TRISCHITTA SHOW: MA CON LA STAMPA DI PALAZZO IL METODO BERLUSCONIANO NON FUNZIONA

Trischitta non è Berlusconi, se ne deve fare una ragione. E ci sono regole di buon senso e di rispetto dei ruoli, che vanno anche oltre le eventuali simpatie politiche che possono rendere fazioso il giornalista, ma mai il giornalismo.

E’ chiaro quindi che non possiamo esimerci dal prendere pubblica posizione per commentare e soprattutto divulgare il siparietto che il consigliere comunale  di Forza Italia ha inscenato, irrompendo in piena conferenza stampa per accusare il sindaco, l’addetto stampa e persino i giornalisti di boicottare la conferenza dal suo gruppo organizzata.

A prescindere dall’evidente boomerang mediatico, evidenziamo quanto accaduto per difendere la categoria, l’operato di Gisella Cicciò costretta a ricordare la discrezionalità del lavoro giornalistico (abbiamo la libertà di scegliere cosa può essere più interessante per i nostri lettori o cosa merita maggiore approfondimento) e il puntuale lavoro di Sergio Colosi all’ufficio stampa del Comune.

Lo facciamo soprattutto per i colleghi più giovani, che si stanno trovando ad intraprendere questo mestiere che, se ha perso in potere economico-contrattuale, non ha certo perso di dignità e responsabilità, pertanto va onorato e difeso da simili attacchi, frutto di un’ idea totalmente sbagliata del rapporto che esiste tra giornalismo ed esponenti della politica e dell’amministrazione.

Con lealtà, buona fede e rispetto della verità sostanziale dei fatti diciamo a Trischitta che il suo metodo è intollerabile, e che non si appelli alla libertà di espressione, perchè è piuttosto insolito che un consigliere comunale si permetta di aggredire verbalmente un consesso di giornalisti in presenza del Sindaco.

E ai giovani colleghi il consiglio di Indro Montanelli, che proprio dall’editore Berlusconi si congedò quando si affacciò l’ipotesi della “discesa in campo” con la conseguente ingerenza nella linea de “il Giornale“:  il giornalista deve tenere il potere a una distanza di sicurezza. (@Palmira Mancuso)

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