IL TERRITORIO DA SALVARE? UNA SORTA DI ARCHETIPO DELLA DEMAGOGIA MESSINESE

 

D’accordo la politica è una cosa folle. D’accordo non bisogna mai credere a chi ti promette anche il Ponte sullo Stretto. Ma come si fa a restare seri se nel corso di una riunione al Comune di Messina sui danni causati dall’alluvione il sindaco Buzzanca dichiara: “l’odierno incontro è stato quanto mai opportuno, perché consente di uscire da parecchi equivoci e di intraprendere una strada comune da percorrere nel rispetto delle leggi e della legalità. Alle nostre popolazioni – egli ha detto – dobbiamo dare le giuste informazioni nella consapevolezza che in due anni sono stati realizzati diversi interventi. Non si possono attribuire responsabilità al Governo regionale, perché la norma per i fondi è di recente formulazione. Mi auguro che le somme anticipate vengano ulteriormente implementate da nuovi fondi per la messa in sicurezza del nostro territorio”.

Eppure è lo stesso sindaco che è stato appena raggiunto da una informazione di garanzia per non aver messo in sicurezza le zone alluvionate. D’accordo forse ho un pregiudizio sul sindaco. Il territorio da salvare è una sorta di archetipo della demagogia messinese.

Io dico: o decidiamo di archiviare la faccenda colorando di grigio prati, colline, litorali o lo facciamo sul serio un piano di recupero. Dalla zona Nord a quella Sud. D’accordo la partita sulla scacchiera è complicata da infinite variabili: il fattore Mattone, l’uscita pubblica della Chiesa sul secondo Palazzo di Giustizia, la defezione della Famiglia Franza, la base di Confindustria, i Sindacati… Ecco perché dovremmo sul serio fare un referendum su che città vogliamo: Oro Grigio, Sì o No?

Qualcuno penserà: signor Gugliotta non le pare di esagerare? Il problema è che fino a quando resteremo tutti in silenzio la classe politica farà solo una pernacchia alla gente: la conflittualità che spesso qualcuno ci racconta serve solo a dare spazio agli interessi personali e visibilità gratuita a dei piccoli ometti prestati alla politica.

La politica con la P maiuscola è il sogno di realizzare il bene per tutti, grandezza… non è soltanto la gestione del quotidiano nei vari consigli d’amministrazione. La differenza tra cattiva amministrazione e buona amministrazione è che la prima utilizza soldi pubblici per interessi privati, la seconda utilizza soldi privati per interessi pubblici.

I guai di Messina sono il frutto di una cattiva interpretazione di questo concetto: un bel dibattito, quattro interventi mirati, e tutti vanno a nanna felici e contenti.

Il paradosso della politica è che fanno di tutto per non fare politica. Prima fanno a pezzi la convivenza civile, calpestando la dignità della popolazione e poi l’aggiustano mettendosi insieme per servire il popolo ferito dai guasti causati dalla cattiva amministrazione.

Senza uno straccio di riflessione sul perché si è arrivati a tanto nessuno pagherà mai le colpe per il dolore causato. E tutto finirà in una grande ammucchiata con soldi, favori, concessioni alla faccia dei messinesi. Del territorio da salvare non si parlerà più fino alla prossima tragedia, ve lo dice un rompiscatole come me. (ROBERTO GUGLIOTTA, imgpress.it)

 

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