IPOCRISIA E VERITA’ PRE E POST BUZZANCA

 

Aveva ragione Frabrizio De Andrè quando scriveva che ordinariamente ” l’emarginato è colui che per fortuna o per sfortuna si trova a dover dipingere una parte di verità che i più decidono di occultare per vivere ipocritamente meglio.”

Nella rincorsa ai commenti di rito, dopo le dimissioni forzate di Buzzanca, le ipocrisie abbondano e danno non poco fastidio a chi, per un verso o l’altro segue quotidianamente i fatti della politica e le vicende che riguardano la vita pubblica. Il rappresentante del senatore Domenico Nania occupa i palazzi messinesi (Provincia e Comune) da ben 14 anni. Una storia lunga, quindi, divisa, condivisa e accettata da quasi la totalità di tutti gli altri poteri. Il potere dei partiti, della finanza e dell’imprenditoria, quello dell’informazione, quello giudiziario e il suo contrario.

Un sistema insomma che si adatta sempre al mutamento delle condizioni. Questa è la presunta democrazia rappresentativa. Buzzanca non vale 1 voto come uomo politico a se. E’ stato eletto sempre (come tutti ovviamente) grazie agli accordi elettorali tra le parti. Diventa quindi francamente disgustoso che qualche suo ex fedelissimo adesso lo accusi di “tradimento”, di “vigliaccheria”. Così come ridicole appaiono le roboanti espressioni di condanna dei portavoce della  inesistente (politicamente) opposizione politica.

Basterebbe ricordare il 12 novembre del 2011 quando il Comitato contro i doppi incarichi promosse la prima manifestazione sotto Palazzo Zanca. Timidamente si presentarono alcuni esponenti politici che subito si nascosero sotto gli alberi della piazza. Nessuno ( o quasi) volle prendere la parola che gli organizzatori cedettero generosamente. Soltanto un gruppetto di grillini preparò uno striscione che si affiancò a quello preparato dal Comitato. Così come nessuno degli indignati di oggi si presentò ai banchetti settimanali per la raccolta delle firme.

Eppure la gente, quella semplice, “normale”, non intruppata,  firmava e si fermava a discutere. Molti fedelissimi di Genovese giravano al largo dai banchetti mentre lui appariva nei titoli e nelle cronache di giornale. Non erano contrari ai doppi incarichi tutti i partiti? Sembrerebbe di no se successivamente, esattamente il 2 dicembre scorso, in Consiglio Comunale quasi tutti i promotori e firmatari del documento contro i doppi incarichi neppure si presentarono in aula. Persino il consigliere Calabrò ( che oggi tuoneggia e lampeggia) rimase a “casa febbricitante”. Colpito forse da Virus Vilis come altri suoi amici. Oppure, nelle altre mille occasioni, quando tra assenze concordate, voti segreti e altro sostennero, di fatto, la giunta Buzzanca.

Per carità, direbbe Francesco Guccini, “facciamola finita, nuovi protagonisti politici rampanti”… (SARO VISICARO)

 

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