MINA WELBY: RIFIUTO DELLE TERAPIE E LICEITA’ DELL’EUTANASIA, I DIRITTI DELLA PERSONA PRIMA DI TUTTO

 

 

Riflettere su tematiche che sono oggi oggetto di studio filosofico, scientifico e giuridico, quali quelle di inizio e fine vita, invitano sempre ad una riflessione approfondita che prima di tutto si pone su un campo strettamente etico. Il dibattito Rifiuto delle terapie e liceità dell’eutanasia, svoltosi presso l’Aula Magna del Dipartimento di Scienze Politiche, organizzato dal Comitato per la libertà di cura e ricerca di Messina, ha spinto ad una riconsiderazione di parole come autonomia, dignità, eutanasia, testamento biologico, accanimento terapeutico, grazie alla viva testimonianza di Mina Welby, moglie di Piergiorgio Welby che nel dicembre del 2006, dopo un’esistenza sotto le maglie della distrofia muscolare in forma progressiva, ha scelto l’interruzione delle cure che lo mantenevano in vita.

Ad introdurre l’incontro, mediato dalla giornalista Rosaria Brancato, Saro Visicaro del Comitato per la libertà di cura e ricerca, che ha evidenziato quanto il comitato sia sempre stato estremamente interessato a tali argomenti, tanto da ricordare la presenza a Messina, nel Febbraio del 2011, di Beppino Englaro, padre di Eluana Englaro altro importante caso bioetico, a conclusione di una raccolta firme – più di mille, purtroppo non andata a buon fine – per chiedere l’apertura al comune dei registri per la raccolta dei testamenti biologici. «Ci siamo accorti che tali tematiche interessano tutti, indipendentemente dal ceto sociale e dall’età. Sicuramente c’è ancora poca informazione, è vero, ma si tratta di questioni odierne che non devono essere etichettate come “vendita di morte”. Mina Welby è testimonianza di amore. Non si tratta di scegliere di morire, ma di scegliere di non soffrire, perché solo noi possiamo occuparci di noi stessi».

Tra coloro che sono intervenuti anche il prof. Giovanni Moschella, direttore del Dipartimento di Scienze giuridiche e storia delle Istituzioni, che, da costituzionalista, ha sottolineato quanto sia notevolmente complesso il rapporto tra scienza, etica e diritto, dal momento che oggi è proprio la scienza a dettare nuovi tempi al diritto: «la chiave di volta è nel passaggio da Stato etico a Stato laico, ragion per cui non esistono più verità assolute, ma vi è la necessità di conciliare visioni differenti. Fondamentale è il richiamo all’art.32 della nostra Costituzione del diritto alla salute, in cui è centrale la dignità e il volere della persona. Chi può decidere, allora, in ambiti di fine-vita? La persona stessa, che ha la libertà di scelta. Un esempio, invece, di legge che si fonda su principi assoluti è la n.40 del 2004 che non tiene conto dello straordinario progresso degli studi scientifici. Osservando la costituzione, i trattamenti sanitari sono il risultato di un accordo tra il medico e il paziente, risultato del bilanciamento tra principi e valori».

La prof. Antonella Cocchiara, docente di storia delle istituzioni politiche e sociali, ha valorizzato il senso etico della costituzione italiana, in cui si sono unite le forze politiche di destra e sinistra: «Per quanto il tema dell’eutanasia sia estremamente difficile da analizzare, io so come vorrei morire. Questo è il motivo per il quale ciascuno di noi ha il diritto di scegliere non una cattiva vita, ma una buona morte».

Mina Welby, co-presidente dell’Associazione Luca Coscioni, ha riportato la testimonianza di una moglie che ha vissuto la sofferenza del proprio marito e che, ancora oggi, porta avanti le sue volontà nella battaglia per la difesa dell’eutanasia e del testamento biologico: «il consiglio che do a tutti quelli che vivono accanto ad una persona cara sofferente è quello di parlare sempre con il proprio medico e stabilire quell’alleanza terapeutica necessaria. L’elemento principe è il rispetto del paziente, sempre, nelle difficoltà, anche se questi vuole proseguire la propria vita. Ho attraversato momenti di egoismo, in cui non volevo che Piergiorgio mi lasciasse, però anch’io ho rispettato la sua libertà e l’ho amato per questo. Ricordo ancora gli ultimi suoi istanti, chiese a me e agli altri presenti, tra cui Marco Pannella, di allontanarci dalla sua stanza, perché doveva concentrarsi a morire per la prima volta. Grazie a Piergiorgio ho imparato a non prendermi troppo sul serio ed a disporre liberamente della mia vita».

Tale occasione, infine, è nata con l’obiettivo di promuovere una petizione in corso, attraverso una raccolta firme, per la proposta di legge sul rifiuto delle terapie, legate soprattutto alle malattie che non garantiscono più alcuna ripresa.

L’incontro con Mina Welby riprenderà oggi dalle 10.00 alle 12.30 presso la libreria Feltrinelli. (CLARISSA COMUNALE)

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