IL CONSIGLIO COMUNALE DI TRAPANI DICE SI AL REGISTRO DELLE UNIONI CIVILI, ORA TOCCA A MESSINA

Il consiglio comunale di Trapani ha approvato nella tarda serata di ieri, poco prima della mezzanotte, l’istituzione del registro delle unioni civili. Ad avanzare la proposta, attraverso un atto di indirizzo, era stato il capogruppo di Insieme per Trapani che ha predisposto anche un regolamento composto da sei articoli che punta a disciplinare le unioni civili, sia tra persone dello stesso sesso che di sesso diverso.

In Sicilia, ormai, mancano soltanto Agrigento, Caltanissetta e Messina, dove si attende il voto previsto nel prossimo consiglio comunale che inizierà alle 18 e che si annuncia molto partecipato. L’introduzione di questo strumento che è semplicemente un elenco dove iscrivere, secondo la distinzione operata dalla legge, le persone legate da vincoli non “legali” (matrimonio, parentela, affinità, adozione, tutela), ma “solamente” da vincoli affettivi e di reciproca solidarietà, dovrebbe essere scontato, ma così non è.

In provincia sono già diversi i comuni che lo hanno istituito ( tra cui Milazzo e Taormina), mentre a Messina città  è già stato approvato dalla maggioranza dei quartieri e dalla Giunta Accorinti.  Eppure, quella che è materia di diritto, piuttosto che stimolare un serio e alto dibattito, rischia di rimanere intrappolata nello scontro tra consiglio comunale e sindaco. Un campanello d’allarme è stato dato proprio da come i consiglieri che compongono la IX Commissione, presieduta da Maria Perrone (UDC) abbiano motivato con l’assenza del primo cittadino una bocciatura che nei fatti resta una grave mancanza di responsabilità politica nei confronti di una decisione così importante per l’estensione dei diritti anche per i cittadini messinesi.

Senza dimenticare i consiglieri del Pd di area genovesiana, che fanno temere un voto contrario ai loro stessi principi e che sono “osservati speciali” da parte di molti compagni di partito.

L’augurio è che non si cada nella retorica della difesa della famiglia, perchè anche i bambini comprendono che estendere un diritto non vuol dire negare quelli già acquisiti. Il registro delle unioni civili non è solo una battaglia gay, ma  in questo senso è stato politicamente strumentalizzato e sarebbe il caso che anche nella nostra città si possa testimoniare con i fatti che l’omofobia non ci appartiene.

Suggeriamo quindi ai consiglieri di non avvilirci con astrazioni su concetti teologici che non sono alla loro portata, piuttosto di fidarsi del marketing: se anche la Findus ha scelto il coming out di un figlio gay alla madre per promuovere il consumo di prodotti da sempre associati alla “famiglia a tavola”, vuol dire che la società è pronta. Messina non lo è? Sarebbe questo un vero peccato. (@palmira.mancuso)

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