AMBULANTI ABUSIVI, LA TAVOLA DEL GABINETTO VA RISPEDITA AL MITTENTE COL NOME GIUSTO: DISONESTI

Hanno scritto il cognome del sindaco di Messina, Accorinti, sulla tavola di un gabinetto – di un cesso, per dirla alla francese – e l’hanno esposta con grande soddisfazione. Parallelamente hanno totalmente paralizzato il traffico nella zona di Minissale, riversando in strada di tutto, dalla frutta alla verdura, dalle cassette e le sedie ai tavoli, estendendo la protesta successivamente al viale Gazzi, vicino allo stadio Giovanni Celeste. Hanno messo in ginocchio migliaia di cittadini, impedendo lo scorrimento delle vetture, impedendo il passaggio alle ambulanze, impedendo di raggiungere l’autostrada. Impedendo il vivere civile. E non lo hanno fatto per rivendicare diritti. No. Lo hanno fatto per affermare la propria arroganza: quella di chi pretende di violare la legge in barba soprattutto a coloro che la legge la rispettano ogni santo giorno. Sono i venditori abusivi, prima ancora che ambulanti, che ritengono di non dovere sottostare alle regole dei comuni mortali.

È una protesta contro le forze dell’ordine che “osano” sanzionarli a causa della mancanza di apposite licenze, che sequestrano loro i mezzi a causa della totale assenza di copertura assicurativa. E, la cosa peggiore, è che anche all’interno delle istituzioni, in Consiglio comunale per esempio, c’è chi li spalleggia, come evidenziato già lo scorso 17 giugno a seguito di una analoga protesta, sconfinata perfino in un’irruzione a palazzo Zanca.

È un’aggravante che questa esplosione di illegalità, di superbia, di prepotenza, di violenza fisica oltreché verbale, avvenga in costanza di una trattativa, avviata proprio da Renato Accorinti, oltre che dall’assessore al Commercio, Patrizia Panarello, per permettere a queste persone di fare ammenda e di lavorare in un luogo consono. Non a caso, l’amministrazione, sta procedendo a un modifica della destinazione d’uso dell’area di San Filippo adibita a mercato. Proprio per ospitarli. Unico onere: mettersi in regola.

E proprio qui interviene la profonda ignoranza di queste persone, talmente grette da non capire quando qualcuno decide di andare loro incontro. Piuttosto che ringraziare, mettono a ferro e fuoco una città. Ma c’è davvero da meravigliarsi? A Messina ha sempre prevalso la sub cultura di chi ritiene che le regole siano solo per gli altri, di chi non rispetta la coda al semaforo e supera tutti da sinistra, invadendo la corsia opposta, all’insegna dell’“io sugnu scattru e l’autri sunnu babbi”. Per non parlare degli esempi che provengono dal resto del Paese, con autorevoli esponenti delle forze dell’ordine, della politica, della magistratura, coinvolti in scandali di incredibile portata, anche sovranazionale. Vedi l’Expo e il Mose, vedi i tassi usurai dei principali istituti di credito. E questa è solo la punta dell’iceberg.

Tutto normale, insomma. Tranne una cosa. Anzi due. Lo scrittore irlandese Edmund Burke disse che “perché il male vinca è sufficiente che i buoni rimangano in silenzio”. Consequenziale chiedersi che fine abbiano fatto questi buoni. Ma la risposta è ovvia: chi oggi subisce l’attacco di questa gente è chi da anni l’ha realmente sostenuta, predicando l’indulgenza sempre e comunque. Senza pensare che a ogni criminale che viene perdonato corrisponde una vittima colpita due volte.

Un contrappasso, quello che si sta abbattendo come un ciclone sul primo cittadino e su chi lo sostiene, che tuttavia andrebbe bilanciato dalla reazione – se non delle autorità, che ormai ci hanno abituato a eccessi di tolleranza che minano costantemente la fiducia della gente nello Stato – proprio dei commercianti onesti. Di coloro che subiscono la concorrenza sleale di questi abusivi che, va detto, non sono i disperati padri di famiglia che vogliono lasciare intendere. Dispongono infatti di tonnellate di prodotti, di frutta, di verdura, che più che al barcamenarsi di quattro disperati fanno pensare a un’attività condotta su larga scala e in maniera organizzata.

Proprio per questo sarebbe bello se per una volta il buonismo di regime lasciasse il posto alla reazione dura e giusta delle istituzioni. Proprio per questo sarebbe bello se per una volta la gente per bene si sentisse al sicuro e tutelata. Proprio per questo sarebbe bello se per una volta i primi a reagire fossero proprio gli uomini e le donne per bene. Magari rispendendo al mittente quella tavola sanitaria, scrivendoci sopra il nome giusto: disonesti.

Se son rose… cesseranno. (@FabioBonasera)

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