VENTENNALE DELLA MORTE DI BEPPE ALFANO:A BARCELLONA UNA “DUE GIORNI” CON GIORNALISTI E MAGISTRATI

 

Erano quasi le 22.00 dell’8 gennaio 1993 quando un giornalista di nome Giuseppe Alfano, impegnato in inchieste nel difficile comprensorio barcellonese, veniva ucciso nei pressi di casa, nella centrale Via Marconi. Si trovava a bordo della propria auto, deciso a rincasare dopo una giornata di studi ed indagini che non avrebbe mai annotato sul pc perché avrebbero ritrovato il suo corpo al sedile di guida, i fari accesi ed il cambio in folle, accostato ad un marciapiede dal quale il suo omicida gli aveva esploso contro tre proiettili calibro 22, l’arma dei killer professionisti del periodo. Il movente e gli esecutori sono ancora oggi al centro di tesi che non si sono mai trasformate in ipotesi, con indagini e processi di ventennale durata.

Mentre moglie e figlia, la diciottenne Sonia Alfano, lo attendevano a casa pensando al suo ritardo come alla conseguenza all’ennesimo impegno su un’indagine che ultimamente lo turbava sempre più, la polizia ne ritrovava i resti e qualcun altro – secondo le dichiarazioni rilasciate da Sonia Alfano stessa in un gremito teatro del Liceo Valli nel 2002-ne decideva la confisca di appunti e materiale di lavoro, senza avvertire da subito le congiunte che si sono viste piombare le forze dell’ordine in casa senza capire immediatamente la gravità di quanto accaduto al proprio caro.

La ricostruzione di quei primi momenti successivi all’agguato è da sempre obiettivo di Fabio Repici e della difesa in generale. Perché vi fu un processo nel quale, vergognosamente, Alfano fu anche imputato: difatti si avanzò il sospetto, a difesa dei primi indiziati, che non si fosse trattato di un omicidio di mafia ma d’un regolamento per questioni personali legati a “femmine”.

Un modo come un altro di trasformare la vittima in responsabile stessa della propria uccisione, secondo un costume sociale sul quale è il caso di stendere un velo pietoso. Le conferme alla tesi dell’omicidio mafioso giunsero con le dichiarazioni di alcuni pentiti che però non seppero concordare su un‘unica versione: negli anni il primo mandante indicato come anche l‘unico, Giuseppe Gullotti, si trasformò in “uno dei mandanti”; ed il sicario indicato in Antonino Merlino diventò soltanto l’esecutore mentre altri sarebbero stati insieme a lui ad assistere e guidarne la mano.

Inizialmente qualcuno disse che Beppe Alfano aveva scoperto qualcosa sulle irregolarità dell’associazione Aias di Barcellona; ma Maurizio Avola, pentito di spicco del clan Santapaola ed esecutore del delitto di Pippo Fava, altro giornalista scomodo, parlò di ulteriori motivazioni legate ad intrecci tra mafia, economia e massoneria. La verità sul delitto Alfano è ancora da cercare, nella confusione tra la dichiarazione di personale innocenza di Gullotti, reo confesso di altri omicidi ma non di questo che si ostina a negare, e quelle di Avola che lo coinvolge comunque, seppure nel ruolo di intermediario tra il/i reale/i mandanti e il/gli esecutore/i.

Per ricordare Alfano e tutti i giornalisti uccisi dalle mafie, ribadendo la necessità di chiarezza tramite la più volta richiesta apertura degli archivi di stato italiani, si svolgerà un incontro/convegno di due giorni – 7 ed 8 Gennaio – che vedrà l’intervento di personalità legate ad agenzie investigative internazionali. Saranno infatti presenti rappresentanti della Fbi, DEA, BKA, Interpol, Europol, la DIA, lo SCICO e l’02; nonché giornalisti come Marco Travaglio e Maurizio Torrealta, scrittori come Roberto Saviano e Benny Calasanzio Borsellino, e magistrati/politici come Luigi De Magistris.

Il programma, visionabile a questo link, ben riassume ciò che dovrebbe essere un evento importante per una città recentemente sconvolta da recentissimi eventi delittuosi, in un‘isola dove si è purtroppo inventato il temine stesso di “mafia” destinato ad essere affibbiato ad altri movimenti criminali nel mondo . Perché la criminalità organizzata è un male diffuso e chi ne parla, primi fra tutti i giornalisti, spesso ne è una vittima predestinata come fosse davvero “un morto che cammina”.(CARMEN MERLINO)

 

 

 

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