ABORTO TERAPUTICO: DONATELLA PORETTI (RADICALI), “IL CASO DI MESSINA NON E’ ISOLATO”

 

Purtroppo la storia della signora abbandonata in ospedale ad abortire da sola in bagno senza assistenza medica e sanitaria non e’ una storia isolata. Nel corso degli anni abbiamo sentito le storie piu’ vergognose nascoste dietro al diritto dell’obiezione di coscienza alla legge 194 in particolare quando si tratta di aborto terapeutico. Un intervento piu’ difficile per la donna e anche piu’ lungo che comporta, in alcuni casi, la vera e propria criminalizzazione della paziente costretta ad inseguire i turni dei pochi medici non obiettori e trattata come appestata dal personale medico e infermieristico non obiettore. Storie che fanno venire i brividi che emergono alle cronache solo quando la donna trova il coraggio di denunciarle pubblicamente.

La legge 194/1978, laddove prevede che tutti gli enti ospedalieri siano tenuti a garantire le interruzione volontarie di gravidanza, e’ da tempo disapplicata a causa dell’alto numero di medici obiettori, quasi il 70% in Italia. La situazione e’ particolarmente drammatica per quanto riguarda le Ivg dopo i 90 giorni (cosiddetto ‘aborto terapeutico’): se infatti aumentano le donne che vi fanno ricorso anche a seguito di nuove tecniche di diagnosi prenatale, non aumentano le strutture disponibili a causa della dispersione del gia’ basso numero di medici non obiettori.

Infatti, se un ospedale può concentrare in poche sedute le IVG entro i 90 giorni, per le IVG dopo i 90 giorni la presenza di uno o due medici non obiettori non permette il regolare svolgimento del servizio, in quanto l’induzione farmacologica con le prostaglandine necessita di una somministrazione su piu’ turni continuativi di servizio. Come conseguenza molte strutture che garantiscono un limitato servizio di IVG entro i 90 giorni non forniscono il servizio di IVG dopo i 90 giorni.

E cosi’ si moltiplicano i casi di donne che sono costrette a lunghe ed estenuanti ricerche di un ospedale disponibile a praticare l’aborto terapeutico. Da alcune segnalazioni giunte all’Associazione Luca Coscioni e riportate in diversi organi di stampa, risulta che a Roma le IVG dopo 90 giorni siano praticate da soli 11 ginecologi ed in sole quattro strutture. In Piemonte oltre il 90% delle IVG dopo il 90mo giorno e’ praticato presso una singola struttura, il Sant’Anna di Torino. E la situazione e’ simile in tutte le altre regioni.

Dal 2009 avevamo presentato una interrogazione parlamentare chiedendo innanzi tutto che nella prossima Relazione annuale al Parlamento sulla legge 194 venissero inseriti i dati relativi alle Ivg dopo i 90 giorni e il numero di medici obiettori e non per ciascuna struttura dotata di una divisione di Ostetricia e Ginecologia. Inoltre, abbiamo chiesto al ministro se non intenda agire con urgenza, anche presso le Regioni, affinche’ nell’ambito di una programmazione regionale le interruzioni volontarie di gravidanza siano effettuate solo in alcuni ospedali di secondo e terzo livello distribuiti in modo uniforme sul territorio, garantendo la presenza di almeno il 50% di medici e personale non obiettore.

 

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