DUE GIUGNO: ALEMANNO, BUZZANCA E I NEMICI DELLA VERITA’

 

Qualcuno ( ma chi?) dovrebbe chiedere conto al sindaco Buzzanca e al suo omologo Alemanno dei motivi che li hanno indotti a non rispettare il loro ruolo istituzionale. Intendo riferirmi alla loro assenza nelle celebrazioni del 2 giugno.

Nella spregiudicata gara per delegittimare quello che rimane delle istituzioni ormai quasi tutti imitano lo stile grillo -leghista sperando di recuperare qualche voto alle prossime elezioni. Allora si innescano polemiche miserabili sugli sprechi ( che in parlamento invece si consolidano) o sulla difesa dei terremotati ( ma di fatto poi non approvano leggi serie sulla sicurezza antisismica).

Il maestro di tale andazzo è diventato quel certo Di Pietro che ormai ha superato abbondantemente Bossi & C.

Alemanno o Buzzanca sono soltanto dei piccoli imitatori da avanspettacolo. I due non si rendono neppure conto che indossando la fascia tricolore rappresentano la collettività, cioè tutti indistintamente, e non certamente i loro gruppi politici. Ma quello che è ancora più grave è che nessuno, almeno a livello locale, intervenga per censurare tale ignobile comportamento.

Figuriamoci se un Genovese qualsiasi possa avere tale sensibilità oppure se dal mondo della cultura o della società civile si abbia il coraggio di stigmatizzare tali comportamenti.

La celebrazione del 2 giugno non è una parata militare.Qualcuno, magari, ha voluto negli anni che diventasse solo questo. Quel due giugno del 1946 fu invece una giornata importantissima. Fu la giornata del referendum ( ormai dimenticato colpevolmente) con il quale 28 milioni di cittadini espressero la loro volontà.

Non a caso il Corriere della Sera aprì con un articolo di fondo che cominciava con :”Orgogliosi di essere ancora cittadini”. Allora fu anche la pima volta che le donne ebbero diritto al voto. Già questi due fatti, ancora oggi, dovrebbero riempire le pagine di commenti dei giornali.

Altro che frecce tricolori e parate militari. Il due giugno è la data che sancisce ( o avrebbe dovuto sancire ) la ri – nascita dello Stato laico e Repubblicano. Poi, bene o male ( più male che bene), i cittadini sanno come sia andata.Purtroppo non lo sanno i giovani. La stragrande dei cittadini non conoscono pagine fondamentali di quelle vicende. Basti pensare che al Nord quasi il 90% si recò alle urne mentre al Sud quasi il 50% alla fine votò.

Come sarebbe utile ricordare che nell’elezione dei componenti all’Assemblea Costituente risultò eletto in quota monarchica Umberto Bonino, poi senatore e fondatore della Gazzetta del Sud e della Fondazione che porta il suo nome.

Oggi si parla di “Prima” o “Seconda” Repubblica senza neppure analizzare concretamente come si sia passati dalla monarchia e dal fascismo al governo De Gasperi, agli anni del centrodestra, alle lacerazioni in campo socialista, agli anni del centrosinistra e alla strategia della tensione e delle stragi. Al compromesso storico.

All’emarginazione delle forze laiche. Una sorta di rimozione della/e verità. Un ridurre tutto a tangentopoli e a “mani pulite”. E poi l’arrivo di Berlusconi e l’incapacità dei suoi presunti avversari a costruire un’alternativa.

Oggi il coro ( facile ) è contro il governo Monti e per un bagno liberatorio per moltiplicarsi e confondersi nei movimenti “antipolitica”. Consapevolmente, adesso, Alemanno, Buzzanca e alcuni demagoghi nel Parlamento e fuori tentano la carta del dissenso conclamato e amplificato dai mezzi di comunicazione.

I cittadini elettori, in queste condizioni, faranno molta fatica a riconoscere i nemici della Repubblica. Ovvero i loro nemici. Informare. Portare a conoscenza. Analizzare gli eventi. Tutte cose che diventano dirompenti in una fase, come quella di oggi, che si nutre di fangosità. (SARO VISICARO)

 

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