OLTRE LA CRISI 2012: LE SCELTE CHE SERVONO AL NOSTRO TERRITORIO, SECONDO CGIL

 

“In questo momento di fortissima crisi del Paese, le esigenze del nostro territorio e del Mezzogiorno rischiano di venire sotto considerate”- spiega Lillo Oceano, segretario generale della Cgil di Messina, che ha presenziato all’iniziativa che si è svolta oggi al Royal Palace Hotel, in cui sono state diverse le riflessioni su come i provvedimenti varati dal Governo Monti ricadranno sul territorio messinese.

Oceano ha analizzato  i dati sullo stato della provincia di Messina, con il contributo degli altri presenti, in particolare di Luca Bianchi, vice direttore della SVIMEZ, economista, editorialista del Corriere del Mezzogiorno;  il direttore di Confindustria Messina, Laura Biason; Gaetano Giunta, direttore generale della Fondazione di Comunità di Messina; Giovanni Moschella, preside della Facoltà di economia dell’Università di Messina.

 “In questo momento di fortissima crisi del Paese – ha ribadito il segretario della Cgil messinese –  le esigenze del nostro territorio e del Mezzogiorno rischiano di venire sotto considerate. Il Governo Berlusconi aveva una chiara impostazione nord centrica che in questi anni ci ha gravemente penalizzato. Ora, nell’ambito del preciso mandato del governo Monti a traghettare il Paese fuori dalla crisi, ci siamo interrogati su quali siano rispetto ai nuovi scenari, le politiche e le scelte indispensabili a sollevare l’economia del nostro territorio”.

Il convegno di oggi, programmato diversi mesi fa, non poteva svilupparsi senza un momento dedicato all’alluvione che ha investito nei giorni scorsi una porzione ampia del nostro territorio provocando vittime e anche danni gravissimi alla nostra economia. In apertura, infatti,  sono state proiettate le immagini scattate da Dino Sturiale nei luoghi della tragedia.

Allarmanti i dati raccolti dall’ultimo rapporto della Svimez. La Sicilai, infatti, si attesta come una regione con oltre 325mila disoccupati nascosti, dove solo una giovane donne su 5 lavora, e dove la crisi del 2008-2010 ha bruciato 40mila posti di lavoro, di cui 17mila nell’industria.

Inoltre, dal 2004 al 2006 i cittadini meridionali hanno ricevuto l’11% di risorse in meno rispetto a quanto sarebbe stato trasferito con coerenti politiche redistributive e di sviluppo. 

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