
Il 26 luglio 2025 la nave Handala, parte della Freedom Flotilla, che trasportava aiuti umanitari con l’obiettivo di rompere il blocco imposto da Israele sulla Striscia di Gaza, è stata intercettata in acque internazionali, a circa 40 miglia nautiche da Gaza, dalla marina militare israeliana (IDF). A bordo si trovavano 21 persone di 12 diverse nazionalità, tra cui attivisti, giornalistə, avvocatə, parlamentari, ambientalistə e difensorə dei diritti umani.
Tra questi, il giornalista e attivista italiano Antonio Mazzeo e lo skipper barese Antonio La Piccirella. Presenti anche due parlamentari francesi, Emma Fourreau e Gabrielle Cathala.
La nave, proveniente da Siracusa e con tappa a Gallipoli per il carico di cibo, medicinali e giocattoli destinati ai bambini di Gaza, è stata abbordata con la forza, le telecamere a bordo sono state disattivate e tutte le comunicazioni interrotte dagli israeliani alle 23:43 ora locale del 26 luglio. Le forze israeliane hanno quindi preso il controllo dell’imbarcazione e condotto tutti gli attivisti e il carico in Israele, detenendoli senza contatti con l’esterno.
Le reazioni e la posizione italiana
L’arresto, avvenuto in violazione del diritto marittimo internazionale e in acque internazionali, ha suscitato forte preoccupazione in Italia e non solo. Il sindaco di Messina ha convocato una giunta d’urgenza e numerose associazioni, tra cui la CGIL locale, hanno condannato apertamente l’azione. Le forze politiche di opposizione hanno chiesto al governo Meloni e al ministro degli Esteri Antonio Tajani di intervenire con decisione per pretendere la liberazione immediata dei connazionali e di tuttə lə attivistə.
Il governo italiano, da parte sua, ha dichiarato di essere in contatto con le autorità israeliane e di aver già richiesto la tutela dei propri cittadini. La questione della Handala si inserisce in un quadro di crescente pressione internazionale su Israele affinché permetta il passaggio degli aiuti umanitari e rispetti il diritto internazionale.
Il messaggio degli attivisti
Prima che le comunicazioni venissero interrotte, l’equipaggio della Handala aveva annunciato l’intenzione di iniziare uno sciopero della fame sia per denunciare la propria detenzione che per protestare contro ciò che hanno definito il “genocidio” in corso a Gaza. Gli attivisti hanno ribadito che la loro azione era pacifica e finalizzata esclusivamente a portare aiuti concreti alla popolazione civile palestinese, stremata dalle bombe, dalla fame e dalla crisi sanitaria.
La pressione dell’opinione pubblica Italia sulla immediata liberazione di Antonio Mazzeo e tutti gli attivisti cresce di ora in ora. Amnesty International e numerose personalità pubbliche hanno richiesto un’azione urgente del governo italiano e della diplomazia europea per ottenere il rilascio, in quanto la loro detenzione è ritenuta contraria a tutte le convenzioni e norme internazionali in materia di protezione dei civili e missioni umanitarie.
Al momento, tutti i 21 attivisti restano prigionieri in Israele, privi di contatti con le famiglie e i legali, mentre la nave e il carico di aiuti sono stati sequestrati dalle autorità israeliane.