PIANO DI RIEQUILIBRIO PLURIENNALE: DALL’AULA UNA “BOCCIATURA” CHE VUOL DIRE “FIDUCIA”

Sono riusciti a rispettare i tempi: a mezzanotte meno 10 minuti il Consiglio Comunale si è espresso sulla delibera della giunta bocciando, con tredici voti contrari, venti astenuti ed uno favorevole, il piano di riequilibrio pluriennale. Un voto prevedibile, che come avevamo anticipato, è anzi  essere quasi un regalo all’amministrazione -e alla città tutta- che avrà tempo fino al 30marzo per provare ad usufruire del fondo nazionale costituito a partire dall’esitazione del decreto “sblocca debiti” per evitare il dissesto.

Il dl 35/2013 consentirebbe, infatti, di risolvere le pendenze che la pubblica amministrazione ha nei confronti dei creditori, erogatori di servizi, e ció costituirebbe, senza dubbio, una grande boccata d’ossigeno per le casse di Palazzo Zanca dal momento che già i soli debiti latenti ammonterebbero a mezzo miliardo di euro circa.

Sul piano politico, però, il voto di ieri merita qualche riflessione in più. Non è passato infatti inosservato il voto di Lucy Fenech, di Cambiamo Messina dal Basso, unico favorevole alla delibera. Per comprendere l’errore politico di questo voto, basti dire che uno dei presenti tra il pubblico, l’ex assessore Scoglio, caldeggiava per l’appunto un voto favorevole alla delibera, proprio per mettere “alle strette” l’amministrazione e poter eventualmente addossare alla giunta le responsabilità politiche di una delibera che necessita correttivi. Un’ ipotesi su cui  gli stessi consiglieri di Cambiamo Messina dal basso hanno evidentemente  riflettuto, senza però riuscire a convincere il loro capogruppo che la mattina avrebbe dichiarato agli altri colleghi d’aula il voto favorevole del gruppo consiliare, divenuto alla fine un voto personale.

Il sindaco Accorinti ha introdotto i lavori d’aula facendo appello a moderare i toni, e ribadendo “non voglio fare il punto sul passato, vogliamo fate un cambio insieme a voi, troppi soldi bruciati : 180 milioni di debiti fanno tremare qualsiasi cittadino, sono insopportabili per questa città”, “ci sono consiglieri e non gruppi costituiti e mi appello alla coscienza di ognuno”.

Ma sia l’UDC che soprattutto il PD i toni li alzano eccome, non concedendo attenuanti al Sindaco. Se il capogruppo dell’Udc  Mondello motiva l’astensione sottolineneando che “il consiglio non ha quadro certo dei debiti fuori bilancio e che il piano di riequilibrio appare per molti punti  generico”, emblematico resta  l’intervento di Paolo David, che con molta veemenza, ha utilizzato il microfono per ricordare al “signossinnaco” che lui era perfettamente a conoscenza, quando è stato eletto, che la città si trovasse ad affrontare lo spettro del dissesto e che adesso dovrà assumersi lui e solo lui la responsabilità di non conoscere nemmeno i numeri.

Più politico e strutturato l’intervento di Santalco (Felice per Messina) che, senza fare sconti (ma in italiano, ndr) ha criticato aspramente il lavoro del segretario generale Le Donne, soprattutto per la tempistica con cui si è avviata la rimodulazione della macchina amministrativa, che ha comportato anche lo spostamento di dirigenti “storici” con la conseguenza che molte informazioni su come nel corso di questi anni siano stati “spesi” parte di quei soldi che adesso sono debiti fuori bilancio, sono andate perdute.

Assente politicamente il Megafono, che in aula era rappresentato dal solo Pio Amadeo, mentre da ricordare l’intervento show del capogruppo della neo-ricostituita Forza Italia Giuseppe Trischitta, che, motivando il voto contrario del gruppo, ha disvelato l’identità del vero colpevole dell’attuale dissesto. Altro che Buzzanca o Genovese: il declino amministrativo per l’avvocato forzista è iniziato durante la giunta Provvidenti (1994-1998), quando furono spesi “troppi soldi per fare spettacoli e asfaltare strade, invece di risanare i debiti delle partecipate”.

Già. Le partecipate. E’ questo il vero nodo del piano di riequilibrio. Cassetti di documenti come matriosche che hanno reso difficile il lavoro dell’amministrazione, che però incassa un “no di fiducia” da cui partire per convincere  il consiglio comunale e parte della città che oltre al piano di “intenti” per riequilibrare i conti, si possa discutere più specificatamente di cifre. (@pal.ma.)

 

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