SERIE A: RAFA IN STATO D’ACCUSA. FINALMENTE LOPEZ, UN MAXI CALCIO AL GOSSIP

Il ventiduesimo turno del nostro massimo campionato, da poco andato in archivio con il successo della Samp nel derby della Lanterna, sarà ricordato per la messa in stato d’accusa di Benitez, alta carica dello Stato pallonaro finito al centro del mirino in seguito al pesante tonfo di Bergamo. Il 3-0 rimediato dal Napoli contro l’Atalanta non consente repliche di sorta: squadra sotto tono, sia nel complesso che dal punto di vista dei singoli, scarsa incisività in avanti, esigua tenuta mentale e gravi errori individuali a partire dal buco di Pepe Reina che ha dato il là al trionfo degli orobici, trascinati dal grande ex German Denis. La decisione del madrileno di lasciare fuori per turnover Higuain, Hamsik e Jorginho, in vista della semifinale di Coppa Italia contro la Roma, ha poi completato il quadro. E forse quest’ultima scelta non è la più biasimabile, posto che che la sconfitta della Fiorentina aveva già salvaguardato il terzo posto dei partenopei. Al di là della preparazione approssimativa, il punto è proprio questo: cosa ne è stato delle ambizioni di inizio stagione? Non era forse questo l’anno in cui si doveva puntare allo scudetto, specie alla luce della campagna acquisti estiva? Interrogativi cui idealmente non si può che rispondere facendo spallucce. Nessuna sorpresa comunque, su queste colonne avevamo individuato in Rafa l’anello debole prima ancora che saltassero i coperchi.

Ritornando al monday night di Marassi, la Doria ha vendicato la stracittadina dell’andata, imponendosi in un Ferraris colorato di rossoblu grazie al diagonale del ritrovato Maxi Lopez. L’argentino, tornato in blucerchiato da una settimana su espressa richiesta di Sinisa Mihajlovic, agli ordini del quale aveva reso al meglio in quel di Catania, si guadagna finalmente la copertina per questioni strettamente attinenti al rettangolo di gioco, dopo gli interminabili mesi di gossip di bassa lega avente ad oggetto i tradimenti perpetrati e subiti nel triangolo amoroso comprendente il perspicace Maurito Icardi e la celeberrima Wanda Nara. L’exploit contro il Genoa permette a Eder e compagni di tirarsi fuori dal guado e di braccare i cugini, adesso distanti soltanto due lunghezze.

L’incontro di cartello della terza giornata del girone di ritorno era naturalmente rappresentato dal 223° derby d’Italia, orfano però dei nuovi arrivati Osvaldo ed Hernanes. Come da copione la Juventus l’ha spuntata sui nerazzurri, il 3-1 dei padroni di casa è maturato al termine di una gara sostanzialmente senza storia. Malgrado un paio di errori arbitrali favorevoli agli uomini di Mazzarri, troppo evidente la superiorità dei bianconeri per considerare realmente in discussione il risultato finale, fatta eccezione per la palla gol – omaggiata da Bonucci e sprecata da Palacio al 40’ – che avrebbe potuto riequilibrare la contesa. Il vantaggio della battistrada è aumentato a 9 punti, ma sol perché la sfida tra Roma e Parma è stata rinviata (verosimilmente ad aprile) a causa dell’impraticabilità del manto erboso dello stadio Olimpico, reso un acquitrino dalla pioggia torrenziale abbattutasi sulla Capitale.

Abbiamo già accennato allo stop della Viola, capitolata sabato pomeriggio al Sant’Elia contro un Cagliari reduce da 3 sconfitte consecutive. Ai sardi è bastato un rigore di Pinilla sul finire della prima frazione, gli abulici gigliati, ottimamente imbrigliati dalla banda di Diego Lopez, ben poco hanno fatto per agguantare il pareggio. Alle spalle della Fiorentina troviamo adesso il Verona, che scalza l’Inter dalla quinta posizione che vale l’Europa League per effetto dei tre punti conquistati a Reggio Emilia contro il Sassuolo-bis. Sì perché, oltre all’avvicendamento che ha portato Alberto Malesani in panchina al posto di Eusebio Di Francesco, nell’undici titolare hanno trovato spazio addirittura sette neo acquisti, forse un po’ troppi per essere amalgamati a metà stagione. Squinzi spera che il restyling possa segnare la svolta, ma la lotta per non retrocedere si presenta agguerrita e piena di insidie.

Rimanendo in tema di nuovi allenatori, bene, benissimo la Lazio che dall’avvento di Edy Reja ha collezionato due pareggi e tre vittorie, l’ultima ieri al Bentegodi ai danni del Chievo che invece sembra aver già smaltito gli effetti benefici della cura Corini. I biancocelesti adesso sono una squadra, Candreva e Keita rappresentano le note più liete, con la speranza che per una volta Lotito ai contratti pensi a tempo debito. Primo pareggio dell’era Seedorf per il Milan, bloccato sull’1-1 a San Siro dal Torino di Ventura. I piemontesi, cui è mancato il necessario cinismo per chiudere i giochi dopo il bellissimo gol del vantaggio siglato da Immobile, al tirar delle somme hanno impressionato di più tenendo conto che si giocava comunque a San Siro. Benino i rossoneri che, in attesa di memorizzare appieno dettami e movimenti del 4-2-3-1 di Clarence, continuano ad andare avanti a fiammate ma coperti da una difesa più registrata. Il tecnico olandese adesso dovrà lucidare la manovra offensiva, ancora lontana dalla brillantezza auspicata. Keisuke Honda va aspettato, transitare dal calcio russo a quello italiano non è certo semplice: il trequartista nipponico deve trovare i ritmi giusti e calarsi in una realtà in cui il tatticismo la fa da padrone.

Chiudendo infine con gli scontri salvezza, il blitz del Dall’Ara costituisce un’autentica boccata d’ossigeno per l’Udinese e, di rimando, turba i sonni dei supporters di fede bolognese che dal mercato si attendevano comprensibilmente di più, specie perché quasi tutte le dirette concorrenti si sono rinforzate. Ballardini dovrà fare del suo meglio per ricompattare l’ambiente ed evitare il declassamento. Spettacolo puro invece al Massimino dove Catania e Livorno – dopo un primo tempo da plaid e pantofole – hanno dato vita a una ripresa al cardiopalmo caratterizzata da ben sei reti, equamente ripartite. Per i tifosi etnei e mister Maran vale il discorso affrontato poc’anzi per il Bologna: considerata la poca competenza in società, per uscire vivi dalla bagarre servirà coesione e unione d’intenti. Presidenti e dirigenti nei fatti sono già retrocessi, fortuna che nel weekend in campo non scendono loro.

                                                                                                           JODY COLLETTI    Twitter: @jodycolletti

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