MANIACI D’AMORE: FRAMMENTI DI VERITÀ SUL PALCO DELLA LAUDAMO (FOTOGALLERY)

Performances di altissimo livello ed un pubblico entusiasta sono ormai una costante della rassegna teatrale “La Prima Volta”. Tuttavia, come sottolineato dagli organizzatori nel consueto discorso introduttivo, non si può non ringraziare, oltre alla squadra di volontari, le giovani leve dell’actorgym che investono tempo ed energia nell’organizzazione, anche la stampa, che dedica spazio a quest’iniziativa culturale dall’inizio, sostenendola sin dalla sua ideazione. Menzione speciale, su tutti, alla nostra  Serena Capparelli, talentuosissima fotografa, capace non solo di realizzazioni tecnicamente notevoli, ma soprattutto di catturare istantanee artisticamente ed emotivamente significative, tanto da essere stata “adottata” dall’ equipe, capeggiata da Vincenzo Tripodo, Gigi Spedale, Dario Tomasello e coordinata da Vincenza Di Vita.

Ed è proprio dall’oggetto della rassegna, la prima volta in senso teatrale, che parte questa inedita e irripetibile rappresentazione dei Maniaci d’Amore, compagnia siculo-pugliese che, nata a Torino, dal 2008 diffonde in Italia una cifra inconfondibile di teatro contemporaneo vero quanto paradossale ed esilarante quanto profondo. “Le Cose/ Angeli e No” non è uno spettacolo in senso tradizionale, quanto un collage di frammenti delle drammaturgie di Luciana e Francesco e quindi della loro vita, in una dimensione totalizzante dell’arte, che li spinge ad indagare, con la complicità del pubblico e le risorse della loro scrittura vera e intima, grottesca e commovente, sul significato stesso di teatro e di atto teatrale. La coppia giunge sul palco dalla platea e dal proscenio accoglie il pubblico, dialogandoci con la quotidianità pulita di chi sa mettersi in gioco, e inizia una perfetta armonia di aneddoti di vita e scene dei lavori da loro scritti e interpretati negli ultimi 5 anni, mescolando sapientemente elementi personali eterogenei, originando dinamiche di coppia infantili e logorate allo stesso tempo e saltellando tra registri completamente diversi con una maestria difficile da spiegare ma impossibile da subire con indifferenza o passività.

Luciana e Francesco non hanno paura di spogliarsi di qualunque sovrastruttura e offrire persino le loro più profonde paure, le loro ossessioni più intime e tutto ciò che la vita lascerebbe dietro le quinte  in prospettiva terapeutica, in una ricerca teatrale che è un cammino verso la salvezza e la costruzione di una felicità non convenzionale, ma liberamente scelta.

In quest’ottica sembra che la quarta parete non sia mai esistita o al massimo abbracci gli spettatori, inglobandoli in meccanismi ordinari ed esasperati allo stesso tempo e proteggendoli dal vuoto, che non è morte, naturale antitesi della vita e colonna portante, con macabra ironia e curiosità, del lavoro della coppia, quanto probabilmente assenza di ricerca di senso, evoluzione e di sperimentazione creativa.

Sperimentazione che rende impossibile identificare la prima volta senza analizzare il presente e quello che è successo prima dell’inizio, conducendo i due a Torino e al loro incontro, davanti a una bacheca piena di proposte teatrali.

E non  manca un occhio al futuro, artistico e personale, da plasmare naturalmente sul palcoscenico e attraverso esso, scolpendo le parole e la polvere tra le assi nel tentativo di attenuare un po’ il cinismo, di cambiare il passato per viverlo meglio, grazie a cui questa coppia così strana da essere complementare e perfetta, ci regala un nuovo finale alternativo ad uno spettacolo già rodato, mai rappresentato prima, che non può non commuovere il pubblico messinese.

Sembra doveroso quindi, aggiungere un enorme ringraziamento a Francesco D’Amore e alla nostra concittadina Luciana Maniaci per aver regalato attimi di intima e pulita verità alla platea, per mezzo di un’iniziativa culturale significativa e letteralmente fuori dal comune che purtroppo si avvia verso il suo epilogo. (MARTINA MORABITO) foto di Serena Capparelli

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