SERIE A, IL PUNTO: 29MA GIORNATA GATTOPARDIANA

 

Tutto deve cambiare perché nulla cambi. Tomasi di Lampedusa perdonerà la parafrasi che sfiora il sacrilego, ma probabilmente non c’era incipit migliore per descrivere questa 29ma giornata, che ad un tratto sembrava poter sparigliare le carte dell’altra classifica ed invece si é rivelata interlocutoria, lasciando immutate le distanze tra le prime quattro, che han finito col vincere tutte. Eppure, in più momenti del pomeriggio la Juve é stata a +11 ed il Milan aveva agguantato il Napoli al secondo posto, a voler tacere della gara di Firenze, sviluppatasi sulla stessa falsariga di quella del San Paolo: padroni di casa due volte in vantaggio e due volte raggiunti, prima di trovare il punto del 3-2 finale nell’ultima parte della ripresa.

Procedendo con ordine, avventuriamoci nello screening del weekend facendo un passo indietro, per tornare all’anticipo del sabato sera che ha visto la Juventus espugnare il “Dall’Ara” di Bologna con il più classico dei risultati. Sul merito dei 90 minuti poco da dire: i bianconeri hanno dimostrato ancora una volta di disputare un campionato a parte, sfoderando l’ennesima prova di forza cui hanno fatto da contorno le reti di Vucinic e Marchisio. Quisquilie le polemiche finali sull’esultanza da ultras di Antonio Conte: in tanti vorrebbero avere un allenatore col suo fuoco sacro, ben trasfuso anche ai suoi uomini in campo.

Diciotto ore dopo è arrivata la risposta del Napoli, tornato finalmente al successo dopo aver raccolto quattro miseri punti nelle precedenti cinque gare. Vittoria meritata quella degli azzurri, bravi a non perdere mai di vista l’obiettivo della vittoria anche a fronte della doppia rimonta parziale subita da un’Atalanta mai doma. Ha risolto la zampata di Pandev, ma resta l’impressione che la doppietta di Cavani, sbloccatosi dopo 49 giorni, non abbia rappresentato la semplice ciliegina sulla torta -come hanno detto alcuni- bensì probabilmente l’intera torta, dalla crema al pan di spagna. Le coincidenze nel calcio raramente esistono e, soprattutto, anche quando esistono non durano mai così a lungo.

Il compito più facile sulla carta ce l’aveva il Milan che, con le tossine di Barcellona ancora nei polpacci e nella mente, ha faticato in casa più del dovuto per avere ragione di un Palermo al quinto governo della legislatura stagionale, il Sannino-bis. I rossoneri devono ringraziare per la vittoria il solito spietato Mario Balotelli e Totò Aronica, palermitano doc che a San Siro si é premurato di confermare l’adagio secondo il quale nessuno é profeta in patria.

Scendendo ancora di un gradino, la Fiorentina, pur rischiando, ha consolidato l’Europa League superando il Genoa con le modalità di cui abbiamo già parlato. Al momento il quarto posto é in cassaforte, ma si dovrà attendere il recupero di Sampdoria – Inter (rinviata per neve) per avere il quadro definitivo della situazione. La sconfitta inguaia invece il Grifone che, per quanto più solido sotto la gestione Ballardini, adesso si ritrova il Siena alle calcagna per l’unico duello salvezza allo stato ipotizzabile dato che, da una parte, Palermo e Pescara non danno segni tangibili di risveglio e, dall’altra, l’Atalanta a quota 33 sembra già irraggiungibile.

In chiave Europa minore, da rimarcare i successi della Roma, impostasi per 2-0 sul Parma trascinato dal solito straordinario Totti -superato Nordhal- e del Catania, che, sfoggiando un Gomez mascherato da Bergessio, sabato pomeriggio si é fatto ufficialemente passare dall’Udinese il testimone di “prima delle non grandi”.

Nelle altre partite, tre punti d’oro per Chievo, corsaro all’ “Adriatico” con un mortifero uno-due nel finale, e Torino, vittorioso di misura sotto la neve su una Lazio ridotta in dieci. Mentre l’horror di Siena-Cagliari dimostra che, a volte, uno 0-0 può essere peggio di uno splatter: si, un bel divieto ai minori degli anni 14 non sarebbe stato affatto male. (JODY COLLETTI, lunedì 18 marzo 01:33)

 

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