RACITI IMMOLA IL PD MESSINESE SULL’ALTARE DELLA GUERRA A CROCETTA: “RIDOLFO RESTA”. RENZIANI E CIVATIANI SI OPPONGONO

Il Partito democratico messinese riparte da zero. Nel senso che dopo oltre un anno equivalgono a zero, o poco più, i cambiamenti proposti da Fausto Raciti, giunto questa mattina in città per riportare ordine dopo la bufera scatenata dalle vicissitudini giudiziarie che hanno colpito Francantonio Genovese e il proprio entourage politico – familiare. L’offerta avanzata dal segretario regionale, tuttavia, è di quelle che si possono rifiutare. Prevede, infatti, la riconferma sine die di Basilio Ridolfo alla guida del partito provinciale, affiancato da un esecutivo rappresentativo di tutte le aree. La tesoreria e il responsabile organizzativo saranno appannaggio della minoranza.

Una proposta che proprio ai renziani, oltre che ai civatiani, non va affatto bene, malgrado incontri il consenso dei deputati regionali Filippo Panarello, Pippo Laccoto e Franco Rinaldi. Solo il primo sembra abbia voluto puntualizzare che occorre procedere con la massima attenzione al tesseramento.

Di tutt’altro tenore Beppe Grioli, esponente di riferimento dell’area Civati insieme a Piero David. Così come il leader dell’area Renzi e dell’associazione Big Bang, Alessandro Russo. Quest’ultimo, al pari di Francesco Palano Quero, presidente della quarta Circoscrizione, è deciso a cambiare registro: “Mi è sembrato di presenziare al crollo della Ddr, nel 1990, mentre si diceva che sarebbe durata ancora 100 anni”

Russo trova assurdo volere affermare a tutti i costi un’unanimità che non c’è: “Questa segreteria non può andare. In un anno e mezzo non si è mai fatta un’analisi della sconfitta alle amministrative e questa cosa è gravissima”. Le aree Renzi e Civati rivendicano “il congresso provinciale non più tardi dei prossimi 4 mesi, un nuovo tesseramento e più spazio per le nuove leve, senza dovere attendere di crescerne altre”.

L’insofferenza dell’esponente dell’associazione Big Bang nasce anche dall’impossibilità, in riva allo Stretto, di condurre le battaglie comuni al partito nel resto d’Italia. Dalle unioni civili, ai tir, all’isola pedonale: “Qui. ricorda, abbiamo un capogruppo consiliare, Paolo David, che ha chiesto di disinfestare gli autobus sui quali vengono trasportati i migranti”.

Da parte sua, Raciti (nella foto) difende la scelta di Ridolfo, eletto “solo” un anno fa, dimessosi a seguito della bufera Genovese e poi tornato in sella a fine maggio, in occasione delle europee. Ma solo per traghettare il partito fino a nuove votazioni. Almeno ufficialmente.

Per chi si chiedesse perché mai il segretario siciliano del Pd voglia fare da sponda proprio a chi è stato il suo più strenuo oppositore nel duello con Giuseppe Lupo, all’inizio dell’anno in corso, va ricordata la guerra in atto a Palermo contro Rosario Crocetta. Una guerra che richiede che i ranghi siano serrati e compatti, senza perdere nemmeno un pezzo lungo la strada. Per questo, è necessario, secondo Raciti, assecondare gli umori dei vari Panarello, Laccoto e Rinaldi, piuttosto che quelli di chi lo ha sostenuto nella corsa alla segreteria regionale.

Quella è acqua passata. E il futuro? Ridolfo si è preso del tempo per riflettere. Se non dovesse ascoltare renziani e civatiani, questi opterebbero per una ferrea opposizione interna. Nella speranza che Messina smetta di essere l’agnello sacrificale di ogni lotta per il potere da gestire comodamente attaccati alla poltrona. (@FabioBonasera)

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