che sono stati interdetti temporaneamente dal contrattare con la pubblica amministrazione e dall’esercitare impresa nel settore sanitario. Inoltre è stato disposto il sequestro preventivo di denaro, beni mobili e immobili per un importo complessivo di 11 milioni di euro, corrispondente ai fondi pubblici presumibilmente distratti.

L’indagine è iniziata nel 2019 su segnalazione di un medico dell’Azienda Universitaria Policlinico di Messina riguardo a presunte irregolarità nella gestione del centro clinico privato “NeMoSUD”. Le indagini, condotte dai Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Messina e coordinate dalla Procura, hanno portato a significativi elementi che suggeriscono condotte illecite.

Sembra che il centro clinico privato operasse all’interno dell’ospedale pubblico senza autorizzazione e accreditamento regionali, avvantaggiandosi di convenzioni sempre più vantaggiose stipulate con l’ente pubblico. Inoltre, dirigenti del Policlinico avrebbero esternalizzato prestazioni di neuro-riabilitazione a favore del centro privato, con addebito delle spese al Servizio Sanitario Regionale.

Un medico del Policlinico è coinvolto nell’accusa di corruzione, essendo sospettato di aver favorito il centro clinico privato in cambio di vantaggi personali, come l’incarico di direttore clinico e l’assunzione di familiari nella struttura privata.

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