VIPERA. FRANZASTY, LA “DYNASTY” MESSINESE CADE SCONFITTA DALLA TRACOTANZA

Altro capitolo della saga Franzasty, una sorta di soap invisibile che va avanti da decenni. Loro – i Franza – sono figure quasi eteree, appaiono e scompaiono dai riflettori e dal gradimento della città da un giorno all’altro. Ma anche quando non li vedi sai che ci sono e, tolte le parentesi calcistiche per cui hanno occupato – per un periodo – un posto di favore nei cuori dei messinesi, a volte per invidia, altre per buon senso, hanno spesso rappresentato “i cattivi” nell’immaginario del cittadino medio. A volte anche mediocre.

Ciò che lascia basiti oggi più che mai è la tracotanza con cui gli imprenditori, quasi monopolisti dello Stretto, facciano uso della cosa pubblica come fosse di loro prioritaria pertinenza, come se le strade e persino le rade fossero loro e solo loro.

Le chiudono come qualche privato ha fatto in via Nicaragua, mettendo cancelli nella pubblica via, e la rendono spazio loro! Manifestano il proprio potere – ideologico prima ancora che economico – indicendo conferenze stampa alla vigilia di un incontro con l’Amministrazione insieme alla quale dovrebbero ragionare ad una soluzione idonea a tutti e ai messinesi per primi. Ma loro no, sanno già a che decisione si giungerà perché hanno le idee chiare su quello che vogliono e che quasi sembra spettargli di diritto. Del resto chi ha mai messo loro i bastoni tra le ruote?
Non un passo indietro.

No ai compromessi e alle vie di mezzo. Sanno difendere i loro interessi e, difficilmente – in passato – hanno avuto a che fare con una controparte che sapesse difendere quelli della città: laddove i due non sempre coincidono.

No al bene della comunità prima che a quello delle loro casse. Le stesse dentro cui sono maturati gli interessi di un ecopass che dichiarano ammontare a cifre irrisorie rispetto a quelle che sarebbero scontate e che deve essere restituito alla città quando e come dicono loro. Così i precedenti ospiti del municipio hanno stabilito.

Ebbene, se entro quel fatidico 20 luglio l’attuale amministrazione prenderà le tanto bramate contromisure, forse, Accorinti e co. recupereranno quella fetta di popolarità che hanno smarrito nei mesi e che in questi due giorni – tra annunci di chiusure del cavalcavia e bilancio consuntivo in attivo – inizia già ad essere evidente.

Diversamente, c’è da giurare che la città non perdonerà un cedimento a Palazzo Zanca… non ora, non più, non su questo tema.

Perché, diciamolo, la coscienza popolare è mossa da mode e tendenze spesso e volentieri quindi oggi a Franzopoli si respira un’aria da insurrezione popolare e in tanti chiedono di sconfiggere il “nemico”… Lo stesso che fino a ieri era comodo chiamare amico! Ma è nell’indole “italiota” mostrarsi bipolari a seconda del cambio del vento!

Per quanto mi riguarda, nulla contro nessuno, nulla contro gli imprenditori che tengono in moto il mercato e, facendo bene il proprio lavoro, si arricchiscono creando inoltre posti di lavoro ma nell’era del libero mercato e della globalizzazione, dell’informazione massiva e della conoscenza a portata di clic non si può tollerare si gestisca il proprio affare in modo solitario e unico, senza che la città abbia un ruolo attivo o anche solo voce in capitolo; non si può pensare che ci si dimentichi di intercettazioni del capitolo “calciopoli” che hanno come protagonista proprio un membro della dinastia, e non per ragioni legate al pallone; non si può davvero credere che la “Messina babba” resti ancora e sempre pronta a commentare solo nei bar davanti al caffè quanto assurdo sia questo finto confronto.

Non ci sono più le risorse per cedere agli aut aut di chi fa il buono e il cattivo tempo, tanto “non hai scelta” se vuoi lasciare l’Isola. E quando della flotta comunale non c’è che un progetto di sole parole, si inizia comunque a credere che questo confino al di qua dell’Italia sia un sequestro che non si vuole più sopportare inermi.

In fondo “70 e cocci” euro non sono mica caramelle e spenderli per attraversare 3.300 metri di mare – andata e ritorno – brucia un po’ se si pensa che “continuità territoriale” non è solo una locuzione da slogan ma un diritto costituzionale… E a ’sto punto, se persino Grillo – che, diciamolo, non è proprio un atleta – è arrivato a nuoto da una sponda all’altra, gratis, l’idea di investire il 90% del “regalino renziano” (gli 80 euro) per una traversata, lascia il posto ad un “non ci sto… Piuttosto me la faccio a delfino!”.

E in questo contesto la “ubris” di epica memoria non sta più bene ad una Messina che ha da sempre poca coscienza, pochissima identità ma che, ultimamente, si scopre addirittura nostalgica dei bagni pubblici Vittoria, riesumando foto d’archivio di una città che molti non hanno neppure conosciuto in quella veste. (@eleonoraurzi)

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