LE PAROLE DELLA MAFIA: COS’E’ L’OMERTA’?

Tra i vari elementi che compongono la struttura culturale del mafioso, l’omertà è  il più fondante, esprime un’essenza specifica, una conditio sine qua non. Non si dà, infatti, mafioso senza omertà mentre può essere diffusa la considerazione opposta, che  esista omertà senza che ci sia necessariamente mafia.

C’è una forma di omertà innata nel genere umano che deriva dalla paura di ricevere un danno  irrimediabile dall’esporsi, dalla  denuncia di nomi o fatti, con conseguenze che potrebbero intaccare il quieto vivere di ciascuno. La rottura dell’omertà in genere, implica, un diffuso solidarismo sociale, uno scarso potere di dominio del più forte sul più debole. Per quanto concerne l’Italia, una ricerca di Giorgio Chinnici ha ampiamente dimostrato  come, anche l’omertà abbia costituito uno stereotipo utile a relegare un carattere umano definito a un ambito regionale, (Trasgressioni realizzate, Milano, Unicopli, 1988), quando, al contrario, la Sicilia, in termini di denunce, si colloca al di sopra degli standard medi nazionali, con ciò sfatando una concezione antropologica del siciliano che lo vorrebbe quasi geneticamente predestinato. Non è così e l’allargamento del consenso contro l’imposizione del pizzo e la territorialità delle mafie lo dimostra. Vi sono, tuttavia, elementi peculiari al carattere dell’omertà dei siciliani, che coincidono con quelli propri della cultura mafiosa.

Nel vocabolario siciliano-italiano illustrato di Antonino Traina  omertà è sinonimo di “omineità”,  parola che esprime la “qualità dell’essere uomo”, una modalità del farsi uomo.  Essere uomo significa avere molta abilità, per cui si dice: – farsi uomo nel senso  di “diventare uomo di conto”, e “fare l’uomo”, nel senso di “fare il forte, l’astuto,  il serio”.

Ma si noti anche come il detto “fare un uomo”, stia a significare “mettere alcuno in sua vece”, o assumere qualcuno che faccia un lavoro subalterno. Una sorta di derivazione di sè stesso: l’altro fa quello che “l’uomo” non vuole o non riesce a fare, mettendo qualcuno al posto suo.

L’omertà è un intreccio complesso, di complicità, di giochi  psicologici e materiali di dominio e di soggezione, di forme della centralità maschilista, con risvolti particolarmente significativi per quanto concerne  la supremazia del ruolo maschile,  come starebbe a dimostrare lo stesso  mondo proverbiale ( “dda casa chi nun cc’è omu nun havi nnomu” – nella casa in cui  non c’è un uomo non c’è un nome;  “l’omu ‘n vista a la donna sempri ammagghia”/ la donna in vista all’omu si travagghia” – l’uomo al cospetto della donna si  lega a maglia, la donna al cospetto dell’uomo si dà da fare-; “genti assai ed  omini picca” – molta gente e pochi veri uomini-; “ogni bbeni da l’omu veni” – ogni bene viene dall’uomo ).

Va  sottolineato che nel sistema culturale mafioso, l’omertà non è una qualità effettuale, ma un elemento strutturale causale, capace  di determinare conseguenze e di esprimere una condizione valoriale intrinseca.

Pertanto la definizione che dànno alcuni dizionari della parola  deve essere letta con la suddetta avvertenza. Si veda, ad esempio, il Garzanti che scrive: “forma di solidarietà propria della malavita, per cui si mantiene il silenzio su un delitto o sulle sue circostanze in modo da ostacolare la ricerca e la punizione del colpevole. Nel senso estensivo ha anche il senso di solidarietà, silenzio su mancanze, colpe altrui per salvaguardare propri interessi, per timore di conseguenze negative o altro/. Forse forma napoletana di “umilità”, per indicare sottomissione alle regole della camorra”.

Definizioni tutte che vanno intese come risultati di processi di cui l’omertà non è una manifestazione evidente, ma la causa,  la struttura che li rende necessari. Il problema si lega, cioè, al processo dinamico di formazione della personalità del mafioso, lungo il percorso che va dal terreno dell’affinità dentro i limiti della generica cultura mafiosa, a quello della significazione e dell’affiliazione, segnando il salto di qualità da una condizione nella quale l’individuo è ancora libero di crescere e formarsi in altro modo, ad una fase nella quale, al contrario, egli compie una scelta decisiva, consegnandosi al modello della cultura mafiosa. (GIUSEPPE CASARRUBEA)

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