ELETTRODOTTO TERNA: UNA QUESTIONE NON SOLO SICILIANA; L’INTERVISTA ALL’ASS.REGIONALE MARINO

 

L’elettrodotto che, su progetto del gruppo Terna, dovrebbe interessare parte della fascia tirrenica messinese, continua ad essere al centro di proteste infuocate da parte della popolazione di alcuni dei comuni interessati, con nuove mobilitazioni che vedono come primi partecipanti Pace del Mela, San Filippo del Mela e San Pier Niceto. Ad essi va la solidarietà di vari movimenti ed associazioni autonome come la milazzese “Cittadinanza attiva”. Che vi sia qualcosa di poco salutare nell’aria è infatti innegabile: troppo alte sono le percentuali di tumore, in particolar modo le leucemie e le patologie del sistema nervoso, che la popolazione addebita proprio all’elettrodotto già esistente. 

E se il nuovo progetto mette paura, il vecchio agisce come benzina sul fuoco in una disputa che oramai vede interessata anche la Regione Sicilia: i cittadini dell’area del Mela hanno infatti chiesto lo smantellamento del vecchio tracciato, in modo che, almeno, il nuovo possa sostituire (il tutto però con maggiori garanzie per la salute) quello che sinora ha creato problemi; invece Terna si rifiuta, col risultato che il nuovo elettrodotto verrebbe a sommarsi al vecchio, aumentando l’esposizione a fattori inquinanti sospettati d’essere responsabili dei tumore odierni. 

La disputa va avanti da mesi, come si può leggere negli articoli precedenti, ed un intervento a favore dei cittadini è giunto poco tempo fa dal neo assessore al Territorio ed Ambiente Mariella Lo Bello che, con un comunicato ufficiale, ha predisposto la sospensione dei lavori nei tratti tra i tralicci 4/8 (territorio di Pace del Mela) e 15/17 (San Pier Niceto). In quest’ultimo caso, addirittura, i tralicci passerebbero vicini ad abitazioni esistenti da anni ed abitate da famiglie numerose. 

La Terna risponde che il progetto è stato approvato dallo Stato e dalla precedente amministrazione regionale, ma per la popolazione è evidente che la burocrazia ancora una volta non ha approfondito alcuni aspetti che, invece, in altre regioni ha visto l’intervento persino di privati. V’è infatti da ricordare che la Terna non è nuova a proteste, e molte volte ha dovuto fare passi indietro per l’intervento congiunto di intere regioni, non di due o tre comuni. 

Veri e propri comitati si sono formati in Toscana ed in Veneto. Nel primo caso è nata un’associazione chiamata “Alta Tensione” che ha indetto conferenze, chiamato periti, ed organizzato tavole rotonde utili a frenare la Terna che ha dovuto promettere miglioramenti ritenuti, comunque, insufficienti; così la lotta ad “alta tensione” prosegue, con la speranza di ottenere risultati migliori. 

In effetti in Friuli i comitati di protesta hanno visto risultati migliori: la Terna ha predisposto aggiustamenti per l’elettrodotto Redipuglia-Udine Ovest e stanziato 3,6 milioni di compenso per il danno ambientale. 

Un passo avanti che però non è sufficiente a calmare gli animi: Terna ha infatti progettato spostamenti di non oltre 25 metri dal tracciato attuale, e questo non rassicura affatto i residenti. L’unica concessione riguarda infatti la collocazione dei supporti lungo i confini delle proprietà (e non più all‘interno), per ridurre i danni alle coltivazioni e le immancabili modifiche catastali. A compensazione degli impatti residui dell’opera, si realizzeranno, comunque, interventi di natura ambientale o urbanistica per 3,6 milioni di euro Iva inclusa, che si aggiungono ai 40 milioni per dismissioni di 110 chilometri di linee obsolete (il nuovo elettrodotto, 42 chilometri, costerà in tutto 100 milioni, comprendendo 60 milioni per la costruzione della linea e la stazione Udine Sud). 

Insomma ad Udine le vecchie linee si dismettono, in Sicilia no. E vi è pure un risarcimento che, a dimostrazione di quanto complessa sia la questione, non spegne la rabbia degli Udinesi:  pochi sono per gli amministratori (e non per i soli manifestanti) i 3,6 milioni concordati, perché le perdite in termini di paesaggio, vivibilità ed economia portano a cifre ben maggiori. La questione Terna dunque non è un problema solo siciliano o addirittura, come sembra capire dalla mancata solidarietà attiva delle altre province, solo messinese. Semplicemente in Sicilia si sta assistendo ad una pericolosa mancanza di interesse generale alla questione, che lascia soli i cittadini dell’area del Mela. Gli esempi riportati infatti mostrano come la speranza di risultati validi sia legata all’unione delle forze di tutta una regione. E non si parla soltanto di istituzioni: i primi ad avere avuto successi nelle lotte contro la Terna sono i privati, dalle associazioni al singolo imprenditore. 

E’ il caso di Roberto Bano, agronomo veneto che l’anno scorso ha fatto sospendere i lavori dell’elettrodotto Dolo-Camin. Quando disse ad amici e scettici “Arriverò fino a Roma se necessario, e pagherò tutto di tasca mia”, in molti pensarono ad un moderno Don Chisciotte in lotta contro i mulini a vento; anzi no: contro i tralicci.  Invece a Roma è andato davvero, assistito dall’Avv. Ivone Cacciavillani che ha vinto la causa contro Terna in un tribunale che ha riconosciuto pienamente le motivazioni dell‘accusa: Roberto Bano è proprietario dell’antica Villa Sagredo, nelle cui vicinanze sarebbe dovuto essere innalzato un alto traliccio dell’elettrodotto. Tale “vista” avrebbe sicuramente leso i suoi affari, mandando in possibile fallimento una florida attività turistica e culturale. Risultato? Ciò che concerne l’economia di un’area ha più valore di un progetto energetico ed automaticamente gli va data priorità. Il consiglio di Stato ha imposto alla Terna la sospensione dei lavori e la modifica (non di soli 25 m) del tracciato prestabilito; i tempi di modifica sono lunghi, e ciò ha concesso ai manifestanti Veneti ulteriore tempo per le proteste. Ed anche la regione è stata chiamata a rispondere di dichiarazioni ritenute da Bano offensive: egli ha presentato una querela per falso contro il presidente della Regione del Veneto, Luca Zaia, reo di aver affermato che i territori interessati dall’elettrodotto non sono soggetti a vincolo paesaggistico. Secondo Bano lo sarebbero, quindi si andrebbe a ledere un paesaggio ritenuto bene nazionale, non soltanto regionale.

Ebbene, anche i Nebrodi sono un’area paesaggistica protetta, e sorgono proprio alle spalle dei comuni interessati dall’opera, nonché vicino la celebre Valle del Niceto. 

Dunque la questione ambientale si somma a quella medica: la salute è messa a rischio come, secondo i cittadini dell’area, la valle dei due torrenti che dai Nebrodi approdano alla costa tirrenica, area sulla quale vi sono progetti di ordine economico. 

Insomma la lotta contro Terna forse non è simile a quella dei mulini a vento, ma in Sicilia manca l’organizzazione di un comitato regionale che vada in aiuto alle popolazioni che in questi giorni hanno fermato, con veri e propri sit in ed arrampicate sui tralicci, i lavori che imperterriti continuavano. 

Trattandosi di una questione delicata, che vede coinvolta anche la Regione Sicilia, abbiamo, speranzosi di poter intervistare un giorno anche l’assessore Lo Bianco, chiesto un parere a Nicolò Marino, assessore regionale dell’energia e dei servizi di pubblica utilità, che ci ha concesso una lunga intervista durante la propria visita a Barcellona P.G. per la vicenda “OPG Madia”. 

L’assessore si è dichiarato pronto ad approfondire la questione non escludendo, nel caso in cui la Regione lo ritenesse opportuno, provvedimenti contro il gruppo Terna. Ciò nonostante una forte cautela si avverte nelle parole dell’assessore che parla di “ricerca di accordo tra tutte le parti”. Il problema salute non viene toccato, essendo Marino l’assessore all’energia e non alla salute; e l’elettrodotto viene definito utile tanto quanto il rinnovabile. 

Però è davvero necessario un impianto tanto potente? Questa domanda infatti scaturisce anche da recenti scoperte riguardo le altre regioni: in Toscana, dove da anni si è investito sul rinnovabile, il fabbisogno energetico è diminuito raggiungendo le cifre del 2003; insomma la popolazione aumenta ma la richiesta di energia diminuisce perché le risorse rinnovabili stanno dando i primi frutti. Così in Toscana si obietta anche sull’effettiva necessità di un elettrodotto più potente del precedente. 

La questione rimane aperta, e si può soltanto sperare in un’ accurata indagine da parte di tutti gli assessori interessati, da Marino (energia) alle dottoresse Lo Bello (ambiente) e Borsellino(salute). (CARMEN MERLINO)

 

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