DALL’ACROPOLI ALLA NECROPOLI: TUTTO CIÓ CHE NON DOBBIAMO SAPERE SULLA GRECIA E L’EUROPA

 

Fino a qualche mese fa, gli internauti della Repubblica Cinese ricevevano un’interruzione del servizio offerto da Google, nel momento in cui cercavano termini come “libertà”, ”democrazia”, ”Tibet”. Compariva un bel pop up sul display del pc, con cui ci si giustificava per l’accaduto che di lì a breve si sarebbe ripetuto. Da maggio, l’avviso è scomparso e, adesso, semplicemente la connessione salta del tutto.

Ricordate quante polemiche aveva suscitato, in occasione delle olimpiadi in Cina, questa violenta censura che non consentiva la libera fruizione del web? Bè, cari Alice e Bianconiglio, se mettessimo un attimino la testa fuori dai nostri ridenti confini territoriali, ci accorgeremmo che non viviamo propriamente nel Paese delle Meraviglie.

La realtà è che nella censura, quella vera, quella più violenta e clamorosa mai vista nella storia, ci sguazziamo ogni giorno, nella più assoluta ignoranza.
 Negli ultimi mesi Amnesty International ha denunciato torture, compiute dalla polizia greca dopo l’arresto, ai danni di manifestanti antifascisti, colpevoli di aver protestato contro il “regime europeo”.

La stessa cosa è avvenuta la scorsa settimana ma, stavolta, la situazione acquisisce una eco internazionale che diviene casus belli e scoperchia un vaso che quello di Pandora in confronto sembra vuoto e colmo di fantastiche bellezze.
State molto attenti perchèquanto vi stiamo per raccontare ci èrimbalzato addosso per “errore” giacché, anche se nel Mondo se ne fa un gran parlare, “quel mondo” non è la porzione nella quale viviamo noi, non è l’Europa, dove l’argomento non è stato neppure sfiorato bensì sottoposto a CENSURA!

Il 1° febbraio sono stati arrestati quattro giovani greci, rei confessi di una rapina in banca nel nord dell’Ellade.
 Picchiati a sangue e privati del diritto di incontrare avvocati e famiglia per oltre ventiquattro ore, sono stati fotografati al fine dell’inserimento delle immagini nel casellario ma suddetti scatti, per occultare le ferite, sono poi stati malamente modificati con Photoshop – “per rendere riconoscibili i soggetti”, è stato spiegato- prima di essere diffusi.

 
Ma andiamo a noi, perchè il problema non è “solo” la metodologia di trattamento dei detenuti. La questione è politica e riguarda anche noi italiani. Questi quattro ragazzi non sono “ladruncoli” ma “prigionieri di guerra” (così si sono dichiarati). Una guerra vera, una guerra civile, una guerra di poveri, tra poveri. Perchè hanno rubato ? I furti in Grecia, miei cari “alice e bianconigli”, sono all’ordine del giorno: la gente trafuga cibo dai supermercati con la compiacenza dei commessi che fingono di non vedere, giovani e meno giovani prendono d’assalto le banche e poi spartiscono “il bottino” con la gente che si riversa in piazza, per godere delle distribuzioni della frutta, che gli agricoltori greci dividono con il loro popolo, invece di distruggerne a tonnellate come impone l’UE per calmierare i prezzi. Ex imprenditori hanno dovuto svendere il loro yogurt alla Muller (che ne ha acquistato a prezzo stracciato le fabbriche -iperindebitate- con l’ausilio del credito bancario agevolato, assumendo poi gli ex proprietari come impiegati) e invece di imbarcare con destinazione Bavaria 40.000 vasetti del loro prodotto, qualche giorno fa li hanno distribuiti davanti a scuole e ospedali.

E questo sapete perchè avviene? Perchè la gente ha fame.
Riuscite ad immaginare? Solitamente i media ci propongono scene simili per raccontare di zone di guerra o Paesi che vengono visti da noi, nobili occidentali, come “incivili” o “arretrati” e ai quali, -ci convincono- di aver l’obbligo morale e politico di portare civiltà e democrazia.

Ma in questo caso, nella culla di civiltà e democrazia, cosa diamine potremmo mai portare noi? Facile! La distruzione, la fame, la guerra dei poveri che tanto sembra lontana e che invece non solo è dietro l’angolo, ma ci riguarda direttamente e, qualora non fosse chiaro, a breve rischia di arrivare anche qui. 
C’èuna differenza di fondo però: mentre i greci sono combattivi, hanno l’intelletto di Atene e la forza di Sparta, l’onore e la dignità di chi lotta (e la loro storia parla chiaro, dalle Termopili a tutto il novecento), noi, italiani in costante attesa di un salvatore da delegare, di qualcuno che sbrogli la matassa al nostro posto, invece cosa faremmo? Cosa faremo, per difendere i nostri diritti?
Ond’evitare si possa pensare ad un’opinione di parte, antieuropeista e sovversiva, chiamiamo in causa l’economista tedesco (consigliere fidato della Cancelliera Merkel) Hans-Werner Sinn, il quale si è detto sempre più convinto del fatto che Grecia e Portogallo debbano temporaneamente uscire dall’euro ( e svalutare le proprie monete del 30-40%) per riuscire a rimettersi in piedi almeno un minimo. Sinn ha sottolineato come le politiche di austerità, imposte dall’UE, non consentiranno a questi Stati di avere margine di ripresa e anzi ,sempre più concretamente rischiano di fomentare tale clima da guerra civile. Dunque solo se l’Eurozona accetterà l’uscita temporanea di uno Stato membro, allora si potrà evitare il peggio.

Noi italiani che c’entriamo? Bè, chi se l’è chiesto dovrebbe vergognarsi di se stesso per svariate ragioni, ma lasciamo perdere l’etica. Siamo concreti e venali. 
Cercheremo in breve di parafrasare ciò che il Prof. Eric Toussaint ripete ormai da tempo (non un “pincopallino“qualunque ma un illustre docente della Sorbona e presidente del Comitato per l’annullamento del debito del Terzo Mondo, nonchè membro della Commissione presidenziale di controllo integrale del credito pubblico, in Francia) .

 
Il luminare sostiene che tutte le banche europee siano al collasso e che Grecia e Portogallo siano stampelle essenziali per tenere in vita il sistema. A mo’ di “riciclaggio di denaro” il percorso è più o meno il seguente: la BCE presta 10-20 miliardi alla Grecia con un interesse ufficiale dell’1% (per evitare il collasso ovviamente), il governo greco usa quei soldi per pagare gli interessi maturati dalle banche private che sono creditrici (calcolato originariamente al 9% al quale si aggiunge un 12% per la morosità e aumentato poi di ulteriori interessi determinati dall’ “anatocismo”-cioè la capitalizzazione degli interessi su un capitale, affinchè producano altri interessi-) fino a giungere a cifre strabilianti seguendo la progressione geometrica, su cui si sviluppa la crescita degli interessi stessi, per l’appunto. La ratio di questo girotondo è portare le banche europee a presentare i bilanci in attivo, relativamente a denaro che in realtà non hanno avuto dalla BCE e che comunque viene iscritto sotto forma di bilanci di profitto. La Banca Centrale Europea allora non può che riconoscere la solidità delle banche (in accordo con esse ovviamente, essendo -entrambe le parti- attrici di questa messa in scena agghiacciante) e prestar loro denaro, all’occorrenza. Stando sempre a Toussaint, se la Grecia e il Portogallo non pagassero più il debito (dichiarandolo ad esempio “immorale” sulla falsariga del presidente Correa, in Ecuador) le banche europee di ciascun paese dell’Unione dovrebbero fare i conti con il loro reale bilancio e i reali debiti, quindi. Ergo noi tutti (italiani compresi) abbiamo ogni interesse a mantenere in vita il sistema bancario greco e portoghese affinché MPS, Unicredit, Societè General, Dredsner Bank, Santander e via così, non falliscano. Pensavate fosse filantropia quella che anima da tempo i capi di stato europei a voler aiutare a tutti i costi un popolo la cui gente scrive sui muri delle città “per piacere, non aiutateci più!”? E credete forse che l’Italia sia così lontana dal vivere analoghe situazioni? Non avete notato che il numero di suicidi è salito clamorosamente nell’ultimo anno (di oggi l’ultima notizia di un imprenditore barricatosi nella sua fabbrica e suicidatosi lasciando un biglietto d’addio nel quale spiegava che “non ce la faceva più”)? Che alla Caritas le file sono interminabili e tra extracomunitari e clochard è possibile incontrare anche il vicino di casa? Che la gente perde il lavoro, non viene retribuita, non ha come pagare il mutuo (figuriamoci l’IMU) e che il numero dei furti nei market è in continua crescita? Che ogni nascituro è già pieno di debiti (stimati intorno ai 30.000 euro) per il semplice fatto di essere venuto al mondo? E, intanto, una cassiera di un market tedesco ha un guadagno mensile superiore a quello di un professore di lettere di una nostra scuola (al netto), assistenza sanitaria, sgravi e agevolazioni per non parlare di un costo della vita generale radicalmente più basso rispetto all’Italia.


E pensare che di stare molto attenti all’Europa, Bettino Craxi (che siamo ben lungi dal santificare, sia chiaro) ce lo aveva detto a gran voce e da lontano, già nel 97.

Quei quattro ragazzi greci, poco più che diciottenni, che hanno rapinato la banca per distribuire alla gente il denaro utile per nutrire i propri figli, potrebbero essere i nostri fratelli e sorelle, i vostri figli. Restare indifferenti è impossibile. Quei quattro ragazzi, in un domani non troppo lontano, potremmo essere noi.
E mentre la notizia del crack della Grecia, della guerra civile ormai ufficiosamente in atto in un Paese senza la cui civiltà noi tutti (dai siciliani ai bavaresi) oggi probabilmente saremmo poco più che primitivi ignoranti, rimbalza dall’Huffington Post al Wall Street Journal, noi non ne sappiamo niente. Nessuno ci racconta niente, nessuno ci mostra niente e continuiamo a preoccuparci di chi sarà ospite a Sanremo e di chi si alleerà con chi dopo le elezioni. 
Mentre tutto attorno a noi si sgretola e crolla, fingiamo di non accorgercene e accettiamo passivamente che tutto scorra e che ciò che dovremmo sapere, sia etichettato come CENSORED! Sopportare tutto ciò non è da “popolo”, non è da “uomini”, non è da “fratelli” ma da ignavi che bramano di essere schiavi.(ELEONORA URZI’)

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