DISSEQUESTRATO L’OPG DI BARCELLONA: ENTRO IL 31 MARZO LA DISMISSIONE, 10 PAZIENTI-ATTORI IN SCENA

 

 

Con un provvedimento fatto notificare ieri dai carabinieri del Nas di Catania,  la Commissione d’inchiesta sul Servizio sanitario nazionale, presieduta dal senatore Ignazio Marino, ha disposto il dissequestro dell’intero Ospedale psichiatrico giudiziario “Vittorio Madia” di Barcellona Pozzo di Gotto.

 

L’istituto è uno dei sei OPG che entro il 31 marzo dovranno chiudere ed era stato interamente sequestrato il 19 dicembre scorso. Dopo una proroga alla data di evacuazione prevista il 12 febbraio, un successivo sopralluogo dei carabinieri dei Nas ha riscontrato la risoluzione delle problematiche evidenziate in precedenza e che si riferivano in particolare al sovraffollamento e alle condizioni delll’VIII reparto dove al piano terra vi erano infiltrazioni di acqua.

Danni riparati e minore sovraffollamento, se si pensa che attualmente nell’Opg vi sono solo 157 internati rispetto ai 410 del 2011 ed ai 230 dello scorso 19 dicembre.

Il programma di dismissione – fa sapere il direttore dell’Opg Nunziante Rosania – “prosegue spedito grazie alla conferenza con le Regioni del bacino di riferimento dell’Opg (Calabria, Puglia, Campania, Sardegna, Basilicata e Sicilia).

Alcuni internati – che non sono imputabili per quello che hanno fatto, ma sono dichiarati socialmente pericolosi – sono difficili da gestire per le comunità di recupero e potrebbero essere trasferiti in carceri normali, quando l’OPG sarà chiuso.

Intanto per rappresentare il disagio di vivere da internato ma anche la speranza di ricostruire un vita “altra” 10 detenuti hanno portato in scena ieri 22 febbraio la performance teatrale “Pazzi in partenza” nel teatro del “Madia”, dopo un lavoro di quattro mesi  realizzato dall’associazione Casa di Solidarietà e Accoglienza di Barcellona Pozzo di Gotto e dalla Compagnia teatrale “Vite sospese”.

Nella commedia in due atti viene rappresentata l’annunciata chiusura della struttura detentiva e la condizione dei malati. Gli interpreti hanno tra i 19 e i 40 anni e  con il supporto di un gruppo di volontari dell’Associazione di Volontariato “Ca.SA.” hanno portato sul palco tutto il disagio e la voglia di fare sentire la loro voce. C’è anche il momento in cui i personaggi, con l’aiuto di un infermiera, decidono di scrivere una lettera al presidente della repubblica e c’è pure la parte in cui vengono citate le ultime parole del ministro Severino quando visitò la struttura: “Non sono luoghi che curano queste persone”. 

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