IMMIGRAZIONE: TORNA L’INCUBO TENDOPOLI, ALMENO DUECENTO I NUOVI ARRIVATI

Sono arrivati nella serata di ieri, trasferiti da Augusta dopo il recupero in mare. Tra loro donne, bambini, nuclei familiari interi che ancora devono essere identificati. Indiscrezioni parlano di almeno 200 anime, ma solo nelle prossime ore ci saranno dettagli sul numero esatto e sulla provenienza.

Nel frattempo, si aspetta. Si aspetta un intervento dell’ASP circa le condizioni igieniche della tendopoli, si aspetta che vengano individuati nuovi centri SPRAR, come si legge nello stesso bando di gara pubblicato sul sito del Ministero dell’Interno.

Certo ci sarebbe un’alternativa alla tendopoli qui a Messina, ci sarebbe la caserma Bisconte disponibile ad una reclusione sotto mentite spoglie di accoglienza per i migranti.

“Temiamo soprattutto per i minori – dichiara stamattina Clelia Marano, esperto del Comune -per loro diventa sempre più difficile trovare una sistemazione consona e dignitosa: pensate che dall”11 dicembre 41 minorenni sono ospitati all’Istituto Spirito Santo ma ancora il dirigente ai servizi sociali del comune, nonostante le reiterate sollecitazioni, non ha disposto i documenti per prendere in carico questi ragazzini e avviare un percorso di integrazione. Il sindaco sta facendo di tutto, ma resto preoccupata anche per quelli che verranno.”

Non si può non constatare che “operazione militare e umanitaria”, “interventi di salvataggio” e tante altre belle parole simili suonano un po’ come suonavano ai tempi delle guerre in Bosnia, in Kosovo o in Iraq, e cioè male.
Si continua a giustificare -se pur con scarsi risultati- gli interventi di guerra cui ha aderito l’UE col Frontex e l’Italia con Mare Nostrum; non è dunque così lontana dalla realtà l’ipotesi di una ripetizione amplificata delle deportazioni di migranti e richiedenti asilo eseguite qualche anno addietro dai paesi NATO in accordo con le autorità governative libiche.

Quel che succede a Messina è lo stesso fenomeno che si sta svolgendo a livello nazionale: l’eventuale apertura della caserma Bisconte altro non sarebbe che una intensificazione della militarizzazione della questione: portare i richiedenti asilo in una base militare senza che alcun controllo sia possibile dall’esterno significa deportarli, non accoglierli. Sottoporre delle persone ad interrogatorio senza la stesura di un verbale, senza la presenza di un giudice, pestarli o violentarli (come avviene nel porto militare di Augusta in cui vengono dirottati i sopravvissuti al viaggio subito dopo essere arrivati a Lampedusa), equivale al massacro dei diritti umani.
La caserma è -finché non verranno accolte le proposte di smilitarizzazione avanzate- direttamente gestita dal Ministero della difesa, diverrebbe quindi una delle tante pedine dell’aggiro della Costituzione che l’Italia sta ponendo in essere con l’operazione Mare Nostrum.

È stato scritto nel contorto comunicato ufficiale della Presidenza del Consiglio che “si prevede il rafforzamento del dispositivo italiano di sorveglianza e soccorso in alto mare già presente, finalizzato ad incrementare il livello di sicurezza della vita umana ed il controllo dei flussi migratori”, e probabilmente è per questo super dispositivo che i migranti che hanno fatto lo sciopero della fame a Messina, col sostegno dell’Arci Sankara, sono stati subito trasferiti, su ordine del Ministero, non in un Cara o altrove, ma nel centro di prima accoglienza di Pozzallo, rinomato centro di abnegazione dei diritti umani primari.
Eppure i migranti sembravano partire per sopravvivere e forse, se non è troppo, vivere decentemente, non per morire qui anziché lì.
Ed il mare era nostrum, non mostrum. (FEDERICA ARENA)

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