ALLARME CHIUSURA PER IL “CERCHIO D’ORO”: DUE ASSOCIAZIONI SCRIVONO A CROCETTA

Il Cerchio d’Oro è centro che al 2004 si occupa a Messina di diagnosi, cura e gestione integrata dei Disturbi del comportamento alimentare (Dca). Il centro offre un livello di assistenza di tipo ambulatoriale e, dal 2011, semiresidenziale. Lo scopo del Cerchio d’Oro è quello di seguire i pazienti per 12 ore al giorno, dal mattino alla sera, con i pasti assisiti, i laboratori d’arte, teatro e creatività, lo yoga, le terapie individuali e di gruppo, la riabilitazione psico-nutrizionale assistita, ma anche attraverso un aiuto ai genitori.
Ma dal 10 febbraio, il Cerchio d’Oro potrebbe cessare ogni attività, poiché la Regione non ha rinnovato la convenzione ed in tale data scadranno i contratti del personale specialistico del servizio. E’ per questo che due associazione hanno deciso di scrivere una lettera al presidente della Regione, Rosario Crocetta ed all’assessore regionale alla sanità, Lucia Borsellino, per chiedere che la decisione di rivedere le delibere di spesa per l’anno corrente non compromettano l’attività di una realtà che si occupa di problemi così importanti.

 
Si tratta dell’Associazione Korakanè, costituita da genitori e familiari di ragazzi affetti da disturbi del comportamento alimentare di Messina e provincia, e l’Associazione Nazionale di Volontariato “Consult@noi – Disturbi del Comportamento Alimentare”, costituita da 16 associazioni dislocate in diverse regioni italiane e di cui fanno parte circa 1.000 soci fra pazienti, genitori e familiari di ragazzi affetti da Dca.
La prima, tramite il presidente Rita Sasso, chiede quali siano le prospettive alla scadenza dei contratti del personale specialistico del servizio e quali siano le modalità con cui l’Asp intende garantire la continuità terapeutica e assistenziale a tutti gli utenti in atto in trattamento presso il Cerchio d’Oro. L’Associazione Korakanè, oltre a chiedere risposte immediate, chiede anche un incontro con lo stesso Crocetta, ricordando che già nello scorso anno vi era stata l’interruzione delle attività di servizio per 2 mesi, con inevitabili ripercussioni sulla salute dei pazienti.
“Chi scrive ha trascorso – spiega Rita Sasso – spesso tempo in viaggi della speranza , in ricerche nel tentativo di individuare la cura giusta, vedendo peggiorare , nel frattempo, i propri cari. Il Cerchio d’Oro rappresenta per noi un concreto riferimento in questa lunga e faticosa battaglia contro i Disturbi Alimentari”.

All’Associazone Korakanè, fa eco Consult@noi. Infatti anche Mariella Falsini e Stefano Tavilla, rispettivamente presidente e vice-presidente dell’Associazione Nazionale di Volontariato hanno scritto a Crocetta ed all’assessore Borsellino, per far sentire la loro vicinanza al Cerchio d’Oro  in difesa del diritto alla cura di tutte le persone affette da DCA.
Stefano Tavilla, il quale è anche presidente di  “Mi Nutro di Vita” a Genova, racconta ai due esponenti della Giunta regionale la sua storia personale per far capire loro quanto sia importante non far chiudere un centro del genere: “la vita di mia figlia, Giulia, si è interrotta tre anni fa a soli 17 anni a causa della bulimia, malattia da cui era afflitta, ma anche a causa di una condizione che un paese civile ed evoluto come la nostra Italia non dovrebbe permettere, ovvero la “lista d’attesa” per avere delle cure; cure che in quel momento la
mia regione, la Liguria, non poteva offrire, costringendoci a quella “Via Crucis” che ogni ambito famigliare colpito da queste patologie ben conosce. In quest’attesa, e forse anche per quest’attesa, Giulia non ce l’ha fatta… ad aspettare”. Anche per Tavilla è dunque inaccettabile la chiusura del Cerchio d’Oro, unico centro del genere in Siclia, visto anche l’aumento esponenziale delle patologie relative ai disturbi alimentari che hanno ormai una fase d’esordio precoce, nei ambini dagli 8 ai 10 anni. Solo a Roma, l’anno scorso, nell’ospedale Bambin Gesù, vi sono stati 300 ricoveri per bambini affetti da tali malattie.

 
Stefano  Tavilla, a nome di tutte le famiglie coinvolte, chiede dunque che non ci sia “un’altra Giulia, e un’altra ancora, alla quale a 17 anni questo paese ha negato un’opportunità di cura, nonostante l’articolo 32 della Costituzione reciti: la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività”. (SIMONE INTELISANO)

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