AMARCORD: ESTATE 2004 CICCO MANZO INCONTRA ZEMAN

Pubblichiamo un’intervista per il quotidiano “La Nazione” di Ciccio Manzo con l’attuale allenatore del Pescara Zednek Zeman. Nella lunga conversazione vengono toccati dei punti più che mai attuali.

Messina 8 -7- 2004-

Voleva essere un incontro d’estate sotto il cocente sole della zona balneare di Messina dove Zdenek Zeman si concede annualmente due giorni per cambiare il colore della sua pelle. Quarantotto ore di intenso rapporto col mare e col sole di Sicilia, sua terra d’adozione. Ma la pellaccia zemaniana si trasforma solo esternamente. “I raggi del sole bruciano solo la mia corteccia, dentro non riescono a colpirmi”-esordisce così il boemo di ghiaccio-.

– Le va di parlare di calcio anche in queste ore di riposo? Certo è l’argomento che affronto più volentieri anche se in tanti vorrebbero tapparmi la bocca e spesso quando parlo mi squalificano e troppi mi dicono che conviene stare zitti. Io so anche stare zitto, eccome, ma quando lo decido io. Nessuno potrà mai obbligarmi ad eseguire degli ordini in questo calcio o esprimere quelle che io considero le mie opinioni. Per me è un valore assoluto la verità e nel circo calcistico di questi tempi non trova mai spazio.

-Qual è la sua verità? Non è quella assoluta ma quella che rispecchia il mio modo di intendere il calcio, uno sport che si pratica poco sul campo e trova ampia consacrazione fuori dal terreno di gioco. Io non accetterò mai questo principio. Sono un uomo di sport, non di business legati allo sport.

-Proprio per questo, mister, dopo una retrocessione dalla B alla C con l’Avellino Zeman riesce ad essere promosso e ritrova addirittura la serie A? Come funziona questo meccanismo? Se qualcuno mi chiama anche dopo un insuccesso sportivo vuol dire che crede nei miei stessi valori e interpreta il calcio come piace a me. Per me allenare in A o lavorare con gli allievi è la stessa cosa. Il mio modo di essere e vedere il calcio non cambia. Anche ad Avellino non penso di aver fatto male, anzi, è stata una importante esperienza umana e sportiva ma troppe componenti ci giravano contro. C’erano mille problemi. Politici, stampa, tifoseria…tutti contro. Se si perdeva o si vinceva non cambiava niente. Insulti ed offese continue. Poi dopo la tragedia di Avellino-Napoli in tanti ce l’hanno fatta pagare e non sarebbero bastati neanche i miracoli.

-Con quale spirito si riaffaccia nel massimo campionato? Con quello di sempre. Io ci provo sempre. Con la stessa voglia e gli stessi principi. Spero di trovare a Lecce un “isola tranquilla” e di poter lavorare come vuole la società con giovani disposti a condividere le mie idee, impegnandosi e crescendo al di fuori delle polemiche extracalcistiche. Nel calcio si può vincere o si possono perdere tutte le partite. Fin quando avviene sul campo è sport puro ed è quello che mi fa stare in pace sempre con la mia coscienza .Cerco di far capire questo ai ragazzi che alleno, ma non sempre riesco a convincerli. A me basta far crescere calciatori ed uomini per sentirmi bene e vedere migliorare un ragazzo attraverso il lavoro. Questo mi fa amare il calcio illimitatamente.

-Il prossimo campionato di A cosa ci regalerà? Niente di meglio rispetto al passato recente. Credo anzi che subirà un livellamento verso il basso. Sono finiti o “scomparsi” i soldi e sono rimasti solo i problemi. Solo tre o quattro squadre continuano a non avere difficoltà. Le altre dovranno affrontarsi alla pari per evitare la retrocessione o inventarsi qualche posticino in Europa. Hanno voluto che accadesse quello che da anni era evidentemente prevedibile. Così si andrà avanti non per meriti o per bravura e tutto resterà in mano a pochi furbi. Io speravo che questo non accadesse ma ormai è troppo tardi. Ma, ripeto, non è un mio problema io posso stare sul campo allenando anche gli allievi. Non cambio di una virgola nessuna opinione sul mio modo di fare e di vedere questo fenomeno. A chi mi chiama posso sempre assicurare lavoro, impegno e desiderio di ripagare tutti. Dico anche questo ai giocatori: diamo sempre il massimo! Se non vinciamo almeno avrà vinto la nostra coscienza.

-Quindi lei resta convinto che il calcio si giochi più fuori che in campo? Certo! Sempre più! Se poi sento anche il presidente Matarrese sostenere che se dovesse parlare lui salterebbe tutto il sistema resto sconvolto, ma non tanto. Mi chiedo solo perché non vada a raccontare quello che sa ai magistrati. In tanti sanno che tutto il sistema è sbagliato, le regole non vengono rispettate e i principi morali che sono il motore dello sport vengono offesi e calpestati.

– Ma chi ci sta in questo pozzo nero del calcio? Ci stanno in troppi. Politici, presidenti, calciatori, allenatori, giocatori. Sono in tanti dentro, anzi fuori di testa. Ma conviene a parecchi e non si fa niente per cambiare. Le speranze di ripresa credo siano ridotte al lumicino. Così come siamo messi non si va da nessuna parte. Il calcio ormai è rimasto colpito da una malattia difficilmente curabile. Il pallone produce tanti milioni di euro e qualcuno se li mangia per tre volte rispetto alla produzione e non basta aggrapparsi agli stipendi dei giocatori superpagati, perché esistono al contrario tanti altri calciatori bravi e sottopagati. Ma sono innanzitutto i politici a voler questo. Hanno creato troppi agganci col mondo dello sport per loro interessi. Difatti i guai sono cominciati con l’arrivo nel calcio di Berlusconi (non giudico il premier). Ricordate il caso Lentini ed il conseguente caso Galliani caduto in prescrizione? In tanti hanno voluto imitare Berlusconi creando solo tanti debiti e poco calcio.

-Lei ha riferito tutto questo al magistrato? Con quali risultati? Io fui il primo a parlare con Guariniello riferendo tutto quello che sapevo e che pensavo e ci siamo rivisti altre volte. Lui non essendo uomo di calcio, non aveva idea di tante disfunzioni, è rimasto stupefatto e ha cominciato ad aggiornarsi su tutto ed ha sposato con impegno queste cause legate al calcio. Io invece non sono sorpreso affatto. Non mi rassegno a portare avanti le mie opinioni anche se mi hanno detto… che non si può. E questo mi fa solo ridere.

-Parliamo un po’ di calcio giocato, mister? La vittoria della Grecia agli europei e la delusione della nostra nazionale e di altre squadre blasonate hanno un significato particolare o rispecchiano quanto sta accadendo nel calcio? No, la vittoria della Grecia è solo un caso. Ricorda il successo della Danimarca in un’altra edizione. Non si può prendere a modello una competizione che si svolge a pochi giorni dalla fine di campionati e coppe che impegnano sul piano fisico e nervoso specialmente i paesi calcisticamente più forti. Le quattro semifinaliste di quest’anno valgono assieme metà di nazionali come la Germania, l’Italia, la Francia. Si rigiocasse fra una settimana non vincerebbe certamente la Grecia. Per quanto riguarda la Nazionale italiana non vedo troppe colpe in Trapattoni. In realtà ha portato in Portogallo il meglio che il calcio italiano stia esprimendo. Era una squadra costruita per Totti. Mancando il suo apporto sono saltati tutti i meccanismi. Francesco resta il calciatore italiano più forte in assoluto anche se con il suo gestaccio si è creato parecchi nemici.

-Lippi è l’uomo giusto per la nazionale? Assolutamente no! Lippi ha allenato per tanti anni una squadra e vissuto in una società che ha un grave processo in corso. Avrei aspettato la definizione della vicenda per presentarmi alla guida dell’Italia. Non mi pare che il biglietto da visita da esibire sia dei più opportuni. So che per tanti non è così. Io, invece, la penso così con tutto il rispetto per il valore del tecnico. -Capello e Mancini hanno lasciato Roma dopo aver dichiarato amore quasi eterno per le loro società. Normale. Succede anche questo. In questo mondo non sempre vale quello che si dice il giorno prima. Ma è così, non ci sono regole e nessuno le vuole cambiare, anzi se ci tentano aumentano i danni. Ma il calcio non può chiudere. Come dice “il grande Moggi” senza calcio non si vive. Nessuno, fra l’altro, si cimenta in un tentativo di cambiamento. Sono troppe le pendenze accumulate. Meglio fregarsene e andare avanti (si fa per dire).

-Chiudiamo, mister, con qualche speranza per la nuova stagione? Non so. Sono fuori dagli schemi preconfezionati. Se dobbiamo prendere a riferimento la stagione precedente non so cosa immaginare. Potrebbe scapparci anche un campionato a trentasei squadre. Ognuno vanta un diritto di annullamento dei responsi sanciti dalle classifica dei vari campionati. Così si scopre che Zeman non ha sempre torto e tutti i campionati sono stati sportivamente ed eticamente irregolari. Varie squadre non hanno avuto quello che meritavano in campo, altre erano invne. In serie B, ad esempio, ci siamo ritrovati con quattro squadre che non c’entravano per niente. Una addirittura è andata in serie A con un salto triplo in due anni. Tutto questo non mi pare regolare. Ma questo è sempre e solo il mio pensiero. Mi creano certamente amarezza simili fatti, ma siccome a me piace solo quanto avviene in campo e nessuno mi farà venir meno la voglia di fare calcio a modo mio, sono perennemente sereno.

-È anche un modo comodo,oltre che personale,di fare calcio con questo spirito disincantato.In realtà anche a lei il calcio avrà dato dei benefici? Sicuramente. Ma i miei benefici vengono dal lavoro, dal rispetto delle regole e dall’amore per questo sport. Proprio per questo sono sereno sapendo di essere odiato dal sistema ma amato da tanta altra gente che pensa solo a quanto vede la domenica in campo. Chi fa calcio in televisione senza mai parlare di calcio ma pensando alle treccine, ai flirt dei calciatori ed ai loro impegni mondani non può essere certo d’accordo con me. Ma chi se ne frega.

 -Lei trasferisce tutto il suo mondo ai suoi giocatori? No. Dico sempre che il calciatore finita la partita deve pensare al prossimo allenamento e poi a quello del giorno dopo e poi ancora alla partita successiva. Tutto questo per dieci anni di carriera che può segnare il loro futuro va assolutamente pensato e fatto. Non sono poi dieci anni di lavoro in miniera.

-Cosa le hanno chiesto i responsabili del Lecce per la nuova stagione,dopo la brillante salvezza ottenuta dal suo”discepolo” Delio Rossi? Niente di particolare. Mi hanno chiesto solo di allenare la squadra.In realtà non so promettere altro. Si ferma qui la nostra conversazione con Zdenek. Continueremo a parlare di calcio in privato e tornado a casa ci pare di essere stati sulla luna. Rivisitando però tutti i concetti nossappiamo se sono aumentati i dubbi o le certezze sui fatti e misfatti del calcio che resta sempre un fenomeno straordinario perché partorisce anche personaggi alla Zeman.

Ciccio Manzo

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